Grecia: una speranza per gli anti-europeisti
(enm) Il NO del referendum greco – previsto da tutti, ma negato fino all’ultimo da sondaggi tendenziosi volti a influenzare il voto – avrà indubbiamente delle conseguenze su tutta la politica europea e, soprattutto, sull’economia. Non siamo degli esperti in materia, le previsioni le lasciamo agli specialisti che, peraltro, stando a quanto si legge nella stampa recente, sono ben lungi dall’esprimere un’opinione univoca. Qualche riflessione s’impone tuttavia anche a noi profani.
La Grecia ha vissuto sui debiti e ora rifiuta di pagarli…
Vero, ma lo ha sempre fatto, anche quando aveva la dracma. Qualcuno ci sa dire perché avrebbe dovuto cambiare questa sua – seppure deprecabile – filosofia adottando l’euro? L’errore, semmai, è da attribuire a chi ha voluto farla entrare nel giro dell’euro, pur sapendo perfettamente che non aveva i numeri per farcela. D’altra parte, l’UE tenta – invano – di sorvolare il più possibile sul fatto che la Grecia è il primo bubbone a scoppiare, ma che c’è tutta una serie di euro-Stati con lo stesso rischio (Italia, Portogallo, Spagna…). L’errore – peraltro evidente ma volutamente ignorato per chissà quali interessi – è stato quello di voler unire nella stessa moneta delle economie agli antipodi l’una dall’altra, pretendendo che ognuna di queste fosse in grado di rispettare gli stessi criteri.
L’arroganza di chi si ritiene al di sopra degli altri Stati membri dell’UE
Che a guidare l’UE e a dettarne le linee politiche sia la Germania (perlomeno attualmente), è notorio. E nemmeno sbagliato, visto che è lo Stato che praticamente sorregge economicamente e finanziariamente tutta quella traballante e mastodontica struttura che è l’UE. Poi c’è la Francia che, pur non avendo nulla che lo dimostri, è convinta di essere un pilastro non meno importante della Germania, e quindi legittimata a sputare sentenze a nome dell’intera UE. E gli altri Stati membri? Solo “merdaccia” non tanto da interpellare, quanto da informare a giochi avvenuti.
Dopo il NO greco, si è così appreso dalla stampa che “Oltre un’ora di colloquio bilaterale tra il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del quale alla Grecia vengono chieste proposte serie e credibili da presentare all’eurosummit di domani. Le condizioni per aprire nuovi negoziati con la Grecia «non ci sono ancora. Aspettiamo proposte precise da parte del premier greco», ha detto Merkel all’Eliseo, aggiungendo che la «porta resta aperta».
«C’è urgenza di trovare un accordo con il governo di Atene. È urgente per la Grecia e per l’Europa, non c’è più tanto tempo, è una questione di dignità», ha detto Hollande. «L’equilibrio tra solidarietà e responsabilità deve essere la nostra linea di condotta per i giorni a venire», ha aggiunto. (citazione dal portale economia.il messaggero.it).
In altre parole, l’Eurogruppo si riunirà il giorno dopo, ma Merkel e Hollande hanno già deciso che cosa dovrà decidere. Non si tenta neppure di salvare le apparenze.
Un salutare (primo) scossone?
Da anti-europeisti convinti, non possiamo che salutare con soddisfazione la decisione del popolo greco, se questa costituisce la prima di una serie di esplosioni a catena che portino, a medio termine, alla dissoluzione di un’Unione europea che unita lo è finora stata soltanto nel rompere le scatole ai suoi paesi membri ma, e soprattutto per quello che ci riguarda, anche una Svizzera i cui vertici si sono dimostrati non solo conniventi, bensì complici di questa attività a scapito della nostra democrazia. Certamente, la Grecia da sola non basterà (a Berna ci vuole ben più di una fetta per capire che si tratta di polenta) a modificare di punto in bianco la tendenza suicidaria a ossequiare tutto ciò che odora di UE ma, capo primo, c’è sempre la possibilità che qualche mente un po’ meno ottusa in alto loco faccia qualche riflessione e, secondo, che l’esempio di Atene sia seguito (spes ultima dea) da altri paesi dell’UE.
L’incoerenza dei socialisti nostrani
Da ultimo, non si può non rilevare l’incoerenza dei socialisti nostrani che esultano allo schiaffo dato dalla Grecia all’UE che accusano di essere “delle banche e delle finanze”, ma nella quale tentano, fortunatamente invano, di trascinare la Svizzera (l’hanno addirittura come obiettivo nel loro programma elettorale). Ma sottolineare una vittoria che, è inutile negarlo, in Grecia è da attribuire alla sinistra, era un boccone troppo ghiotto. Anche a costo di cadere in qualche contraddizione.
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