Smisurata sfiducia

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Rolando Burkhard Per 25 anni (fino a fine 2003) Vice-Capo del servizio d’informazione interno (Polizia federale, poi SAP).

Rolando Burkhard
Per 25 anni (fino a fine 2003) Vice-Capo del servizio d’informazione interno (Polizia federale, poi SAP).

Articolo apparso nella Neue Zürcher Zeitung del 26 agosto 2014

L’arduo cammino verso una legge sul servizio d’informazione non è privo di rischi per il paese.

La via verso una nuova base legale per il nostro servizio d’informazione (ossia la consultazione del relativo progetto di legge) si sta rivelando estremamente difficoltosa (NZZ 2.8.14). Nelle prese di posizione delle Camere federali, rispettivamente delle loro commissioni, con le numerose proposte di emendamento al primo progetto di legge, aleggia lo spirito di una smisurata sfiducia nei confronti di praticamente tutte le autorità di decisione e di autorizzazione dell’attività del servizio d’informazione.

Cosicché, la Delegazione delle Commissioni della gestione, la Delegazione delle finanze e la Commissione degli affari giuridici, apparentemente non si fidano ad assegnare direttamente a tre delle nostre autorità la competenza di legittimare, autorizzare e sorvegliare le misure del servizio d’informazione: non al Tribunale federale amministrativo (approvazione), non ai Dipartimenti degli affari esteri e di giustizia (consultazione), e non al ministro della difesa (autorizzazione). Perché in “casi di particolare importanza” (per ciò che poi questo significhi) si vuole anche addirittura impegnare il Consiglio federale al completo. Perché allora non inserire anche un quinto organo di controllo, per esempio la Corte europea di Lussemburgo o la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo? Se si considera che le misure del servizio d’informazione devono per la maggior parte essere attuate con urgenza affinché possano essere efficaci, è prevedibile il rischio che, dal punto di vista della sicurezza, si sia sempre in ritardo di fronte a una catastrofe.  

Ma evidentemente non ci si fida nemmeno di quel Consiglio federale al completo che si vuole aggiungere in questo contesto. Non ci si fida al punto di concedergli, “in casi eccezionali”, di impiegare il nostro servizio d’informazione per la tutela di “altri importanti interessi del paese”. Bisognerebbe dapprima definire precisamente questi interessi del paese – ammesso che ciò fosse possibile, sensato e tempestivo nel caso effettivo – altrimenti sarebbe un mandato generale, ossia un assegno in bianco per il governo.

La Svizzera sarebbe veramente l’unico Stato di questa terra nel quale, in caso di necessità, il governo del paese non può provvedere alla sua difesa tempestiva, efficace e commisurata al pericolo, senza prima liberarsi delle pastoie legali. Paese fortunato: auguro a me e a tutti i parlamentari animati da buone intenzioni, che da noi non succeda mai qualcosa di veramente pericoloso che si sarebbe potuto evitare.

La sfiducia è agli onori – ma qui la si spinge troppo in là. Bisogna chiedersi seriamente se lo vogliamo veramente un servizio d’informazione a difesa del nostro paese. O dobbiamo contare sul fatto che il servizio segreto americano NSA o quello inglese MI 6 ci avvertiranno per tempo di eventuali pericoli per il nostro paese? È lecita la curiosità sull’esito del dibattito sul servizio d’informazione in seno alla Commissione di politica di sicurezza.  

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