Milioni regalati ai talebani per sostenere la sharia
Ottima, saggia decisione, non c’è che dire! Un ulteriore esempio di come scialacquare i soldi dei contribuenti a favore di paesi che misconoscono totalmente il significato del termine «democrazia»: ovvero, il governo di una società fondata sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia delle libertà e su una concezione egualitaria dei diritti e doveri civili, politici e sociali dei cittadini. In Afghanistan tutto ciò è inimmaginabile, non esiste, non se ne parla. Ne sanno qualcosa le donne! I loro diritti sono completamente ignorati e il loro quotidiano è un vero Calvario disseminato di assurdi divieti.
In questo paese, al quale recentemente abbiamo donato ca. 70 milioni di franchi (sic!), alle donne non è permesso studiare, frequentare scuole superiori, e sono state oggetto, recentemente, di vili attentati che hanno causato morti e feriti. E la Svizzera ottusamente finanzia questo regime di rozzi caproni a suon di milioni!
Le donne in Afghanistan non possono lavorare fuori casa, a eccezione se sono impiegate a svolgere lavori estremamente degradanti. Nel governo – se tale lo si può chiamare – non ci sono quote rosa, e delle problematiche femminili, gli zotici, retrogradi fanatici barbuti, non ne vogliono assolutamente sapere. Hanno maggiori diritti e attenzioni caprette e pecorelle, con le quali, i machos afghani, probabilmente hanno più affinità. Quindi, siamo curiosi di sapere in che mani sono finiti quei milioni, e a quale scopo sono stati regalati: di certo non con l’intento di migliorare la condizione del popolo afghano e soprattutto delle donne.
Ma vorremmo anche sapere, se possibile (pia illusione!) da chi è nata la ingegnosissima idea di questo grande gesto umanitario, prodigalmente caritatevole, da provocare invidia persino a San Francesco d’Assisi. Qualche sospetto ce l’abbiamo, e siamo convinti di non essere fuori strada. Per salvarsi la poltrona, profilarsi e gonfiarsi a dismisura l’ego, questo e altro. Se poi le conseguenze di questa trovata – sempre pagata dai contribuenti Svizzeri – come risultato favorisce il ripristino della Sharia in Afghanistan – notizia di qualche giorno fa! – allora facciamo veramente fatica a comprendere certe decisioni, soprattutto in questi tempi di magra.
Tornare all’applicazione della Sharia – pomposamente definita, citiamo: «il cammino che conduce alla fonte a cui abbeverarsi» – allora meglio morire di sete! – accentuerà l’isolamento internazionale, e i nostri geniali governanti che fanno? A fior di milioni contribuiscono a legittimare il fanatismo islamico e la strisciante diffusione in Europa.
Dopo che gli USA se la sono filata in tutta fretta da Kabul, in Afghanistan succede di tutto. La gente scappa, arrivando anche da noi, s’intende, ma la loro mentalità non cambia. Anzi, dobbiamo accettarla adeguandoci ai loro usi e costumi. Ma siamo fuori di testa?
Un piccolo ripasso per rinfrescare la memoria dei buonisti a oltranza: i talebani vietano tassativamente alle donne di uscire di casa. Possono farlo solo se accompagnate da un tutore. Sono sempre costrette a coprirsi interamente, indossando il burka – sì proprio quel barbaro, anacronistico abbigliamento, che le nostre femministe impegnate non volevano vietare in Svizzera (sic!!!) – di truccarsi nemmeno a parlarne. Guai a ridere o a guardare un uomo negli occhi: trasgredire equivale a dolorose punizioni inferte a frustate.
Ancora oggi, l’adulterio è punito con la lapidazione. In Afghanistan, il numero di suicidi femminili è drammaticamente elevato.
Ma ciò che fa imbestialire, è il constatare che anche quando gli islamici arrivano e vivono in Occidente, delle nostre leggi se ne sbattono. Se nei loro paesi ci comportassimo allo stesso modo, potremmo andare incontro a grossi guai. La loro mentalità, l’atteggiamento nei confronti delle donne non muta di una virgola. Lo si nota dall’abbigliamento che sono costrette a indossare e relative rigide e assurde regole. Citiamo: «L’hijab, deve essere ovviamente di stoffa pesante e non trasparente, largo e non attillato. Deve coprire l’intero corpo. Il vestito non deve fare risaltare nulla e non essere simile all’abbigliamento delle donne occidentali o degli uomini. Essendo un “vestito” concepito per non attirare sguardi indiscreti, non è necessario che profumi». (fdc)
O così, o sono botte da orbi e non ci si venga a dire che non è vero: si tace e si fa finta di non vedere!
Recentemente, una delegazione talebana di questi «progressisti» è giunta in Svizzera e allora ci siamo chiesti a quale scopo. Forse per incontrare il titolare del Dipartimento federale degli esteri? «A pensar male si fa peccato, ma spesso…». Siccome accusiamo improvvise, fastidiose amnesie, purtroppo ci sfugge il nome dell’attuale direttore. Sicuramente non è Gigino Di Maio «il bibitaro» … ma poco ci manca!
Inoltre, così tanto per non farci mancare niente, a Berna un imam si permette di celebrare matrimoni forzati (sic!) Che facciamo, lo rimandiamo a calci nel didietro da dove è venuto, oppure ce lo teniamo? Si, come dobbiamo tenerci il giovane rifugiato siriano – delinquente recidivo e picchiatore – che a Locarno, lo scorso anno, ha aggredito a pugni e calci un coetaneo, provocandogli gravi ferite. E la sentenza? All’acqua di rose: condizionale e naturalmente nessuna espulsione!
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