Splendidi “Gioielli” con grandi interpreti alla Scala

Apr 6 • Sport e Cultura • 2346 Views • Commenti disabilitati su Splendidi “Gioielli” con grandi interpreti alla Scala

Spazio musicale

Solitamente un teatro, quando riprende uno spettacolo dalle stagioni precedenti, non mette il medesimo impegno della prima serie di rappresentazioni. Non così ha fatto la Scala riportando in scena, nel mese di marzo, “Jewels” di Balanchine. Ha infatti schierato, oltre a valide forze della compagnia locale, una vera e propria parata di stelle: Natalia Osipova, Ivan Vasiliev, Polina Semionova e Friedemann Vogel. Venuta a mancare la Osipova a causa di un infortunio, si è provveduto a sostituirla con una ballerina della compagnia propria, Vittoria Valerio, che si è rivelata brillantemente all’altezza della parte assegnatale.

 

Il primo numero, “Emeralds”, è un omaggio alla grande tradizione francese e non a caso il coreografo ha scelto per la parte musicale una composizione di Fauré. Forse perchè limitato dal desiderio, appunto, di fare un omaggio, il pezzo è il meno trascinante della triade. Ciò non significa che manchino aspetti interessanti; penso in particolar modo ai movimenti delle braccia nella variazione della seconda ballerina solista, che si distinguono per l’originalità e vanno oltre la pura e semplice tradizione francese. Per le parti femminili la Scala ha fatto ricorso a Vittoria Valerio e Virna Toppi, le quali si sono disimpegnate più che lodevolmente. Con sorpresa ho visto che, nell’elenco dei membri della compagnia scaligera, si trovano sull’ultimo gradino della gerarchia (corpo di ballo aggiunti); non mi meraviglierei se, la prossima volta, figurassero in qualche categoria più in alto. Sul versante maschile hanno danzato correttamente Antonino Sutera e Mick Zeni.

 

Con “Rubies” lo spettacolo è salito di tono. Vivacità, brillantezza e spunti decisamente moderni caratterizzano il pezzo. Qui Vittoria Valerio, al posto della Osipova, ha convinto per precisione e virtuosismo. Le è stato accanto Ivan Vasiliev, uno dei danzatori più ricercati del momento, se non il più ricercato. In questo balletto il famoso ospite, poco impegnato nei salti, che costituiscono uno dei suoi grandi punti forti e ai quali deve buona parte della sua notorietà,

ha saputo ugualmente mettere in luce doti eccezionali. Non dimentichiamo l’ottimo contributo di Marta Romagna, che anche in questa occasione si è mostrata ballerina sicura e intelligente.

 

In “Diamonds”, che utilizza quattro tempi della terza sinfonia di Cajkovskij (è escluso il primo in quanto Balanchine lo giudicò inadatto alla danza), ha dominato la scena l’alta classe di Polina Semionova. La sua prestazione nel passo a due del terzo tempo della sinfonia (il secondo dello spettacolo su cui sto scrivendo) ha toccato un vertice di tecnica e soprattutto di interpretazione. Alla Semionova basta un movimento minimo ed elementare, come far scendere le braccia dalla posizione “en couronne” alla seconda posizione, per incantare. Con lei ha danzato Friedemann Vogel, a sua volta impeccabile sotto tutti gli aspetti, non da ultimo come portatore (nel passo a due ha contribuito in modo notevole all’eccellenza dell’ese-cuzione, in special modo consentendo alla Semionova di far rifulgere al massimo le sue qualità). Nei passaggi solistici il Vogel ha grandeggiato, tra l’altro, nei “tours en l’air”, nei “tours à la seconde” e in un bellissimo “manège”, con i giri inframezzati da splendidi salti.

 

Infine parole di elogio siano dette per il corpo di ballo. Ancor più che nelle variazioni e nei passi a due Balanchine si distingue quando manovra gruppi di danzatori, dividendoli in tanti sottogruppi, che si susseguono, si alternano e si intrecciano in figurazioni assai complesse. Specialmente nel quinto tempo (il quarto dello spettacolo) il coreografo raggiunge un apice. Qui la Scala ha mobilitato trentaquattro ballerine e ballerini e l’ottima forma della compagnia è apparsa in modo inequivocabile.

 

Applausi per tutti, trionfo per la Semionova.

 

“Hamburg Ballet” a Chiasso

 

Uno spettacolo di grande rilievo ha ospitato il Cinema Teatro di Chiasso il 22 marzo. In scena erano sei membri dello Hamburg Ballet: Carolina Agüero, Dario Franconi, Leslie Heylmann,

Alexandre Ryabko e Alexandr Trusch con alla testa Silvia Azzoni. Quando si dice Hamburg Ballet il pensiero corre subito a John Neumeier, che ne ha fatto una delle compagnie di maggior prestigio al mondo. Anche a Chiasso le sue coreografie hanno dominato il programma. Nella prima parte si sono visti sei numeri su altrettanti notturni di Chopin (Neumeier ha una predilezione particolare per questo musicista, tanto è vero che “La dama delle camelie”, forse il suo balletto a serata intera di maggior successo, è interamente su musiche del compositore polacco). Poi, nella seconda parte, è stata la volta di un brano da “Sylvia” e di un passo a due su un tempo della terza sinfonia di Mahler. L’insigne coreografo non pone limiti al suo estro creativo e non deve stupire che abbia creato un balletto su musica di Mahler, che ai tradizionalisti potrebbe sembrare la meno adatta alla danza. Oltre alla terza ha coreografato la quarta e la sesta. E con la sua audacia si è spinto oltre, creando un lavoro sulla Passione secondo San Matteo di Bach. In ogni caso chi ha visto lo spettacolo  presentato a Chiasso probabilmente si ricrederà. Grazie alla superba prestazione della Azzoni, validamente affiancata da Alexandre Ryabko, il risultato ha attinto un raro grado di eccellenza. Nelle sue coreografie il Neumeier utilizza un linguaggio assai personale, dove si riscontrano spesso pose angolose e incisive raggiunte mediante movimenti a scatti. Momenti accattivanti crea quando un ballerino alza una ballerina e questa, durante la fase del sollevamento, esegue gesti e assume pose di grande originalità e straordinaria efficacia espressiva (oltre che di considerevole impegno tecnico). La seconda parte della serata ha incluso anche un pezzo di Jiri Bubenicek, finalista al Choreographic Competition “Prix Dom Pérignon 2001”, intitolato “Fragile vesselles”. Si tratta di un passo a tre abbastanza interessante, sul tempo lento del secondo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, in cui il coreografo dà vita a figurazioni suggestive quando un ballerino solleva la ballerina e la passa all’altro ballerino. Da ultimo sia menzionato che c’era pure un numero accademico, un passo a due da “Coppelia”, nella coreografia di Petipa, ben danzato da Leslie Heylmann e Alexandr Trusch: con ciò la compagnia amburghese ha forse voluto farci sapere che eccelle nelle coreografie nuove, ma sa anche destreggiarsi a dovere con la tradizione.

 

Per quanto concerne la parte musicale è degno di rilievo il fatto che i notturni di Chopin siano stati eseguiti dal vivo dal pianista Michal Bialk, il quale ha svolto un lavoro encomiabile. Per il resto si è fatto uso di musiche registrate ma questa volta a un volume adeguato (e non assordante, come purtroppo è avvenuto in occasioni precedenti).

 

Molto pubblico e molti applausi.

 

Carlo Rezzonico

 

 

 

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