La cassa malati pubblica: replay del 2007

Set 7 • L'editoriale • 2348 Views • Commenti disabilitati su La cassa malati pubblica: replay del 2007

Eros N. Mellini

Eros N. Mellini

Il 28 settembre voteremo l’iniziativa popolare promossa dalla sinistra “Per una cassa malati pubblica”. Il titolo è di per sé stesso volutamente ingannevole, perché  il modello proposto omette di specificare – almeno nel titolo – che si tratta sì di una cassa malati pubblica, ma nel contempo anche UNICA. Tale particolare, non del tutto insignificante, è specificato nel dispositivo di legge che recita “L’assicurazione sociale contro le malattie è esercitata da un unico istituto nazionale di diritto pubblico”.  Un altro punto su cui si gioca sporco, è la voluta confusione che si è creata facendo credere che l’aumento dei premi di cassa malati sia dovuto alla brama di profitto degli istituti assicurativi e che quindi una cassa unica ne fermerebbe la spirale. È l’aumento delle prestazioni, rispettivamente del loro utilizzo, che fa rincarare i premi, e quindi che la cassa sia pubblica o privata, unica o molteplice, solo il contenimento delle spese potrà porre un freno a quanto l’utente deve sborsare in assoluto, al di là della scelta del medico di famiglia piuttosto che di una franchigia elevata, eccetera. In questo senso, l’iniziativa non risolverà un bel niente.

Di fatto, la cassa unica crea un vero e proprio monopolio della sanità di base, pretendendo che tale sistema sia in grado di contrastare il costante aumento dei premi dell’assicurazione malattia. Una bufala evidente, per almeno ulteriori tre motivi:

1. Quando mai un regime di monopolio ha fatto da calmiere alla tendenza ad aumentare i prezzi, in qualsiasi settore dell’economia? È vero il contrario, in mancanza di una concorrenza, non ci sarebbe più freno né al moltiplicarsi delle spese, né al conseguente aumento degli oneri a carico dell’assicurato.

2. Come già detto, l’aumento dei premi nell’assicurazione di base è conseguenza di quello dei costi, a loro volta conseguenza di un’insensata estensione delle prestazioni incluse nella LAMal – guarda caso una legge propugnata dall’allora ministra SOCIALISTA Ruth Dreifuss – non da una particolare smania di guadagni da parte degli istituti assicurativi. Questo, senza assolutamente affermare che quest’ultimi siano dei benemeriti istituti di beneficienza o che non abbiano accumulato negli anni degli errori di gestione che sono andati a scapito degli assicurati. Ma una libera concorrenza, addizionata alla possibilità data all’assicurato di optare ogni anno per la cassa malati con i premi più vantaggiosi, se non impedisce il costante aumento dei premi, ne rallenta perlomeno il ritmo. Ritenuto che, fintanto che non si trova il sistema di agire efficacemente sui costi, tale aumento è inevitabile ma, attenzione SIA CON IL REGIME DI CONCORRENZA attuale, SIA CON QUELLO DI MONOPOLIO che l’iniziativa socialista vorrebbe introdurre.

3. In tanti anni di attività politica, non ho mai visto una proposta della sinistra che non costasse un sacco di soldi pubblici, dalla serie “spendiam, spendiam, spendiamo… tanto non sono soldi nostri”.

Il fine occulto – ma nemmeno poi tanto, visto che è già trapelato – dell’operazione è quello di arrivare poi a dei premi proporzionali al reddito per cui, alla fine, il tutto si trasformerà in una nuova imposta a scapito, come al solito, prevalentemente del già tartassato ceto medio. Il che è poi quanto voleva l’analoga iniziativa “Per una cassa malati unica e sociale” – respinta da popolo e cantoni con oltre il 70% dei voti nel 2007 – che, rispetto al testo odierno vedeva solo l‘aggiunta della frase “La legge disciplina il finanziamento della cassa. Stabilisce i premi in funzione della capacità economica degli assicurati”. Praticamente quindi, si è tolto il lato “sociale” (ripromettendosi di introdurlo in un secondo tempo) all’iniziativa, per tentare ancora una volta di ottenere il consenso nelle urne. Ma non ci si illuda, le insane mire della sinistra sono sempre le stesse.

Personalmente, non sarei contrario al principio di una cassa pubblica – ma ovviamente non unica – che facesse da ulteriore concorrenza, leggi calmiere alla spirale dei premi. Ma temo che urterebbe contro insolubili problemi di applicazione. Come detto in precedenza, l’aumento dei premi non è fine a sé stesso, ma serve a coprire le spese. Perciò vedo male una cassa pubblica agire in questo senso, a meno di iniettarle una buona dose di fondi pubblici, il che piacerebbe forse alla sinistra, ma sarebbe improponibile. Avevamo già, ai tempi, una cassa malati pubblica con uno scopo analogo: la cassa malati intercomunale. Ma non fu in grado di resistere alla concorrenza, presumo a seguito del costante aumento delle prestazioni che, seppure non nella misura esagerata offerta dalla LAMal, già allora si faceva sentire. E un aumento rilevante dei premi l’avrebbe portata a perdere la sufficiente massa critica per adempiere al suo scopo di sana concorrenza, un gatto che si morde la coda, per cui l’esperimento fu abbandonato.

È un fatto che gli istituti assicurativi – complice quell’autorità federale che oggi sostiene la necessità di continuare ad affidare loro la gestione della nostra salute – non ha fatto molto per giovare all’immagine di enti benemeriti e affidabili, non fosse che per l’annosa questione dei premi incassati in eccesso e della loro restituzione. Ho sentito parecchia gente, e ne ho letto i commenti sui blogs in rete, esprimere la loro rabbia dicendo: “voto sì alla cassa malati pubblica, perché sono un branco di ladri, ci hanno derubato per anni e non vogliono restituire il maltolto…” e altre amenità del genere. E come non essere d’accordo, almeno sulla sfiducia se non sul modo di esprimerla?

Ma attenzione al cosiddetto “voto di pancia” che rischierebbe di peggiorare sensibilmente una situazione che, seppure lungi dall’essere priva di difetti, pone il nostro sistema di assicurazione sanitaria in cima alla classifica del confronto internazionale.

Al di là delle levate di scudi nella stampa d’oltre confine contro lo slogan “No a una sanità all’italiana”, l’esempio di cassa malati della vicina repubblica è sotto gli occhi di tutti. È vero che l’Italia dispone di una medicina di altissima qualità, ma se vi illudete di potervi accedere a spese della mutua vi conviene chiedere direttamente l’intervento di Exit.

Un solo esempio, tratto da un blog di “IlGiornale.it”: “Poco tempo fa avevo bisogno di fare una risonanza magnetica ad una spalla, ho seguito l’iter previsto, all’atto della prenotazione mi sono sentito dire che il tempo di attesa…8 mesi!!!! Nello stesso centro ho chiesto di farla a pagamento, mi hanno detto…”bene, può venire domani”. Occorre altro?

Il 28 settembre NO alla cassa malati pubblica (unica)!

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