NO a una “polizia delle opinioni” in Svizzera

Feb 12 • Dall'UDC, Dalla Svizzera, Prima Pagina • 1931 Views • Commenti disabilitati su NO a una “polizia delle opinioni” in Svizzera

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Il Consiglio federale ha annunciato oggi di stare lavorando da quasi otto anni alla creazione di un’autorità incaricata di sorvegliare le opinioni degli abitanti della Svizzera. Questo vasto progetto ha per obiettivo di individuare sistematicamente e a lungo termine delle tendenze razziste e discriminatorie in Svizzera, per mezzo di uno “strumento di monitoraggio”. In realtà si tratta di nient’altro che di un apparato d’osservazione e di sorveglianza delle opinioni delle cittadine e dei cittadini. Il gruppo parlamentare UDC esigerà che sia fatta piena luce sui costi passati e futuri, come pure su tutte le ore di lavoro sprecate in questo progetto insensato. Questo spionaggio delle opinioni e delle mentalità a spese dei contribuenti deve cessare immediatamente.

Invece di proteggere la sicurezza interna sorvegliando sistematicamente i gruppi estremisti e inclini alla violenza, il Consiglio federale lavora – sembra dal 2007 – alla creazione di un’autorità incaricata di controllare le opinioni e gli atteggiamenti personali dei cittadini di questo paese. Con l’aiuto di un cosiddetto “strumento di monitoraggio”, si cerca di individuare sistematicamente e a lungo termine delle tendenze razziste e discriminatorie in Svizzera. Si tratta, né più né meno, che di una sorveglianza completa delle opinioni e delle mentalità dei cittadini. Uno sguardo alla lista degli atteggiamenti giudicati razzisti e discriminatori, fa rapidamente capire che questo strumento serve a controllare i cittadini con un preciso scopo politico e ideologico. È evidente che questi indicatori vaghi e indefiniti servono in primo luogo a esacerbare dei temi come il razzismo, la xenofobia, l’ostilità verso i musulmani e l’intolleranza. Il Consiglio federale annuncia già sin d’ora un ampliamento di questo apparato di sorveglianza.   

Sviluppo intollerabile dal punto di vista politico

Questo sviluppo è preoccupante. Da notare che la Svizzera non fa che allinearsi, ancora una volta, a una tendenza indicata dall’UE. Questo progetto illustra perfettamente l’arroganza di un’istanza statale che si crede superiore ai cittadini e che ritiene di doverli sorvegliare e dirigere. Il popolo non è più la suprema istanza del paese, bensì le autorità che sorvegliano il popolo e intervengono, se necessario, per riportare i cittadini su quella che considerano essere la retta via. Questo intervento è un ulteriore attacco contro la democrazia diretta, perché l’amministrazione e il governo si basano su vasti sondaggi d’opinione per pretendere di sapere ciò che vogliono i cittadini e dedurne le loro azioni politiche. È altrettanto intollerabile che lo Stato sondi gli atteggiamenti e le opinioni personali dei cittadini per farne un’analisi sistematica. Questi eccessi burocratici devono cessare immediatamente.

L’UDC esige la trasparenza dei costi e la cessazione di questo spionaggio delle opinioni da parte dello Stato

Cinque dipartimenti federali, dodici uffici, due commissioni extraparlamentari, diversi consulenti e aziende, come pure un numero sconosciuto di scienziati, hanno lavorato finora a questo progetto del Consiglio federale. Durante gli anni 2010, 2012 e 2014, ogni volta 1000 Svizzeri e 700 stranieri hanno subìto lunghi interrogatori. Durante la prossima sessione delle Camere federali, l’UDC inviterà il Consiglio federale a pubblicare le cifre finanziarie inerenti a questo progetto insensato. Quanto sono costati a tutt’oggi questi lavori? Quante persone dell’amministrazione federale e quanti collaboratori esterni ha occupato finora?

L’UDC depositerà anche un intervento parlamentare esigente la soppressione immediata di questa autorità di spionaggio delle opinioni. È fuori questione che il contribuente debba passare alla cassa per pagare un monitoraggio degli atteggiamenti e delle opinioni personali delle cittadine e dei cittadini svizzeri.  

UDC Svizzera

Berna, 12 febbraio 2015

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