Quando capita di sentire o leggere la parola “lavoro minorile” è sempre in un contesto estremamente negativo. Il lavoro minorile viene sempre presentato come abuso di bambini e criminalizzato senza remissione. Ciò è sostanzialmente sbagliato. Il lavoro minorile è utile. Soprattutto per il bambino stesso. Non sarebbe infatti meglio per i fanciulli poter fare qualcosa di utile, invece di andare in giro annoiati con i loro Smartphone, perché non hanno niente di più sensato da fare?
Sì, naturalmente, però …
Già, naturalmente conosco tutte le obiezioni contro questa affermazione che il lavoro minorile sarebbe utile. Il lavoro minorile è oggi praticamente inesistente alle nostre latitudini e viene perciò sempre demonizzato con esempi di condizioni disumane dei bambini che in paesi del Terzo Mondo devono andare a lavorare in fabbrica invece di poter andare a scuola. Queste obiezioni sono puntualmente giustificate, ma non affrontano il nocciolo del problema. Nei paesi del Terzo Mondo – molto più che da noi – i bambini vengono coinvolti, quali membri della famiglia, nelle responsabilità per il benessere della stessa, perlopiù affidando loro dei compiti ragionevoli.
Un esempio?
Sera tardi in una piccola città filippina: sto passeggiando ancora un po’ e capito in un negozio di vestiti che, come tutti gli altri, è ancora aperto alle dieci di sera. Esposta all’esterno vedo una bella giacca che attira il mio interesse e quindi mi avvicino per osservarla meglio. Immediatamente esce dal negozio una ragazzina di circa una decina d’anni e mi consiglia. Mi illustra con competenza il tessuto della giacca, la fabbricazione, il prezzo, eccetera. Mercanteggiamo un po’, ma poi ci accordiamo sul prezzo. Dopodiché, la ragazzina sale al primo piano dal padre per riceverne l’OK per la vendita e anche i suoi complimenti. Dunque, una ragazzina di 10 anni che alle dieci di sera si occupa dell’assistenza ai clienti in un negozio di vestiti – “lavoro minorile illegale!” mi si dirà – ma avreste dovuto vedere gli occhi luccicanti della bambina per il successo della vendita (e il suo orgoglio per aver contribuito all’interesse dell’attività familiare), per poter capire cosa intendo. Cioè che il precoce affidamento di responsabilità ai bambini è sicuramente qualcosa di positivo.
Qui è diverso
Oggigiorno, alle nostre latitudini il lavoro minorile è malvisto, quando non addirittura proibito. In qualche famiglia di piccoli contadini, sicuramente qualche bambino è ancora coinvolto in lavori nella fattoria. Ma soprattutto nelle zone urbane, i giovani – nel loro eccessivo tempo libero e foraggiati da paghette principesche da parte dei genitori – si limitano ormai a gironzolare annoiati, perennemente chini sui loro Smartphone, in preda a pensieri distorti perché, appunto, per loro non c’è niente di utile da fare. Se i genitori affidassero per tempo ai figli dei compiti di responsabilità, elogiandoli poi adeguatamente per il “lavoro” eseguito, ciò avrebbe un grande valore educativo e risolverebbe buona parte dei problemi che affliggono la nostra gioventù abbandonata a se stessa dalla società del benessere.
Non è sempre stato così …
Una volta non era così. Un esempio tratto dai miei personali ricordi: quando nei primi anni sessanta del secolo scorso avevo circa 12 anni, il mio sogno era di diventare un corridore ciclista. Ma per quello mi occorreva una bici da corsa, che la mia paghetta non mi permetteva di acquistare, e i miei genitori non volevano o non potevano soddisfare il mio stravagante desiderio. Mi trovai allora un lavoro presso la vicina scuola quale “fuochista”. Curavo autonomamente l’allora riscaldamento a carbone della scuola, alimentando due volte al giorno con carbone i bruciatori, pulendo quest’ultimi una volta la settimana e sollecitando le ordinazioni del carbone necessario. Il tutto per l’allora paga oraria di 95 centesimi. Era un lavoro certamente faticoso (nota bene: lavoro minorile!), ma mi permise di aumentare la mia muscolatura senza il ricorso ai centri fitness e di utilizzare il denaro guadagnato per finalmente comprarmi la mia agognata bici da corsa d’occasione e diventare corridore ciclista dilettante. Ero orgoglioso e felicissimo della responsabilità che mi era stata affidata con il lavoro e, soprattutto, di avere realizzato il mio sogno ciclistico in modo autonomo.
E così io penso …
… che, primo: bambini e giovani siano molto più felici se non devono gironzolare annoiati e viziati, bensì se possono fare qualcosa di utile, contribuendo così al benessere della famiglia o, grazie al loro impegno, potendo così soddisfare autonomamente qualche loro desiderio speciale. E
… che, secondo: un ragionevole coinvolgimento dei bambini nei processi lavorativi e l’affidamento agli stessi di responsabilità confacenti all’età, siano molto utili alla loro educazione; e che ciò sarebbe di grande vantaggio per l’intera società, preservandoci da molti inutili problemi giovanili.
« Dank der SVP wird der UNO-Migrationspakt wenigsten dem Parlament und Volk vorgelegt Wird bald das Atomium statt des Kirchturms in der Mitte des Dorfes stehen? »