Tanto fanno sempre ciò che vogliono lo stesso!
“Sciora, una firmeta?”- “Mah, tant l’è inütil, i fann sempar chel che vöran li stess!”
Quante volte chi è in piazza a raccogliere firme per referendum e iniziative varie s’è sentito così esprimere il sentimento di frustrazione di persone che, seppur consapevoli del prezioso diritto di co-partecipazione democratica unico al mondo di cui godiamo in Svizzera, sono ormai convinte che l’espressione nelle urne della volontà popolare sia solo una facciata per farci invidiare negli altri paesi?
È un luogo comune che si ripete, ma oggi molto più condiviso che in passato. E ogni volta ci si lamenta della scarsa partecipazione alle votazioni, addirittura prendendone spunto per auspicare una limitazione della democrazia diretta che chiamerebbe troppo spesso alle urne gente che comunque non è in grado di capire i problemi quanto i politici addetti ai lavori.
Purtroppo però, è un senso di frustrazione che la classe politica non fa nulla per scacciare anzi, con il suo comportamento contribuisce semmai a diffondere.
Siamo una democrazia o, meglio, siamo LA democrazia per rapporto al resto del mondo, ma abbiamo purtroppo una classe politica che l’accetta solo quando le fa comodo. Gli esempi si sprecano.
Le iniziative che non vengono applicate
L’UDC è il partito che fa più spesso uso dei mezzi della democrazia diretta (iniziativa e referendum) per fare appello al buonsenso del popolo in mancanza di quello delle alleanze che si creano in seno al Parlamento, per la maggior parte delle volte frutto di un mero pregiudizio partitico che prosegue poi oltre il verdetto delle urne, quando questo è contrario ai desideri di un’oligarchia che sempre più si dimostra lontana anni luce dal popolo che la elegge.
In una democrazia diretta – nella quale il popolo è sovrano e ha l’ultima parola – quando un’iniziativa è accettata va immediatamente messa in atto. Se è compatibile con i trattati internazionali va bene, altrimenti si disdicono o si adeguano quest’ultimi, non si dichiara inattuabile la decisione popolare perché a pochi “illuminati” non va a genio.
Invece, a Berna si trovano ogni volta mille cavilli per ostacolare l’applicazione della volontà popolare. Con l’iniziativa per l’espulsione dei criminali stranieri si è arrivati al punto che l’UDC ha dovuto raccogliere le firme per un’altra iniziativa – questa volta costituzionale – affinché venga attuata la prima, peraltro già approvata da popolo e cantoni nel 2010. Dopo tre anni e mezzo dalla votazione, non è ancora stata varata la legge d’applicazione.
Un’altra iniziativa che sta incontrando gli stessi problemi è adesso quella contro l’immigrazione di massa. Non solo c’è chi pretende d’invalidarla, di rifare la votazione o di applicarla solo nei cantoni nei quali è riuscita, ma nel frattempo si aggira spudoratamente la volontà popolare agendo in palese contrasto con l’articolo costituzionale votato e perciò già in vigore (anche se l’iniziativa dà al Parlamento un periodo transitorio di tre anni per elaborare la legge d’applicazione): infatti, mentre il popolo s’è chiaramente espresso per la limitazione dell’immigrazione, il Consiglio federale apre la libera circolazione delle persone alla Croazia!
E che dire dei bastoni fra le ruote che Simonetta Sommaruga sta mettendo all’iniziativa contro i criminali pedofili che ha addirittura raccolto il 63,5% dei consensi? Di fronte a uno dei crimini più abietti, si invoca il principio di proporzionalità per applicare una semplice misura amministrativa (la condanna, quella sì si presume proporzionata, è già stata emessa da un tribunale) a protezione delle vittime da un pericolo di recidività peraltro ammesso da tutti.
L’adesione all’UE sempre dietro l’angolo
La stessa classe politica – nonostante i proclami con cui oggi afferma il contrario – è sempre bramosa di un’adesione all’Unione europea. Personalmente ho sempre sperato che l’UE si smantelli prima che la Svizzera vi aderisca e, tutto sommato, oggi ci sono sempre più segnali incoraggianti in questo senso. Ma mentre l’UE non ha mai attraversato un periodo così difficile e il suo futuro appare più tetro che mai, la nostra classe politica anela ad aderire prima che sia troppo tardi. Come un viaggiatore ritardatario che rincorra con un motoscafo il Titanic, sperando di poter salire a bordo prima che questo urti contro l’iceberg. Il partito socialista l’ha addirittura messo nel suo programma fra gli obiettivi da raggiungere.
Anche qui, il popolo si è più volte pronunciato contro qualsiasi integrazione nell’UE – 1992, NO allo Spazio economico, 2001, NO all’iniziativa “Sì all’Europa”, il 9 febbraio 2014 infine NO alla libera circolazione – ma a Berna si stanno surriscaldando le difettose rotelle dei cervelli di certi politici, nell’intento di ideare qualcosa che permetta l’aggiramento della volontà popolare. E quel qualcosa si chiama “accordo-quadro sulle questioni istituzionali”, già in gran parte negoziato con l’UE, e che verrà sottoposto in un prossimo futuro alla votazione del sovrano. Che cosa prevede, in sostanza, questo accordo? Semplice: che la Svizzera dovrà riprendere automaticamente tutto il diritto UE per ciò che concerne qualsivoglia accordo bilaterale. In altre parole, il diritto UE – elaborato a Bruxelles senza alcuna legittimazione democratica – primeggerà su quello nazionale svizzero. Non solo, ma su eventuali divergenze fra Svizzera e UE circa l’interpretazione di un accordo bilaterale, l’ultima parola spetterà alla Corte di giustizia dell’UE (CGUE) che deciderà inappellabilmente. E se la Svizzera non potrà accettarne la decisione – per esempio perché in contrasto con quella del popolo elvetico – l’UE sarà autorizzata a emettere sanzioni contro di noi. In altre parole, la Svizzera diventerà un vassallo dell’UE, dovendone riprendere i diktat senza diritto di partecipazione. Ossia, mancherà solo una firma sotto un foglio di carta per legittimare un’adesione già esistente di fatto.
La Berna federale crede di dissimulare il suo obiettivo, ma questo è invece ben chiaro: portare la Svizzera in una situazione di sudditanza tale che il popolo dica “ma allora, tanto vale aderire formalmente!”.
Ma non dobbiamo mai smettere di combattere
Come non capire, se non giustificare, l’atteggiamento rassegnato menzionato nel titolo? Ma guai a noi, se cediamo all’apatia. Nonostante i subdoli tentativi di Berna, è solo grazie alla democrazia diretta che la Svizzera non fa ancora parte dell’UE. Perché devono cercare di salvare le apparenze, e quindi non possono calpestare spudoratamente la volontà popolare. Loro cercano di inventare degli escamotages per aggirarla, ma finché ci saranno l’UDC, l’ASNI e altre organizzazioni, con dei politici con gli attributi a smascherarli, la loro strada non sarà facile anzi, sarà impossibile.
Per questo attiriamo l’attenzione sulla nuova associazione “EU-NO” fondata da Christoph Blocher (formulari d’adesione da richiedere al sottoscritto – 079 620 38 84 o emellini@bluemail.ch), con la quale ci stiamo preparando a parare questo ennesimo colpo basso che gli euroforici di Berna s’apprestano a tirare al nostro paese. Aderite in massa, assieme per far vincere la Svizzera! Perché non riescano a “fare ciò che vogliono lo stesso!”
« Voraussagen der SVP treffen ein: Zuwanderung steigt weiter Die tun ja sowieso immer das, was sie wollen! »