Ancora bugie dal Coniglio (o consiglio) federale
Perché ogni membro del Coniglio (o consiglio) federale si sente autorizzato a raccontare fandonie al Popolo sovrano? Ma ovviamente perché i sette yes-men-cünta-ball seduti a Berna non rischiano sanzioni di alcuna natura (nemmeno un castigo) e quindi il loro vile comportamento nel difenderci è automaticamente giustificato. A fronte di quanto precede, quindi, è importante ricordare che quando un nostro rappresentante politico se ne va in giro a raccontare panzane alla gente, ne tradisce la fiducia, né più né meno. Tanto per fare un esempio: il 19 novembre 2013, il Consigliere federale Schneider-Ammann, in occasione della consegna del premio svizzero per la scienza e con riferimento alle iniziative popolari che sarebbero state sottoposte al voto popolare nel 2014, si è lanciato in una dichiarazione che bisognerebbe denunciare d’ufficio. Con riferimento all’iniziativa contro l’immigrazione di massa e a quella di Ecopop «Stop alla sovrappopolazione» ha dichiarato: “Io, insieme al Consiglio federale, sono convinto che queste iniziative avranno conseguenze disastrose, se saranno accolte. In questo caso metteranno in pericolo l’Accordo sulla libera circolazione delle persone e, per il tramite della cosiddetta «clausola ghigliottina» minacceranno tutti gli altri accordi bilaterali con l’UE, fra cui quello del 1999 sulla ricerca, di primaria importanza per me e per voi.”
Ebbene, con tutti gli esempi più realistici che si potevano fare, il Consigliere federale summenzionato ha preferito raccontare una mega balla, con il chiaro e sistematico intento di diffondere tra la popolazione la paura, invece di infonderle coraggio!
In realtà, su un opuscolo informativo diffuso dai Dipartimenti federali degli Affari Esteri e dell’Economia (urca, proprio quello condotto da Schneider-Ammann!), edizione del 2012, a pagina 7, troviamo il seguente testo: “L’Accordo sulla ricerca, già rinnovato più volte, non sottostà più direttamente alla «clausola ghigliottina», ma non potrebbe più essere rinnovato in caso di denuncia di uno degli altri Accordi bilaterali I.” In effetti, almeno in teoria, questo accordo non si potrebbe più rinnovare, ma nulla vieterebbe di sottoscriverne uno nuovo. All’indomani del voto del 9 febbraio 2014, la molto democratica Commissione europea (quella entità che per intenderci promuove l’asimmetria dei privilegi piuttosto della simmetria dei sacrifici e che non accetta la democrazia diretta perché non ha idea di cosa sia), fa la voce grossa contro la nostra democrazia che non funziona quasi mai come vorrebbe l’UE e sospende con effetto immediato la partecipazione della Svizzera al programma europeo per la ricerca e l’innovazione (Horizon 2020) perché il risultato del voto non corrispondeva alle direttive dell’UE … Il primo inghippo nasce probabilmente quando i tecnocrati di Bruxelles si rendono conto che vorrebbero escludere dal programma il Paese in cima alla classifica mondiale della competitività e innovazione da diversi anni. Quasi per miracolo, ma non a sorpresa (miracolo prodotto dal Dio denaro?), il DFAE annuncia a fine luglio 2014 che Svizzera e Unione europea hanno raggiunto un accordo sulla partecipazione elvetica al programma europeo per la ricerca e l’innovazione “Horizon 2020”. Le discussioni su “Horizon 2020, inizialmente congelate, si sono gradualmente sbloccate dopo che a maggio i ministri delle finanze dei 28 paesi UE hanno dato il via libera definitivo a un mandato per un accordo istituzionale con Berna. È qui che ci giochiamo il futuro: stiamo attenti agli accordi “istituzionali” perché se sono come quelli che vorrebbe sottoscrivere la ministra del 3% (fino a poco tempo era il 5%), la fregatura è dietro l’angolo, quindi occhi e orecchie bene aperti.
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