Una votazione pericolosa perché subdola
La votazione sulle “questioni istituzionali” arriverà fra fine 2014 e il 2016
Il lupo federale perde il pelo, ma non il vizio, laddove per lupo si intende quella classe politica che, sorda al parere della cittadinanza che si è più volte espressa in merito, continua la sua marcia d’avvicinamento in vista dell’adesione all’UE. La popolarità dell’UE è ai minimi storici nei suoi stessi Stati membri, ma in Svizzera ci sono ancora parecchi politici che sognano di aderirvi. E non solo l’estrema sinistra socialista che l’ha addirittura messo quale obiettivo nel suo programma – è normale da parte di gente che ancora oggi si comporta come se il crollo dell’Unione sovietica fosse solo un trascurabile contrattempo che nulla ha tolto alla validità della politica marxista – ma anche parecchi esponenti di quella moderata (PLR e PPD), che una volta si batteva per i valori liberali e borghesi a difendere i quali oggi è rimasta solo l’UDC. Sarà perché anni di regime mollaccione li hanno smidollati al punto di arrendersi intimoriti di fronte alle minacce, peraltro prive di fondamento, da parte dell’UE o, più prosaicamente, perché sperano in un posto al sole nell’attività parlamentare notoriamente superpagata di Bruxelles (in questo sostenuti da funzionari federali euroforici – in particolare nel DFAE – che speculano per avere dei posti superpagati nell’amministrazione UE), fatto sta che remano con tutte le loro forze per far sì che la volontà popolare possa essere aggirata. Il rifiuto di ritirare la domanda ufficiale d’adesione e le difficoltà create all’uopo per ostacolare, ritardare o addirittura negare l’applicazione delle iniziative popolari dell’UDC ne sono l’evidente dimostrazione.
Oggi è ovvio anche ai loro occhi che una proposta d’adesione non avrebbe alcuna chance di essere accettata dal popolo svizzero, per cui la manovra è diventata molto più subdola e passa dai singoli accordi bilaterali, nel senso che ogni volta che se ne firma uno vi si insinuano delle clausole che rendono vieppiù la Svizzera UE-dipendente. Lo scopo – che rimane purtroppo occulto alla maggior parte delle cittadine e dei cittadini – è quello di renderci talmente condizionati che, di fatto, l’adesione all’UE diventerà un atto puramente formale: il nostro paese sarà talmente legato mani e piedi al regime di Bruxelles, che rassegnato dirà “ormai tanto vale aderire”.
Il colpo fatale e definitivo che la Berna federale è intenzionata a rifilarci in questo senso, è rappresentato dall’accordo-quadro inerente le “questioni istituzionali” che si sta negoziando – si dice che, a parte qualche inezia, sia ormai cosa fatta – in seguito al quale la Svizzera sarà tenuta ad adottare il diritto UE concernente in qualche modo qualsiasi trattato bilaterale passato, presente e futuro. A Palazzo federale si stanno abbellendo i termini, nel tentativo di indorare la pillola al popolo per renderlo più disponibile a dare il suo assenso. Ma che si parli di “ripresa automatica” o si utilizzi l’eufemismo meno indigesto “ripresa dinamica”, sempre di ripresa obbligatoria del diritto UE si tratta.
È facile immaginare come, sulla base di questo pericolosissimo accordo, la votazione del 9 febbraio verrebbe invalidata, dato che il diritto UE – che saremmo obbligati a riprendere “dinamicamente” – prevede la libera circolazione delle persone. E altrettanto irricevibili verrebbero dichiarate tutte le iniziative che urtassero minimamente una qualsiasi clausola di qualsivoglia trattato internazionale. Non solo, ma in caso di controversia sull’interpretazione di un accordo, l’istanza decisionale suprema sarebbe la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). In altre parole, alle spalle del popolo, Berna sta adottando il diritto straniero e delegando la sua applicazione a giudici stranieri, roba da far rivoltare nella tomba i nostri antenati. È evidente che, sottoscrivendo tale accordo, la Svizzera recita il “De profundis” della democrazia diretta.
Per questa ragione, sotto la spinta del consigliere nazionale Christoph Blocher, è stato creato il Comitato “NO alla strisciante adesione all’UE”, il cui scopo unico è la lotta contro questo deleterio trattato, con lancio del referendum qualora il messaggio passi lo scoglio delle Camere federali (ipotesi più che verosimile) e attiva campagna di voto e d’informazione quando sarà il momento della votazione. Si può aderire al comitato individualmente o come membri collettivi. Quest’ultimi sono rappresentati da gruppi, categorie o associazioni che si sentono in qualche modo toccati da questo accordo, in quanto la ripresa automatica del diritto UE li danneggerebbe rispetto alla situazione attuale. Prendiamo, per esempio, le associazioni venatorie o di tiratori, che dovrebbero adottare il diritto sulle armi dell’UE, o quelle dei consumatori laddove il diritto UE che li concerne sia più permissivo di quello elvetico, o di ecologisti per lo stesso motivo. E così centinaia di altre categorie. Per la cronaca, il comitato cantonale dell’UDC Ticino ha deciso l’adesione nel corso della sua riunione dell’8 aprile 2014.
La votazione è stata ventilata per il 2016, ma è importante prepararsi già sin d’ora per due validi motivi: primo, essendo i negoziati già avanzati o in dirittura d’arrivo, il Consiglio federale e il Parlamento potrebbero accelerarne la procedura sottoponendo al popolo la decisione, nel peggiore dei casi, già a fine 2014; in secondo luogo, una preparazione accurata e tempisticamente azzeccata, è quella che fa la differenza nel caso di votazioni di risultato incerto.
Ha ragione Christoph Blocher quando dice che sarà la votazione più importante dei prossimi anni, perché se passerà tale accordo-quadro, la Svizzera avrà perso tutti i suoi valori più preziosi: libertà, sovranità, indipendenza, neutralità. E non si potrà più tornare indietro!
Invito perciò tutti coloro che hanno a cuore questi valori ad aderire al comitato “NO alla strisciante adesione all’UE” (abbreviato: EU-NO!), come hanno già fatto il sottoscritto individualmente e l’UDC Ticino quale membro collettivo. Informazioni e formulari d’iscrizione possono essere richiesti telefonicamente allo 079 620 38 84 o, meglio ancora, a emellini@bluemail.ch.
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