Cosa succederà il prossimo 11 dicembre?
Elezioni nazionali: Camere al completo
Con gli ultimi risultati di domenica scorsa riguardanti i cantoni di Argovia, Basilea Campagna e Svitto, anche il Consiglio degli Stati o Camera alta è al completo. In questo emiciclo i cambiamenti sono pochi. Se nel quadriennio 2015-19 avevamo questa suddivisione: PPD 14 eletti, PLR 12, PS 12, UDC 6, Verdi 1 e PBD 1, con il rinnovo per periodo 2019-23, le urne hanno dato il seguente esito: PLR 13 (+ 1), PPD 12 (- 2), PS 9 (- 3), UDC 7 (+ 1), Verdi 5 (+ 4) e scompare il PBD.
Rammentiamo che al Consiglio nazionale lo scorso 20 ottobre si ebbe il seguente risultato: UDC 53 (- 12 deputati) + 1 UDF e 1 Lega (- 1); PS 39 (- 4); PES 28 (+ 17) + 2 PST e SOL; PPD 25 (- 2) + PEV 3 (+ 1) + PBD 3 (- 4); PLR 29 (- 4); PVL 16 (+ 9).
Il prossimo mercoledì 11 dicembre l’Assemblea federale avrà il compito di rinnovare integralmente il Consiglio federale. La legge prevede infatti che: “I membri del Consiglio Federale sono eletti dall’Assemblea federale per quattro anni dopo ogni rinnovo integrale del Consiglio nazionale (art. 145 e 175 della Costituzione). Il rinnovo integrale del Consiglio federale avviene ogni quattro anni nel corso della sessione invernale dopo l’elezione del Consiglio nazionale. Il rinvio dell’elezione a un’altra sessione è escluso. La prassi vuole che l’elezione si svolga sempre il mercoledì della seconda settimana della sessione.”
Ora il PES esige, dopo il successo ottenuto il 20 ottobre scorso, di occupare un seggio in seno al Consiglio federale in quanto dispone di 35 eletti e se si assommano i 16 seggi ottenuti dal Partito Verdi Liberali si ha un totale di ben 51 eletti (sommando Nazionale e Stati) ed è al secondo posto per numero di deputati. Negli scorsi giorni è partita dunque la sfida per la rielezione del Consiglio federale. Seggio nel mirino dei Verdi, in un primo momento, era quello del ticinese Ignazio Cassis che, oltretutto, rappresenta pure la minoranza di lingua italiana. Dimenticando, fra l’altro, che la Costituzione richiede un’equa rappresentanza regionale. Perciò, l’attacco alla Svizzera italiana è incomprensibile. Poi, accortisi che un simile affronto non li favoriva, hanno corretto il tiro indicando che sarà un seggio liberale a essere messo in discussione.
Il PLR è sceso in trincea per i difendere i suoi due consiglieri federali. Posizione che ha ricevuto il sostegno dell’UDC, la quale ha comunicato di non volere alcun cambiamento della composizione partitica del Consiglio federale: la questione di una rappresentanza dei Verdi si porrà al più presto fra quattro anni, ha stabilito il gruppo parlamentare in una riunione. L’UDC sostiene la concordanza dei quattro attuali partiti di governo, a condizione che anche gli altri la rispettino.
Sabato, pure il PPD, attraverso il gruppo alle Camere federali, ha deciso che non sosterrà la candidatura della presidente dei Verdi, Regula Rytz, al Consiglio federale. Lo ha dichiarato il presidente del partito, Gerhard Pfister, alla radio della Svizzera tedesca SRF.
«Abbiamo parlato a lungo di concordanza e il gruppo ha deciso alla fine di non invitare Regula Rytz per un’audizione», ha detto Pfister. Il presidente ha chiarito che non si tratta di un rifiuto di principio di una rappresentanza dei Verdi in seno al Consiglio federale. Il partito ritiene però che sia ancora troppo presto per un simile passo. Non soddisfatto di questa, per noi giusta, presa di posizione del presidente PPD, il capogruppo ecologista Balthasar Glättli li ha indicati così: «Sono dei fifoni».
Non ci sembra che questo linguaggio sia consono per un partito che rivendica un seggio in Consiglio federale.
Al momento che redigiamo questo scritto manca ancora la posizione del Partito socialista, ma non ci stupiremmo più di quel tanto se Regula Rytz trovasse l’appoggio di Levrat e compagni.
Facendo però un calcolo veloce della composizione delle due camere, abbiamo: UDC (55 + 7) + PLR (29 + 13) + PPD (31 + 12) e arriviamo a 147 votanti, mentre: PS (39 + 9) + PES (30 + 5) e PVL 16 arrivano solo 99 votanti. Possiamo quindi escludere che la candidata verde abbia successo, a meno che nel segreto dell’urna, vi siano dei franchi tiratori e allora potrebbe anche esservi un rimescolamento delle carte e anche la rappresentante PPD in Consiglio federale si troverebbe in difficoltà nella rielezione.
FRG