Grazie popolo svizzero! Ma anche grazie Christoph!
Dei ministri con un minimo di dignità, dopo essere stati sconfessati sonoramente da una popolazione che, con tutti i mezzi – comprese menzogne, minacce e ricatti – avevano tentato invano di influenzare, darebbero le dimissioni dalla carica. Ma due cose si oppongono a questa logica: innanzitutto – ma questo vale anche al di fuori della Svizzera – la dignità è un optional ininfluente quando si tratta di “cadreghino”; in secondo luogo, siamo in Svizzera dove, con la scusa di una vantata, ma non sempre e necessariamente opportuna, stabilità politica, il governo passa impunemente attraverso le scoppole più sonore senza mai ammettere i propri errori e, di conseguenza, senza trarne i dovuti insegnamenti.
Scoppole ne riceve di tanto in tanto, anche abbastanza dolorose (vedi, per esempio, la vignetta autostradale), ma di queste dimensioni e importanza l’ultima è stata circa 21 anni fa con lo Spazio economico europeo. Anche allora, i due consiglieri federali più scatenati nella campagna a favore – Felber e Delamuraz – che non avevano esitato a ricorrere alle stesse armi (menzogna, minacce e ricatti) utilizzate oggi dai loro successori e, dopo la sberla ricevuta in votazione continuarono imperterriti a sedere a Berna, addirittura insultando con le loro dichiarazioni un popolo dimostratosi ben più lungimirante di loro.
Perciò non illudiamoci, li dovremo sopportare ancora.
Ma chi rappresentano?
Resta il fatto che non solo il Consiglio federale, ma anche una maggioranza del Parlamento, continuano a rappresentare a Berna nient’altro che sé stessi o le proprie lobbies, ignorando bellamente gli interessi del paese e, soprattutto, della sua popolazione. Il tutto condito da un’arroganza cattedratica tendente a far passare per ignorante non all’altezza di capire i problemi il cittadino votante.
Ora, se per quanto concerne lo scollamento del Consiglio federale dalla popolazione è una tara che il popolo dovrà continuare a sopportare avendo respinto lo scorso 9 giugno l’iniziativa popolare che voleva l’elezione del governo da parte del popolo, quello dalla Berna parlamentare è un male cui il popolo potrebbe porre rimedio ogni volta che ci sono le elezioni. E invece no, ogni quattro anni gli elettori sembrano dimenticare tutte le posizioni prese dai “loro” deputati, contrarie alla peraltro evidente volontà popolare, e li rieleggono.
Prendiamo il Ticino: due consiglieri agli Stati e 5 consiglieri nazionali su 8 a fare propaganda contraria a un’iniziativa che nel Cantone (che dovrebbero rappresentare) raccoglie quasi il 70% dei voti. Un 70% che dimostra all’evidenza un consenso trasversale ai partiti (mi auguro certamente una progressione dell’UDC anche in Ticino, ma sperare che tutti i sostenitori dell’iniziativa passino nelle fila dell’UDC sarebbe peccare d’eccessivo ottimismo). Partiti che però, salvo UDC, Lega e parte dei Verdi, hanno ufficialmente combattuto quella che anche il famoso “Gigi da Viganell” sapeva essere la volontà della stragrande maggioranza dei Ticinesi. E allora viene da chiedersi: ma chi rappresentano costoro? E non sarebbe ora che, senza chiedere ad alcuno di cambiare partito, gli elettori delle varie forze politiche cominciassero a penalizzarli sostenendo altri candidati? O che gli stessi partiti facessero un esame di coscienza ed evitassero di ricandidarli nelle proprie liste?
I rapporti con l’UE
Ovviamente, dopo la votazione s’è fatto un gran parlare dei futuri rapporti della Svizzera con l’UE. La libera circolazione delle persone non è negoziabile! – ha tuonato il portavoce di quest’ultima. L’affermazione non è che il logico corollario delle minacce messe in atto prima del suffragio popolare, e non poteva essere che così.
Ma al lato pratico, sul piatto della bilancia bisogna mettere gli altri interessi dell’UE nei suoi rapporti con la Svizzera e, soprattutto, gli interessi dei singoli Stati membri. Sono in molti a pensare che i dirigenti dell’UE siano dei disonesti e avidi profittatori del sistema all’unico scopo di riempirsi le tasche e, qualche volta ma meno spesso, anche di favorire il proprio paese. Ma proprio per queste particolarità non credo proprio che abbiano la tendenza a castrarsi per far dispetto alla moglie. E, di conseguenza, passata la doverosa sceneggiata volta a salvare in qualche modo una faccia che ha appena subito una sonora sberla, si siederanno di nuovo al tavolo delle trattative consci, questa volta, che la Svizzera ha abbandonato il suo atteggiamento servile e conciliante e che va quindi trattata alla pari.
Che i negoziatori siano però sostenuti da Consiglio federale e Parlamento
È però importante che questa volta, i nostri negoziatori non si siedano dalla stessa parte del tavolo occupata dall’UE, pronti a cedere a qualsiasi richiesta, addirittura scusandosi per l’atteggiamento del sovrano che loro non condividono. Vi ricordate la tassa sul traffico pesante e le affermazioni dell’allora consigliere federale Leuenberger? Non accetteremo che si scenda sotto i 600 franchi! Risposta dell’UE: “Siete matti, ve ne concediamo al massimo 300.” Risultato: transazione a 325 franchi e l’incaricato del dossier, Jakob Kellenberger, accolto al suo ritorno in Svizzera come grande negoziatore. Neanche il meno dotato dei venditori di tappeti del Suk di Istanbul avrebbe ceduto così tanto!
Fulvio Pelli, che quando si arrabbia perde un po’ il suo aplomb, ha detto: “Ora vada Blocher a trattare con l’UE!”. Tranquillo, non chiediamo di meglio. Se non Blocher (ma se accetta ben venga!), comunque i negoziatori dovranno stare senza se e senza ma dalla parte del popolo che ha votato l’iniziativa. Vedrei male mandare a negoziare qualcuno della combriccola che ha fino all’ultimo difeso a spada tratta la libera circolazione delle persone. Una cosa deve però essere chiara: chiunque venga inviato al tavolo delle trattative dovrà poi essere sostenuto nelle sue posizioni da Consiglio federale e Parlamento. La Svizzera può rispondere alle minacce di ritorsioni con altrettanti spauracchi (chiusura del transito stradale, chiusura del rubinetto delle sovvenzioni ai paesi dell’UE e ai fondi di coesione, eccetera). Ma chi se ne fa portavoce deve poi essere sicuro che governo e Parlamento non lo smentiranno solo per la soddisfazione d’impedire l’attuazione di una proposta dell’UDC.
Grazie Christoph!
Infine, due parole sui meriti. Certo, innanzitutto bisogna ringraziare la maggioranza del popolo svizzero che ha dimostrato di avere quell’orgoglio nazionale che buona parte della Berna federale ha purtroppo perduto da tempo. Occorre poi ringraziare l’UDC, solo partito ad aver lanciato e sostenuto ufficialmente (in Ticino con Lega e parte dei Verdi) l’iniziativa. Ma, soprattutto, a Christoph Blocher, vera anima dell’iniziativa che, come nel 1992, ha combattuto con tutti i mezzi a favore dell’indipendenza della Svizzera e del benessere del suo popolo. Peccato che quegli stessi ambienti che oggi hanno contrastato l’iniziativa, siano riusciti nel 2007 nel loro abietto tentativo di defenestrarlo dal Consiglio federale. L’avessero lasciato al suo posto, chissà che la politica del Consiglio federale non sarebbe stata più determinata, e che alla votazione del 9 febbraio non saremmo nemmeno arrivati? La risposta non l’abbiamo, ma una cosa è certa: per Blocher si è trattato di una soddisfazione legittima e meritata. Quindi, grazie popolo svizzero! Ma anche grazie Christoph!
« SVP-Fraktion fordert Einsetzung einer breit abgestützten Arbeitsgruppe zur Umsetzung… Danke Schweizer Volk! Danke Christoph! »