Libia: lo scopo della guerra era assassinare il colonnello Gheddafi?

Gen 13 • L'opinione, Prima Pagina • 2146 Views • Commenti disabilitati su Libia: lo scopo della guerra era assassinare il colonnello Gheddafi?

Gheddafi

Dal portale www.lengadoc-info.com traduciamo questo articolo, a firma Bernard Lugan, che denuncia le trame neanche tanto occulte dell’Occidente 

04/01/2015 – 18h00 Montpellier (Lengadoc-info.com) – Martedì 16 dicembre 2014, a Dakar, in occasione della chiusura del Forum sulla pace e la sicurezza in Africa, acclamato dai partecipanti, il presidente del Ciad Idriss Déby ha lanciato una vera e propria bomba quando, in presenza del ministro francese della difesa, ha dichiarato che, entrando in guerra in Libia: “l’obiettivo della NATO era d’assassinare Gheddafi. Questo obiettivo è stato raggiunto”.  

Questa accusa è gravissima perché, se ciò che ha detto questo profondo conoscitore del dossier è fondato, è in effetti tutta la storia di una guerra insensata e dalle conseguenze devastanti che deve essere riscritta. Senza parlare di una possibile denuncia alla Corte penale internazionale. Tanto più che questo conflitto razionalmente inesplicabile fu scatenato nel momento in cui, paradossalmente, il regime libico era diventato nostro alleato contemporaneamente contro il djihadismo e contro le reti d’immigrazione.  

Torniamo indietro: l’intervento deciso da Nicolas Sarkozy influenzato da BHL prevedeva originariamente solo una zona di esclusione aerea destinata a proteggere le popolazioni di Benghazi da un presunto “sterminio”. Era fuori questione allora un’implicazione diretta nella guerra civile libica. Ma a poco a poco, violando arrogantemente la risoluzione 1973 del 17 marzo 2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, la Francia e la NATO hanno condotto una vera guerra mirando direttamente e a più riprese il colonnello Gheddafi.

L’attacco più sanguinoso ebbe luogo il 1° maggio 2011, quando degli aerei della NATO bombardarono la villa di suo figlio Saif al-Arab, mentre che vi si teneva una riunione di famiglia alla quale assistevano il colonnello e pure sua moglie. Dalle macerie della villa furono estratti i cadaveri di Saif al-Arab e di tre dei suoi giovani figli.

Reagendo a ciò che qualificava assassinio, Mons. Martinelli, vescovo di Tripoli, dichiarò: “Io chiedo, per favore, un gesto di umanità verso il colonnello Gheddafi che ha protetto i cristiani di Libia. È un grande amico.” Tale non era, apparentemente, l’opinione di coloro che avevano ordinato questo bombardamento chiaramente destinato a farla finita con il capo di Stato libico, senza tener conto dei “danni collaterali”… La guerra “giusta” permette bene qualche “libertà”.

I capi di Stato africani, che si erano quasi unanimemente opposti a questa guerra e che avevano, invano, tentato di dissuadere il presidente Sarkozy dal condurla, pensarono in seguito di aver trovato una via d’uscita accettabile: il colonnello Gheddafi si sarebbe ritirato e l’interinato del potere sarebbe stato assicurato da suo figlio Seif al-Islam, ciò al fine di evitare un vuoto di potere propizio al caos. Questa saggia opzione fu rifiutata, in particolare dalla Francia, e il colonnello Gheddafi si trovò assediato nella città di Sirte, sottoposta a incessanti e intensi bombardamenti da parte della NATO.  

Fu allora preparata un’azione di espatrio verso il Niger [1]. Ma i miliziani di Misrata, amici di BHL, alleati della Turchia e del Qatar, si disposero in semicerchio sull’asse che conduce da Sirte al Niger. La storia dirà come e da chi furono preavvisati della manovra in corso.

Il 20 ottobre 2011, il convoglio del colonnello Gheddafi, composto da diversi veicoli, riuscì a uscire dalla città. Benché non costituisse un obiettivo militare, fu immediatamente preso a bersaglio da aerei della NATO e in parte distrutto. Per sfuggire agli aerei, il colonnello si rifugiò in un canale in cemento. Catturato, fu selvaggiamente messo a morte dopo essere stato sodomizzato con una baionetta. I gentili democratici di Misrata non si fermarono lì, poiché cavarono gli occhi a suo figlio Moutassim prima di tagliargli mani e piedi. La NATO non aveva lasciato alcuna chance a Mouammar Gheddafi e a suo figlio. Le loro spoglie sanguinanti furono poi esposte come dei trofei nell’obitorio di Misrata.

Ricordando questi fatti, le accuse del presidente Déby sono avvalorate. Retrospettivamente, lo svolgimento dei fatti può effettivamente assomigliare a un “contratto” messo sulla testa del colonnello, senza che gli fosse proposta alcuna uscita di scena diplomatica onorevole.

Mentre che il risultato di questa guerra insensata è di avere offerto agli islamisti, al Qatar e alla Turchia la possibilità di prendere il controllo sulla Libia, dunque su parte degli approvvigionamenti di gas e petrolio dell’Europa, il presidente del Niger, Mamadou Issoufou, ha appena lanciato un grido disperato:

”Occorre un intervento militare per riparare i danni legati al crollo di Gheddafi, altrimenti avremo Daesh (ISIS, NdR) alle nostre porte” (Jeune Afrique 28 dicembre 2014).

Mamadou Issoufou è tanto più giustificato nel chiedere questo intervento, in quanto in occasione del vertice G8 di Deauville nel mese di maggio del 2011, aveva fortemente richiesto al presidente Sarkozy di rinunciare alla sua guerra. Non fu, purtroppo, più ascoltato del presidente Déby, Zuma e di tutti gli altri responsabili africani…

Conseguenza : al momento in cui vengono scritte queste righe, sostenuti dalla Turchia e dal Qatar, gli islamisti stanno conquistando la Tripolitania. Sono già sulla frontiera tunisina sebbene solo al sud, nella regione di Mourzouk, hanno preso il controllo del campo petrolifero di El-Sharara con l’aiuto di certi gruppi tuareg.

Fonte: Bernard Lugan

 

[1] Secondo diverse fonti sudafricane, questa operazione avrebbe dovuto essere coordinata da “specialisti”, ex-appartenenti alle forze speciali di questo paese, con l’avallo del presidente Jacob Zuma. Quest’ultimo era furioso per essere stato preso in giro dalla Francia perché il suo paese aveva sì votato la risoluzione 1973 d’esclusione aerea della regione di Benghazi, ma non la guerra, e aveva deciso di offrire l’asilo politico al colonnello Gheddafi. Anche qui, la storia ci farà capire di più quando le lingue dei testimoni si scioglieranno “ufficialmente”…

Comments are closed.

« »