Religioni, superstizioni, miti e credenze: fucine di contraddizioni
Religioni, superstizioni, miti e credenze: fucine di contraddizioni
Nei secoli – o nei millenni – l’essere umano è passato attraverso una miriade di religioni, miti e credenze, perlopiù dettate dalla paura insita in tutti noi della morte. Convincendosi che, oltre quest’ultima ci attendesse qualcosa d’altro – aldilà, paradiso, reincarnazione, eccetera – l’umano attenuava la sua paura e affrontava con meno patemi l’unica tappa veramente inevitabile di una vita della quale ha sempre cercato invano di capire lo scopo. Ho detto “attenuava” ma, in realtà, avrei dovuto dire “attenua”, perché religioni, miti e credenze non sono una prerogativa di un passato in cui regnava l’ignoranza scientifica, bensì persistono anche oggi, quando la conoscenza (vera o presunta) scientifica fa relegare parecchie di esse nella categoria delle superstizioni.
La storia e l’esperienza ci insegnano che la natura umana non è pacifica, anzi è aggressiva e spesso violenta. Ciò che ci trattiene dal prevaricare gli altri è semplicemente la paura che lo stesso trattamento possa essere riservato a noi. Abbiamo sottoscritto tacitamente una sorta di “contratto sociale”: io non prendo a cazzotti te, così tu non prendi a cazzotti me. Ma a volte, la convinzione che se ti riempio di legnate prima che tu possa reagire vinco io, prevale e allora emerge il vero io dell’essere umano che, a livello individuale si esprime in aggressioni, furti, omicidi e quant’altro; a livello di Stati in guerre, genocidi e altre non esattamente definibili amenità del genere. O si pensa forse che i Tedeschi o i Giapponesi avrebbero dato il via alla seconda guerra mondiale, se avessero conosciuto in anticipo la fine che avrebbero fatto?
Fanatismo duro a morire
Se la paura della morte fa sì che, nonostante tutte le contraddizioni, le religioni hanno ancora oggi il successo che hanno, ciò che in esse è pericoloso è il fanatismo che riescono a creare. E non si pensi che questo sia oggi prerogativa dei soli islamisti, quello è il più terrificante perché porta a comportamenti terroristici e omicidi che la società cristiana ha abbandonato da tempo (tutto sommato, nemmeno da troppo, se si pensa che il Tribunale della santa Inquisizione esisteva ancora nel 1908 e continuò poi con il nome di Santo uffizio). Se oggi noi, fortunatamente, abbiamo smesso, l’Islam continua e quindi puntiamo giustamente il dito contro di esso, ma non dobbiamo pensare che la nostra natura di occidentali di radici cristiane sia più pacifica: l’abbiamo semplicemente addormentata, aiutati da una situazione di benessere subentrata con la ricostruzione del dopoguerra. La realtà è che noi siamo diventati più tiepidi, addirittura scettici, non crediamo in Dio quale nostro creatore per amore, bensì come a una sorta di assicurazione sull’aldilà, qualora si rivelasse vero. Se poi non esistesse… poco male, al massimo avremo pagato per niente un modesto premio. Gli islamisti invece no, loro ci credono ancora ciecamente: troppo ghiotta è la promessa di 70 urì che ti aspettano, rimaste vergini solo per te, una volta che avrai fatto il grande salto.
Fucina di contraddizioni
Questo intiepidimento della fede, riempie la società di contraddizioni. Si condanna l’incitamento alla difesa della propria identità, ma si accetta la prevaricazione da parte di chi la vuole distruggere. Si predica la libertà sessuale e i diritti dei gay, ma si adora un Dio artefice delle stragi di Sodoma e Gomorra. In nome di un assurdo senso di colpa per un passato coloniale – che peraltro, in Svizzera, non abbiamo vissuto e di cui non conosciamo quindi la realtà – oggi accettiamo, anzi, incentiviamo una sorta di invasione incontrollata di razze e culture agli antipodi dalla nostra, alimentandola con esagerati sussidi e benefici spesso negati alla popolazione indigena. Si accetta senza eccepire che una religione incita all’uccisione degli infedeli, nella fattispecie noi, ma si adotta nel contempo un articolo 261bis del Codice penale che, praticamente, ti condanna se racconti in pubblico una barzelletta sugli Ebrei.
Il moderno fanatismo eco-religioso
E come se tutto ciò non bastasse, oggi imperversa il fanatismo eco-religioso. Se, tutto sommato, è comprensibile un certo scetticismo nei confronti di testi sacri scritti quando si credeva che la terra fosse piatta e che il mondo finisse alle colonne d’Ercole, come dubitare di “verità” sostenute dogmaticamente da sedicenti esperti e scienziati, non importa se smentiti da un analogo se non maggiore numero di colleghi? Il fanatismo di questi profeti dell’apocalisse incombente a causa del comportamento dell’uomo che – destinato per questo all’inferno e alla dannazione eterna – insiste per godere in questa vita delle comodità che il progresso e la scienza gli hanno messo a disposizione, non ha nulla da invidiare a quello dei martiri, salvo forse la disponibilità a morire per la causa. «“Eco-Dio” è grande, e Greta Thunberg è la sua profetessa», declamano gli eco-fanatici e, grazie a Internet, ben più di cinque volte al giorno. E ai purtroppo numerosi fedeli, assicurano un mondo futuro magari più pulito, ma nel quale nessuno che sia sano di mente vorrebbe vivere. Infatti, significherebbe tornare ai carri trainati dai buoi (sempreché non scorreggino troppo, altrimenti il carro lo trainate voi), a un mondo senza accessori tecnologici, fra i quali quel telefonino tuttofare con il quale usano farsi i “selfie” alle manifestazioni contro il cambiamento climatico, per non parlare dei SUV con i quali gli scioperanti teenager vengono ogni giorno accompagnati dai genitori a scuola o ai luoghi delle loro attività sportive.
E la politica segue…
Il tragico è che, rappresentando questa massa di eco-fanatici – in buona fede o abilmente manipolati, non ha importanza – un elettorato sempre più numeroso, sono diventati interessanti per i partiti politici. Lasciamo perdere i Verdi, che beneficiano “naturalmente” di questo consenso in quanto sostenitori ideologici di questa autoflagellazione, ma per gli ex-partiti borghesi (ex, in quanto di borghese non hanno più nulla e possono legittimamente essere definiti sinistra moderata) la svolta ecologica adottata in extremis durante l’anno elettorale è dettata da puro opportunismo e, come tale, non credibile. Quindi, è probabile che tale svolta non porterà significativi consensi ai partiti in questione ma, in compenso, ne porterà a una politica energetica le cui soluzioni sono quelle ventilate dalla sinistra, tutte a base di costosi esborsi per i contribuenti. Qui sotto riportiamo uno specchietto elaborato dall’UDC, che elenca i possibili maggiori oneri per le famiglie del ceto medio. Vogliamo davvero spendere di più per rovinarci la vita, in un paese che non solo inquina in modo impercettibile, se paragonato ai grandi produttori di gas a effetto serra (Cina, USA, India, ecc.), ma che è già all’avanguardia nella politica ecologica?
I semplici credenti di questa nuova eco-religione non fanno grossi danni (per il momento), terroristi eco-fanatici invece sì.
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