Veri Svizzeri, falsi Svizzeri o anti-Svizzeri?
“I romandi hanno sempre avuto una coscienza nazionale più debole”. È inutile negarlo, la politica svizzera ha già goduto di frasi più indovinate, anche da parte di Christoph Blocher.
Non si può dire che chi vota in un modo è uno svizzero autentico, e gli altri no, anche se lo slogan elettorale utilizzato negli ultimi anni dal mio partito “Gli Svizzeri votano UDC” denota una certa tendenza a pensarla così. Ma si tratta di uno slogan elettorale, e quindi la provocazione è evidente e mirata.
La dichiarazione incriminata, invece, è una riflessione che si poteva evitare di palesare, anche se le reazioni isteriche al voto del 9 febbraio stanno creando un dibattito che facilmente può sconfinare nell’inopportuno anche da parte di chi l’iniziativa l’ha votata. Parte degli avversari, invece, nell’inopportuno non è sconfinata, lo aveva già adottato quale base di discussione, o meglio, dell’insulto gratuito unilaterale. Perché le esternazioni di certi politici – in maggioranza di sinistra (estrema: PS, e moderata: PLR, PPD, PBD) – non è che si siano sempre poste nei limiti della cortesia e del dialogo civile; in particolare la frase “mi vergogno d’essere svizzero” circolata in più occasione sui social networks, non è certo venuta dal fronte di destra.
La stampa romanda, offesa, afferma il principio, peraltro del tutto condivisibile, secondo cui non è il sì o il no alla votazione che rende un cittadino bravo o cattivo, vero o falso svizzero. Perfettamente d’accordo, ci mancherebbe altro che non si potessero avere opinioni divergenti. Ma la democrazia diretta, onore e vanto della Svizzera, tanto invidiataci dai cittadini degli altri paesi (non dai governi, che la temono ma, proprio perché parliamo di democrazia, il loro parere è del tutto insignificante), ha un senso solo e unicamente se si rispettano i risultati che escono dalle urne.
E io sono convinto che la grande maggioranza di quel 49,7 % che ha votato contro l’iniziativa UDC è costituita da veri Svizzeri che, pur avendo votato NO, rispettano il verdetto del suffragio popolare. Ma quella manciata di dementi – non trovo un eufemismo adatto – fra cui noti personaggi politici, che starnazzano parlando di farci rivotare (a quanto pare fa scuola anche a Berna l’esempio dell’UE che fa rivotare i referendum, peraltro rari, quando hanno esito negativo), o di applicare i contingenti solo ai cantoni che hanno approvato l’iniziativa, o altre amenità tali da giustificare un pronto ricovero al neuro, non sono neppure cattivi svizzeri, non sono svizzeri per nulla anzi, sono antisvizzeri! Sono la vergogna del paese, e farebbero bene a emigrare in quell’UE nella quale sperano invano di trascinare la Svizzera, al fine di potersi accomodare anche loro al tavolo delle mangerie e degli intrallazzi, senza il fastidioso controllo di un popolo che del resto dimostrano di disprezzare.
Il vero svizzero vota SÌ o vota NO ma, a scrutinio chiuso, con gioia o con rammarico accetta la volontà popolare qualunque essa sia.
Si esprime il proprio rammarico per una scelta che non è la propria, ma la cosa deve finire lì! Che peraltro è l’atteggiamento da sempre assunto da quell’UDC sempre tacciata di alfiere dell’estremismo e dell’intolleranza ogni volta – e purtroppo sono tante – che ha perso delle votazioni. Ma, a quanto pare, come nell’applicazione dei bilaterali, anche qui non c’è reciprocità. Il rispetto della democrazia lo si pretende solo dall’UDC.
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