Estremismi
Esistono manifestazioni di estremismo in tutti i settori: religioso, politico, ecologico, etico … e tutti comportano la loro dose di pericolo per l’umanità o, più spesso, per la comunità direttamente colpita.
L’estremismo religioso
È quello più evidente, gli attentati e gli assassinii di stampo islamista sono più attuali che mai. Che mietano migliaia di vittime come l’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, o una singola persona come la decapitazione di un docente a Parigi dello scorso ottobre, passando per le centinaia di azioni criminali con diverso bilancio in vittime degli ultimi decenni, tutti sono stati dettati dall’estremismo religioso. Sì, a dispetto dei soliti banalizzatori che, a torto, ritengono che la Svizzera sia immune a questo fenomeno, anche il recente accoltellamento alla Manor di Lugano. Si può disquisire sulle dimensioni e sulla gravità dei singoli casi ma, quando l’azione è compiuta appellandosi al volere di Allah, siamo evidentemente di fronte all’estremismo religioso, nei casi più gravi al terrorismo islamico.
E non importa se sia da attribuire all’isolato gesto di follia di un singolo – come quasi sempre si sente dai buonisti (ma anche dall’autorità ansiosa di evitare reazioni altrettanto fuori controllo) – o a gruppi criminali organizzati per colpire sistematicamente la società occidentale nel tentativo di imporvi la propria religione. Del resto, sfido chiunque a dire che chi perpetra un attentato con anche solo poche vittime innocenti, sia sano di mente.
A onor del vero, è giusto menzionare anche l’estremismo dei cristiani, dei cattolici in particolare, che nei secoli scorsi volevano – e in parte ci riuscirono – imporre il cristianesimo a tutti, a suon di legnate e Inquisizione. La differenza fra l’estremismo islamico e quello cristiano è che da almeno un paio di secoli il secondo è praticamente sparito, mentre il primo sta dilagando tuttora.
L’estremismo politico
Le stragi commesse nel mondo da nazismo, fascismo e comunismo sono state le forme più eclatanti dell’estremismo cui ci si può spingere con motivazioni politiche. Ma anche i vari atti di terrorismo cui in un passato anche recente si sono dilettati gruppi di insorti – a ragione o a torto – impegnati in rivoluzioni circoscritte ad alcuni Stati e Staterelli, sono forme che ai nostri occhi abituati a una secolare storia di democrazia non possono non essere considerate di matrice estremistica. A partire dal Terrore della Rivoluzione francese, per arrivare alle bombe dell’OLP in Palestina, dell’IRA in Irlanda o dell’ETA, passando dall’OAS in Algeria – tanto per fare solo alcuni esempi. A scanso di equivoci, non sto a discutere le motivazioni che animavano i vari Robespierre, De Valera, Arafat, Salan e altri, ma è indiscutibile che il loro agire possa essere definito estremismo politico.
L’estremismo ecologico
Assieme a quello etico, di cui parleremo nel prossimo capitolo, quello ecologico è l’estremismo più moderno – e anche decisamente meno cruento degli altri due, se si escludono manifestazioni vandaliche, di solito comunque senza vittime umane. Ma pur sempre di estremismo si tratta, con conseguenze magari meno visibili, ma non per questo meno gravi. Ed è pericolosamente in crescita, come dimostra l’«onda verde» che ha segnato le ultime elezioni in diversi paesi, fra cui purtroppo la Svizzera. Vogliono «salvare» il pianeta che, guarda caso, durante millenni ha sempre affrontato cataclismi, glaciazioni e pestilenze «salvandosi» da solo. Mi sono infatti sempre chiesto quanti TIR circolassero sulla terra 65 milioni d’anni fa, per riuscire a estinguere i dinosauri. Purtroppo, la politica – sempre attenta a non perdere voti, più che a seguire coerentemente il buonsenso umano – segue vieppiù questi «Talebani ecologici», imponendoci restrizioni e salassi finanziari che, particolarmente nella piccola Svizzera, non hanno alcun impatto sul clima globale. Ne è la dimostrazione la nuova legge sul CO2 contro cui è stato lanciato il referendum (meno male che c’è ancora qualcuno immune al mainstream masochista in auge nella Berna federale).
L’estremismo etico
L’ultimo nato, fra gli estremismi, è quello etico. È quello che porta a iniziative economicamente suicide come quella votata – e fortunatamente respinta grazie ai cantoni – lo scorso 29 novembre, denominata «per aziende responsabili». E che vuole imporre a tutti i costi un’etica assoluta e inviolabile a persone e aziende le quali, invece, si devono muovere quotidianamente facendo fronte a una società che, al contrario, con l’etica non ha assolutamente nulla a che vedere. È l’estremismo che spinge al parossismo i cosiddetti diritti dell’uomo nell’ambito del diritto internazionale cogente. Questi, nati per impedire che all’essere umano potessero essere inflitti dei trattamenti disumani – quindi divieto della tortura, del genocidio (e quando mai è stato permesso?), della segregazione razziale e altre amenità del genere – sono stati estesi a una vastissima gamma di diritti che, ben lungi dall’essere indispensabili per il singolo, sono tuttavia pesantemente restrittivi per il resto della collettività. Oltretutto, assolutamente non controbilanciati da altrettanti doveri. Il caso della recente iniziativa «per aziende responsabili» è esemplare di come l’estremismo etico spinga a interferire negli affari degli altri – nella fattispecie, il sistema giudiziario di altri paesi – senza curarsi di quanto ciò sia deleterio per l’economia del proprio. Predicare la tolleranza lanciando nello stesso tempo non solo la prima, ma anche la seconda e la terza pietra, è diventato la regola di questi «Talebani etici» incuranti di essere o no senza peccato.
La moderazione rimane l’atteggiamento più vantaggioso
Tutti questi estremisti religiosi, politici, ecologisti e moralisti hanno una cosa in comune: vogliono imporre la loro visione di quale sia la strada verso il paradiso, a una marea di gente che di andare in paradiso non gliene potrebbe fregare di meno. Tutti siamo tolleranti con il prossimo, qualunque sia la sua religione, ma quando questa tolleranza ci è imposta fino a dover patire dell’intolleranza altrui, siamo di fronte a un estremismo inaccettabile, ancora di più se condito con il terrorismo. E altrettanto dicasi del fanatismo politico, quando colpisce con attentati gente del tutto innocente.
E lo stesso danno lo subiamo accettando – o addirittura facendo nostro – l’estremismo ecologico. Anche qui, tutti siamo d’accordo sul fatto di spazzare la strada davanti a casa nostra, nessuno inquina per il piacere di farlo, e la Svizzera ha in questo senso già messo in atto la politica ecologica più restrittiva nel confronto internazionale. Ma ai «Talebani» nostrani non basta: bisogna far pagare con ulteriori tasse e divieti la popolazione, obbligandola a un sensibile regresso della sua qualità di vita, per adottare delle misure la cui influenza sull’inquinamento del pianeta è pari a zero.
E infine, l’etica e la morale. Possibile che nessuno di questi pseudo-detentori della virtù si renda conto che, anche in materia di etica, la Svizzera non ha nulla da imparare – ma nemmeno da insegnare – pur non essendo perfetta? Anche qui, si dispone già di una legge più che sufficiente a garantire un’economia di alto livello etico in casa nostra, ma no, bisogna calare lezioni interferendo nella politica di altri paesi, incuranti delle nefaste ripercussioni che ciò avrebbe sulle nostre aziende.
Decisamente, l’unica politica pagante – ma anche sostenibile – è quella di una moderazione in tutti i settori, ovviamente pretendendola anche dalle controparti. Ma anche di un pugno di ferro contro chi abusa, indipendentemente dalla sua origine.
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