Le strutture sanitarie devono di nuovo poter trattare i casi non urgenti

Apr 19 • Dall'UDC, Dalla Svizzera, Prima Pagina • 431 Views • Commenti disabilitati su Le strutture sanitarie devono di nuovo poter trattare i casi non urgenti

di Céline Amaudruz, consigliera nazionale, Ginevra (GE)

Il Consiglio federale è stato indotto ad adottare delle misure d’urgenza per limitare la propagazione del Covid-19 e assicurare il trattamento dei pazienti. Globalmente, queste misure erano necessarie e giustificate: bisognava dare la priorità alla lotta contro l’epidemia. Tuttavia, oggi dobbiamo prendere in considerazione le altre patologie, al fine di evitare una seconda crisi sanitaria, dovuta al differimento delle prestazioni mediche ordinarie. L’UDC invita il Consiglio federale ad abrogare il divieto agli istituti di cura di effettuare esami, trattamenti e interventi non urgenti.

L’epidemia che ci colpisce ha costretto il Consiglio federale ad adottare d’urgenza molte disposizioni miranti a limitare la propagazione del coronavirus. Quando ci saremo lasciati alle spalle questa pandemia, avremo tutto il tempo necessario per giudicare la pertinenza delle misure messe in atto. Credo tuttavia di poter dire che la conduzione degli eventi meriti un plauso, non essendo facile per le autorità prendere certe decisioni delicate da applicare per il comune mortale, sia a livello professionale o personale.

Evitare una seconda crisi dovuta al ritardo degli esami medici

Durante questi giorni, abbiamo registrato un certo calo del coronavirus. Tocca ora a noi adattare la durata delle disposizioni urgenti, fermo restando che sarebbe temerario fisare una data d’uscita dalla crisi. Penso qui soprattutto al settore sanitario. La saggezza comandava di limitare i contatti al fine di arginare la propagazione del virus, e questo principio toccava anche le professioni mediche. Data la sua pericolosità, il Covid-19 è stato oggetto di un’attenzione prioritaria, eclissando un po’ gli altri problemi sanitari di cui la popolazione può soffrire. Ciononostante, quest’ultimi rimangono e bisogna trattarli nelle migliori condizioni possibili. È bene prevenire la pandemia, ma ciò non deve essere fatto a scapito della salute dei pazienti affetti da altre patologie. Un paziente non trarrebbe alcun vantaggio se, per sfuggire al coronavirus, dovesse morire per altre ragioni.

Tenuto conto di questi elementi, invito il Consiglio federale a rivedere la sua ordinanza sulle misure destinate alla lotta contro il coronavirus, in particolare l’articolo 10° che vieta agli stabilimenti sanitari di effettuare esami, trattamenti e interventi non urgenti. Questa misura ostacola gli sviluppi a lungo termine di pazienti affetti da patologie che necessitano di controlli regolari. In senso inverso, bisogna anche pensare ai pazienti che rinunciano volontariamente a farsi visitare, in ottemperanza delle misure di isolamento, e esponendosi così a un peggioramento del loro stato di salute. Solo il corpo medico è in grado di decidere la pertinenza di un trattamento o di un intervento, e bisogna perciò che abbia accesso al paziente. Di fatto, si tratta di integrare le misure legate al Covid-19 nella pratica medica “corrente” al fine di facilitare il ritorno alla normalità. In caso contrario, bisognerà contare su una seconda crisi legata alle patologie la cui identificazione o trattamento saranno stati posticipati.

Dare fiducia ai professionisti della salute

Il Covid-19 ci terrà occupati ancora per diverso tempo. È perciò essenziale considerarlo in tutta la sua pericolosità, facendo nel contempo sì di ridurne la sua capacità di nuocere. Questo virus crea una situazione inedita alla quale ci dobbiamo adeguare a medio o addirittura a lungo termine. Chi vuole vivere deve adattarsi alle nuove condizioni della vita, diceva Romain Rolland. Per farlo, conviene in particolare permettere la riapertura degli studi medici per le consultazioni non urgenti, al fine di assicurare un trattamento adeguato alle patologie diverse dal Covid-19. Ancora una volta, i professionisti della salute sono quelli più in grado di misurare i rischi. Essi meritano la nostra fiducia. Essi hanno effettuato una valutazione degli interessi per trovare un equilibrio fra le misure particolari legate al coronavirus e la missione globale della sanità pubblica. È questo stesso equilibrio che bisogna trovare in maniera generale, in particolare a livello economico, al fine di evitare che il coronavirus si dimostri più devastante per i suoi effetti indotti, che non  per la sua propria virulenza.
L’UDC chiede perciò che le disposizioni siano adattate, al fine di poter lottare contro il coronavirus senza mettere ulteriormente in pericolo il funzionamento generale della nostra società. Fin da ora, dobbiamo preparare il ritorno alla normalità, il che implica convivere con il Covid-19 non potendolo distruggere nell’immediato. Le modalità di questa spiacevole coesistenza restano da definire, ma essa costituisce la conditio sine qua non per limitare i danni. Provocare un disastro economico per lottare contro la pandemia non sarà utile a nessuno.

Infine, l’UDC tiene a far notare l’impegno esemplare dei professionisti della salute, ma anche dei numerosi volontari, membri dell’esercito e della protezione civile, come pure di tutti i lavoratori indipendenti che hanno operato senza tregua per permetterci di attraversare questa crisi in modo sereno. Un modo per ringraziarli è anche quello di darsi da fare per evitare una nuova crisi sanitaria generata da un rinvio troppo lungo di esami e trattamenti medici.

Berna, 16.04.2020

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