Svizzera o Taxlandia?
La Svizzera potrebbe cambiar nome. Magari in un prossimo spot di Svizzera Turismo leggeremo: «Vieni a vivere in Svizzera, anche nota come Taxlandia, l’unico paese al mondo che in votazione popolare aumenta tasse e balzelli. Scopri le bellezze naturalistiche e l’oasi del piacere di farti spiumare».
Siamo chiamati a votare sulla legge sul CO2, basata su tasse e pseudo incentivi a chi si comporterà in modo virtuoso per diminuire le emissioni di gas serra. Con tutto il dovuto rispetto per il pianeta, sappiamo che i fattori che influenzano il suo andamento climatico sono molteplici, compresa la natura stessa. Nessuno nega che l’essere umano abbia fatto e stia facendo la sua parte nel «danno ambientale» ma il pianeta ha una sua vita e ciclicità, che in miliardi di anni si è manifestata più volte. A dimostrarlo vi sono studi che non possono essere negati o evitati dai sostenitori di tale legge.
I fautori della legge sul CO2 però giocano sul catastrofismo e sull’emotività delle persone, trovando purtroppo quasi sempre terreno fertile: fa parte del DNA di una fetta della popolazione credere di poter mostrare la «via virtuosa» al mondo intero. Siamo condizionati dal ruolo di «primi della classe» e ci sentiamo legittimati a dar lezioni fuori dai nostri confini, ottenendo però ben poco in ritorno e restando a volte con le braghe alle caviglie: un esempio per tutti, il settore bancario.
Gli ultimi studi sul clima a livello internazionale dicono che la Svizzera produce lo 0,1% del gas serra mondiale, mentre la Cina è responsabile del 27% ca. e gli USA lo sono per il 14% ca. Il rimanente 58.9% è distribuito nel resto del globo. Come si fa a pretendere che il nostro paese salvi il pianeta terra quando altre nazioni fanno nulla o ben poco, girandosi dall’altra parte? E noi dovremmo autotassarci per dimostrar loro che la coscienza la si lava con le tasse?
Siamo già ora un paese che pone particolare attenzione alla tematica delle emissioni, con buone iniziative, tecnologie e normative nel settore dell’ecologia. Con il nostro piccolo 0,1%, la nostra parte la stiamo già facendo.
Non contenti, ci buttiamo però in invenzioni burocratiche spendaccione e poco liberali che servono solo a estorcere più soldi ai già malcapitati contribuenti le cui difficoltà, amplificate dalla pandemia, sono sotto gli occhi di tutti, povertà, working poor, disoccupazione e assistenza, senza dimenticare un ceto medio, ossatura dell’economia e dell’infrastruttura fiscale, oggi allo stremo e in pericolo di estinzione come i panda.
A mio giudizio è dunque una legge da respingere, non sul tema di fondo ovviamente, ma per la volontà manifesta di tartassare a man bassa la popolazione in onore di una pseudo coscienza divina, quando il vero problema va risolto a monte e di certo non in Svizzera.
Chi vi scrive, tanto per chiarire le cose, non fa parte di alcuna lobby petrolifera. Piuttosto, è un cittadino e contribuente preoccupato da questa pericolosa deriva ideologica e quasi fanatica di voler trasformare la Svizzera in una Taxlandia. Prossima novità all’orizzonte, la sciagurata idea del «mobility princing», altro balzello, e Gino paga e paga.
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