Si riprende subito
L’Epifania, tutte le feste si porta via. Ma la pausa della politica – almeno per chi si batte strenuamente ai fini di conservare il paese più o meno nelle condizioni nelle quali l’ha ereditato o, perlomeno, per limitarne il degrado progressivo – è limitata al minimo indispensabile, a quel lasso di tempo che intercorre fra Natale e la Befana. Poi, l’agenda degli impegni è subito dietro l’angolo.
Il primo appuntamento importante
Il primo appuntamento è lo scrutinio popolare del 28 febbraio prossimo. Quattro gli oggetti in votazione, di cui due di importanza vitale: l’iniziativa UDC per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri già approvata da popolo e cantoni nel 2010 e, vitale per il Ticino, la galleria di risanamento del San Gottardo.
La prima potrebbe essere definita la “votazione della vergogna”. Sì, perché è una vergogna – e sto usando un eufemismo – che il popolo, in teoria sovrano, debba ricorrere a un’iniziativa per far applicare una sua precedente iniziativa. Cosa è successo?
Il 28 novembre 2010, il 53% del popolo votante ha detto sì all’iniziativa popolare per l’espulsione degli stranieri criminali, respingendo nel contempo il controprogetto proposto da Consiglio federale e Parlamento, che lasciava ai giudici ancora un eccessivo margine d’apprezzamento. Vista la melina – per non dire il catenaccio – messo in atto dalla Berna federale per non dar seguito al chiaro mandato popolare, dopo quasi due anni l’UDC ha lanciato con successo la cosiddetta iniziativa per l’attuazione dell’espulsione, la quale vuole inserire tutto il dettaglio (che normalmente dovrebbe stare in una legge d’applicazione elaborata dalle autorità sulla base del principio iscritto nella Costituzione) dell’applicazione nella Magna Charta elvetica. In altre parole, accettando l’iniziativa in votazione il 28 febbraio 2016, il mandato popolare sarà applicabile direttamente e sistematicamente, prescindendo dall’emanazione di una legge d’applicazione. Cosa vuole, in sintesi, l’iniziativa? Semplicemente che agli stranieri macchiatisi di reati gravi – e fanno ridere le argomentazioni degli avversari, secondo cui sarebbe colpito anche lo straniero incorso “casualmente” in infrazioni minori – siano obbligatoriamente espulsi dal paese, senza che giudici e tribunali possano trovare cavilli giuridici per evitare questa misura. Ed è qui opportuno far notare che l’accumulo dei casi, ha fatto anche dell’abuso del nostro sistema sociale un reato da considerare grave. La truffa nei confronti dello Stato non è certamente un delitto da pena di morte (che del resto in Svizzera non abbiamo) come in certi Stati del lontano oriente, ma l’espulsione dalla Svizzera è non solo proporzionale, ma addirittura logica.
È chiaro, si tratta di un articolo pesante – normalmente la Costituzione prescrive il principio poi, le normative d’esecuzione sono stabilite da una legge – ma purtroppo resosi necessario a causa dell’ostilità di governo e parlamento, o meglio della loro ostinazione nel voler proteggere a oltranza gli interessi dei delinquenti rispetto a quelli delle vittime, rispettivamente della popolazione che chiede a ogni piè sospinto una maggiore sicurezza. I pretesti addotti sono sempre gli stessi: non rispetto di un principio di proporzionalità che, apparentemente, è finora servito soltanto ad alleviare le pene inflitte ai criminali fino a fare della Svizzera la meta più ambita per quest’ultimi, al motto “Andiamo a delinquere in Svizzera che, anche se ci prendono, le pene sono ridicole (in confronto a quelle in uso nei loro paesi d’origine)!”; oppure un contrasto con il “sacro” diritto internazionale, al quale la Berna federale – con la colpevole complicità del Tribunale federale – sta sacrificando vieppiù l’autonomia del nostro paese.
Nella loro propaganda, gli oppositori all’iniziativa – e non dimentichiamo che su questo tema l’UDC è sola contro tutti (Partiti, governo, parlamento, organizzazioni di vario genere, eccetera) – portano degli esempi peraltro piuttosto stupidi, secondo cui verrebbero espulsi anche autori di reati minori, solo perché stranieri, e quindi non si può fare di ogni erba un fascio. Innanzitutto, i reati minori non sono contemplati fra quelli che impongono l’espulsione automatica e anche quelli per i quali la si applica in caso di recidiva non includono il classico furto di una mela. In secondo luogo, per non fare di ogni erba un fascio (non tutti i crimini sono da espulsione), la si fa al contrario (nessun crimine è da espulsione). Orbene, se il concreto allontanamento dal nostro paese di un notevole numero di criminali comportasse (ma non è così) anche l’espulsione di qualche “birbantello minore”, sarebbe un danno collaterale perfettamente sopportabile anche per la coscienza. Infine, non dimentichiamo che si tratterebbe comunque di qualcuno che ha infranto la legge, anzi, una norma costituzionale, di cui è tenuto a essere a conoscenza, rispettivamente a considerare prima di commettere un reato, che sia grave o meno grave.
È più che legittima la domanda: “Ma cosa spinge i nostri politici – in particolare i 40 consiglieri agli Stati che hanno firmato l’assurdo manifesto contro l’iniziativa – a difendere a oltranza l’indifendibile, apertamente contro la volontà del popolo che ha già a suo tempo votato l’iniziativa per l’espulsione e che, assurdamente continua a eleggerli?”
Un SÌ all’iniziativa per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri criminali è indispensabile per ribadire, ancora una volta, che in Svizzera il sovrano è il popolo.
Un raddoppio indispensabile
Al di là del fatto che, come è risaputo, la politica del trasferimento dei trasporti dalla strada alla ferrovia dopo Alptransit non riuscirà ad assorbire tutto il traffico merci attualmente viaggiante su gomma, il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo è indispensabile per diversi motivi.
Primo fra questi, la sicurezza e l’affidabilità del collegamento. Per dimostrare la maggiore sicurezza del traffico in gallerie monodirezionali rispetto all’attuale situazione, basta un confronto fra il San Gottardo e il Seelisberg, posizionato a un tiro di schioppo. Mentre nel primo il traffico è bloccato per diverse ore più volte a settimana – che sia per incidenti o per veicoli in avaria non ha importanza – nel secondo non succede praticamente mai niente di fatale. Nessun morto e, quando ci sono incidenti, la seconda galleria serve a smaltire il traffico eccezionalmente sulle due direzioni. Leggo su Wikipedia: “Tra l’apertura della galleria nel 1980 e fine 2006 si sono verificati in totale 889 incidenti stradali con 31 morti.” Un aggiornamento dello stesso sito Internet dà poi ancora tre morti nel 2008 e nel 2014. E, come detto, agli incidenti riportati da Wikipedia, bisogna aggiungere i casi di avaria che, bloccando il traffico seppure senza vittime, rendono nulla o quasi l’affidabilità di questa via di trasporto.
C’è poi la questione dell’isolamento del Ticino per i circa tre anni necessari ai lavori di rinnovamento e restauro dell’attuale galleria. Le presunte alternative proposte dagli oppositori sono delle vere e proprie baggianate. Primo, il trasbordo sul treno, in inverno, delle automobili private. Innanzitutto, tale soluzione prevede un impegno non da poco, finanziario e operativo-logistico, per creare le relative stazioni d’imbarco in Ticino e in canton Uri. Secondo, dubito che si riesca a dare al trasporto su ferrovia una cadenza sufficiente a evitare code e lunghe attese. Last but not least, mi si perdoni l’anglicismo, io oggi attraverso il San Gottardo senza ulteriori costi, a parte la vignetta autostradale. Dubito fortemente che, per caricare l’auto sul treno durante i tre anni dei lavori, non mi si chiederà un congruo pedaggio.
E anche la soluzione proposta per i mezzi pesanti (imbarco a Basilea, uscita a Chiasso e viceversa) non mi sembra un’alternativa efficace. Questa soluzione assorbirebbe, e non so in che misura, il traffico di transito Germania/Italia e ritorno e – a parte i costi della tratta da rendere attrattivi e quindi insufficienti a coprire le spese – vedo male un camionista che si trova a Locarno andare a Chiasso a caricare per andare obbligatoriamente a Basilea, per poi consegnare il carico a Zurigo. Verosimilmente, e con lui parecchi altri, andrà a sovraccaricare il San Bernardino, per la gioia dei nostri amici grigionesi.
L’impegno dell’UDC per i primi due mesi del 2016 si concentrerà verosimilmente su questi due punti, pur non tralasciando di tenere d’occhio tutti quelli che la politica nazionale farà emergere di volta in volta.
Ma con due SÌ a questi importanti appuntamenti, potremo dire di aver cominciato bene l’anno.
Auguri all’UDC, il che significa alla Svizzera e a tutti noi.
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