Sindrome di Stoccolma o stupidità?

Mag 29 • L'opinione, Prima Pagina • 415 Views • Commenti disabilitati su Sindrome di Stoccolma o stupidità?

Una ragazza poco più che ventenne, un bel giorno decide di recarsi in Africa spinta da un irresistibile anelito buonista/terzomondista, sentimenti che di questi tempi fanno molto trendy! In cambio, come ben sappiamo, non sempre c’è riconoscenza, gratitudine, anzi! Spesso, cotanta solidarietà viene ricambiata con tragici accadimenti: vedi ad esempio l’attentato di Nairobi nel 2013 e quello di Mogadiscio del 28 dicembre 2019. Stragi compiute in nome del Profeta da parte dei tagliagole di Al Shabaab: un’ecatombe di vittime!

Ma torniamo all’ingenua ragazza. Tramite una Onlus di dubbia reputazione, viene mandata allo sbaraglio in una sperduta località del Kenya a fare la cooperante. Felice e contenta si occupa dei bambini di un villaggio. Alcune fotografie la ritraggono giuliva nella savana africana, convinta di salvare il mondo dall’ingiustizia, dalla miseria e dalla fame. Probabilmente, qualcuno la sta osservando, forse un addetto alla sua – si fa per dire – sicurezza, quella che un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale dovrebbe garantire ai suoi cooperanti! Ma così non è.

Nel mese di novembre del 2018, la ragazza viene rapita da un gruppo armato jihadista e portata in Somalia, dopo essere stata probabilmente ceduta ad altri delinquenti della stessa razza, i quali hanno in mente di chiedere un riscatto per la sua liberazione, che avverrà dopo quasi due anni di segregazione e relativo lavaggio del cervello, complici la sindrome di Stoccolma, e un probabile, improvviso innamoramento nei confronti di uno dei carcerieri. Alle pulsioni non si comanda!

Intanto, nel paese d’origine della ragazza tutto tace. Sembra quasi che ci si sia dimenticati di lei. Ma non è così. Si attivano la diplomazia, i servizi segreti, compresi quelli turchi (sic!) Non si capisce il motivo di questa strana collaborazione ma, come spesso accade in questi casi, il ruolo degli attori coinvolti non sempre è chiaro. Se poi c’è di mezzo lo zampino di Recep Tayyip Erdoğan, qualche dubbio è legittimo!

Il 10 maggio scorso, notizia bomba! Interruzione dei TG per annunciare che la ragazza è stata liberata. Si parla d’interventi dei suddetti servizi segreti. Ci si loda e ci si imbroda, attribuendo i meriti della liberazione dalla lunga, penosa, tragica, insopportabile detenzione, all’intelligence! Di quale paese? Non si fa cenno al pagamento di un riscatto; anzi si cerca di glissare! Comunque, se fosse stato pagato, non s’è trattato certamente di bruscolini ma di milioni di euro, altrimenti la giovane cooperante sarebbe ancora segregata o peggio! A pagare, per approvvigionare l’arsenale jihadista, toccherà come sempre a Pantalone.

Il rientro dell’ingenua, altruista ragazza è previsto  per il giorno successivo. Il comitato d’accoglienza è pronto. Ci sono il Presidente del Consiglio, il Ministro degli esteri, un nutrito spiegamento di giornalisti, parenti e amici. Tutti accalcati all’aeroporto per accogliere, con la claque di rigore, la coraggiosa fanciulla. Si attende con trepidazione che il jet si posizioni sul tarmac, che si apra il portellone e che appaia la giovane ragazza, finalmente libera! Ma purtroppo, ci si accorge che libera non lo è affatto e che ha scelto scientemente di diventare schiava!

La ragazza che scende sorridente dalla scaletta, è imbacuccata in una informe tunica islamica di colore verde, che la copre dalla testa ai piedi. Di certo questo modo di vestire non è sinonimo di libertà, bensì frutto di un atavico, anacronistico, bestiale fanatismo religioso, tipico di quella che ancora ci si ostina a chiamare “religione di pace e fratellanza”. Fede che, notoriamente, mortifica la donna, umiliandola perché considerata un oggetto, un essere inferiore, al quale la libertà è negata fin dalla nascita! Ma da parte di certi ambienti, che si definiscono impegnati e progressisti, si fa finta di niente e si giustifica la scelta. Lo fa anche Bergoglio, dichiarando: “ Io credo in Dio, non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico, esiste Dio”. Bergoglio! Si decida; o San Pietro o La Mecca!

La cooperante è stata folgorata come Paolo di Tarso! Ma non sulla via di Damasco, bensì su quella che porta dal Kenya a Mogadiscio, in Somalia. Paese devastato dai criminali islamici di Al Shabaab che, in nome di un dio oscuro, sanguinario e vendicativo, mietono  migliaia di vittime. Silvia ha ripudiato il suo nome di battesimo per assumere quello della bambina di soli 9 anni, data in sposa al Profeta! Un odioso caso di indecente pedofilia (sic!)

A questo punto, ci si chiede, citiamo: “quale Islam ha conosciuto Silvia? Quello pseudo religioso che viene utilizzato per tagliarci la testa? Quello dell’attentato di Mogadiscio che ha provocato 600 morti innocenti? Quello che violenta le nostre donne e bambine? Che obbliga i giovani ad arruolarsi con i jihadisti? Quello che ha provocato a Garissa 148 morti di giovani studenti kenioti solo perché cristiani?”

Sono queste abominazioni che hanno favorito la conversione religiosa di questa giovane ragazza? Oppure è stata vittima della Sindrome di Stoccolma? Personalmente, propendiamo invece per una disarmante, inconcepibile stupidità.

Comments are closed.

« »