Urge un NO all’imminente disattivazione degli apparecchi radio a modulazione di frequenza

Giu 12 • L'opinione, Prima Pagina • 379 Views • Commenti disabilitati su Urge un NO all’imminente disattivazione degli apparecchi radio a modulazione di frequenza

Black Rot

La ricezione radio per OUC dovrebbe essere disattivata definitivamente fra poco. In seguito, i programmi saranno ricevibili solo tramite apparecchi DAB+. Ciò significa che diversi milioni di nostre radio di casa a modulazione di frequenza dovranno essere gettati via e sostituiti con apparecchi DAB+. Con alti costi per l’acquisto dei nuovi apparecchi e costi altrettanto elevati per lo smaltimento di quelli vecchi. Alla faccia della protezione dell’ambiente!

Ciò è particolarmente problematico per le autoradio, già solo per le importanti comunicazioni inerenti al traffico e agli incidenti. La metà di queste funziona con ricezione OUC, il che significa milioni di apparecchi. Il passaggio all’apparecchio DAB+ in un’auto dovrebbe costare circa 1’000 franchi. E anche queste vecchie radio a OUC finirebbero nella spazzatura.

La decisione di disattivare gli apparecchi OUC fu presa – lungi da qualsiasi controllo democratico – da una manciata di diretti interessati. Il Consiglio federale (a quel tempo, a capo del DATEC c’era Doris Leuthard!) approvò, in Parlamento non ci fu resistenza, il popolo – che non aveva alcuna idea di cosa stesse succedendo – non poté esprimersi.

A quel tempo si supponeva – oltre a esserci alcuni interessi del settore – che le OUC fossero ormai superate, e non furono valutati i costi e i danni all’ambiente derivanti dalla conversione. Inoltre, la nuova tecnologia ha progredito e progredisce in modo lento e faticoso. Dei paesi hanno già ritirato, rispettivamente posticipato le loro decisioni di disattivazione. Perciò, con la sua cessazione, la Svizzera imboccherebbe una via solitaria incomprensibile e dannosa.

Ora però, improvvisamente – meglio tardi che mai – qualcosa si sta muovendo. Per esempio, il pioniere della radio Roger Schawinski è sceso in guerra contro la disattivazione. Ha lanciato una petizione online all’attenzione del Consiglio federale, che in breve tempo ha già raccolto oltre 47’000 firme (stato al 3.6.2021). E anche a livello politico c’è resistenza: sia il capogruppo UDC Thomas Aeschi, sia il presidente  dell’Alleanza del centro (ex PPD) Gerhard Pfister, hanno depositato in Parlamento delle iniziative volte a sostenere il mantenimento della rete OUC.

E la politica fa addirittura un’inversione di marcia: secondo la NZZ di oggi, 3.6.2021, perfino l’ex consigliera federale Doris Leuthard propende per porre un freno alla disattivazione forzata. Motivo: «Non ne vale la pena, se la Svizzera lo fa da sola» e «Vietando l’utilizzo delle radio a OUC, distruggeremmo un patrimonio nazionale». Curioso: Doris Leuthard era all’epoca proprio la ministra delle telecomunicazioni che aveva approvato la disattivazione della rete OUC! I rimpianti non guastano, anche se tardivi.

Al di là dell’argomentazione degli elevati costi personali e della distruzione della ricchezza nazionale, il tutto è decisamente grottesco, se non altro dal punto di vista della protezione ambientale. Da un lato, si insiste sull’approvazione di una costosissima quanto inefficace legge sul CO2, dall’altro si ingoia senza eccepire l’annunciata liquidazione degli apparecchi OUC, altrettanto cara e dannosa per l’ambiente. Si dovrebbe forse anche calcolare quante emissioni di CO2 si eviterebbero senza lo smaltimento obbligatorio delle vecchie radio. Inoltre, per mia esperienza diretta, le batterie degli apparecchi DAB+ devono essere caricate molto più spesso di quelle delle radio OUC.

Per tutte queste ragioni, faccio appello con urgenza a tutti i cittadini e cittadine, affinché firmino la petizione online di Schawinski (action@campax.org, risp. https://act.campax.org/petitions/rettet-ukw), e raccomando ai nostri politici di sostenere  in modo compatto le iniziative parlamentari di Thomas Aeschi e Gerhard Pfister.

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