Un trionfo UDC storico

Ott 24 • Dal Cantone, Dall'UDC, L'opinione, Prima Pagina • 1899 Views • Commenti disabilitati su Un trionfo UDC storico

Gabriele Pinoja Presidente UDC Ticino

Gabriele Pinoja
Presidente UDC Ticino

Unione democratica di centro: non solo il partito della gente. Non solo il partito degli Svizzeri. Ma, in questa tornata elettorale 2015, il partito dei record.

Non è la boria che ci fa parlare ma, semplicemente, la cronaca politica, di fronte alla quale anche gli avversari e i mass media sono rimasti basiti, costernati, senza parole. Annientati.

Vediamo le cifre:

29,5% dei voti, un record per un partito presente nel Parlamento federale.

65 seggi, un record per un partito rappresentato nel Consiglio nazionale.

177 mila voti per un candidato UDC, il direttore del settimanale Weltwoche, Roger Köppel, un record nella storia politica svizzera.

Certo, l’avanzata dell’Unione democratica di centro era attesa, ma nessuno si aspettava simili cifre. Inutile nasconderlo e fare i finti modesti: in tanta abbondanza non ci credevamo neppure noi. Eppure, è successo.

La soddisfazione per quello che persino la stampa politicamente corretta è stata costretta a definire “un trionfo”, è enorme. L’UDC è cresciuta pure in Ticino. Ha riconfermato il proprio seggio a Berna anche se, al posto di Pierre Rusconi, cui va tutta la mia stima e quella dell’intero partito, è subentrato Marco Chiesa. Ma queste sono dinamiche interne, che nulla aggiungono o tolgono al significato della vittoria, ottenuta anche grazie all’alleanza con la Lega dei Ticinesi.

Sarebbe però di cattivo gusto sbrodolarsi addosso. Lo lasciamo fare agli altri partiti che, invece, chi più, chi meno, in queste ore sono costretti a leccarsi le ferite.

La vittoria dell’Unione democratica di centro in tutta la Svizzera, persino in un cantone, quello dei Grigioni dove gli avversari hanno fatto di tutto per impedire l’elezione della figlia di Christoph Blocher, Magdalena Martullo Blocher, presenta però un aspetto negativo.

Già, perché il gigantesco riconoscimento all’unico partito che sappia ancora cosa sono gli interessi nazionali e l’orgoglio di essere svizzeri, in un’epoca in cui tutto si compera e si vende al miglior offerente, c’è stato perché nel nostro Paese abbiamo problemi enormi, che il Consiglio federale e la classe politica in toto non hanno saputo, o persino voluto affrontare. E questo è avvenuto perché certa gente ha sguardo e pensieri rivolti più all’Unione europea che alla Confederazione elvetica.

Il tributo all’UDC da parte di quasi il 30 per cento dei cittadini è dovuto al fatto che l’immigrazione senza freni – problema nei confronti dei quali gli elettori hanno dato un chiaro segnale il 9 febbraio 2013 –  continua non solo a essere sottovalutato, ma persino considerato un non problema per la sopravvivenza del Paese. Non capire che la volontà popolare va rispettata, e bisogna porre subito paletti, norme e leggi chiare che permettano al nostro Paese di decidere da sé come gestire l’immigrazione e la politica d’asilo, è molto grave. Così com’è inaccettabile che chi sta trattando con l’Unione europea non abbia ancora capito che gli Svizzeri non sono disposti a chiudere un occhi di fronte a chi vuole svendere il Paese e continua a genuflettersi di fronte  all’arroganza e ai diktat di Bruxelles.

Certo, ci sono argomenti molto importanti di cui si dovrà discutere nel corso della prossima legislatura, come la politica energetica o il futuro delle pensioni. Ma sono pronto a scommettere qualsiasi cifra che per gli elettori queste tematiche sono passate in secondo piano, quando si è trattato di votare. Sono l’immigrazione, la politica d’asilo e i rapporti con l’UE, (compresi i tanto decantati Bilaterali) ad essere stati la molla che ha spinto l’elettorato  a dare un chiaro segnale alla classe politica.

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