“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”
Intervento in Gran Consiglio del nostro deputato Marco Chiesa sul Consuntivo 2012 del Cantone
Specchio della realtà siciliana, questa famosa frase pronunciata dal Principe Fabrizio di Salina nel Gattopardo, simboleggia la capacità di adattamento che i siciliani, sottoposti nel corso della storia all’amministrazione di molti governanti stranieri, hanno dovuto giocoforza sviluppare.
Anche la nostra politica cantonale avrebbe dovuto evolversi nell’aprile 2011 alla luce dei risultati elettorali. I nostri concittadini hanno infatti fortemente voluto il cambiamento dopo decenni e decenni di gestione del potere da parte, in particolare, del partito liberale radicale. E così anche noi dell’UDC. Molti hanno creduto in tal modo di dare una benefica scossa al nostro Ticino, molti hanno ritenuto che sostituendo il partito al timone si potesse modificare la cronica anoressia programmatica della nostra politica. Tutto doveva cambiare ma forse la politica ticinese, esattamente come i siciliani, speravano e volevano fortemente che tutto rimanesse com’era.
Quest’oggi sono ben poco interessato ai 100 milioni di deficit annuale e alla diminuzione degli investimenti, sono, al contrario, vivamente preoccupato dalla confusione che regna sovrana nei gruppi parlamentari dei partiti di governo e dall’inesistente agenda strategica del Consiglio di Stato.
Non posso dunque che concordare passo passo con il recente editoriale di Righinetti sul Corriere del Ticino nel quale egli afferma: “leggere nero su bianco (sul rapporto del Consuntivo 2012) di politici che criticano la perenne campagna elettorale quasi si rivolgessero a terze persone, mentre in realtà parlano di sè stessi, ha dell’incredibile”. E ancora: “vedremo se questa classe politica, in perenne campagna elettorale, saprà dar prova del coraggio necessario per attuare anche quelle soluzioni strutturali indispensabili per rendere ancor più efficace il ruolo dello Stato”.
E allora vediamo rapidamente cosa è stato fatto col nuovo vento in poppa. Mi viene in mente la riforma della cassa pensione, a dimostrazione che il Ticino e la sua classe politica sanno reagire solo quando ci separano pochissimi centimetri dal burrone, e, fortunatamente, l’acquisizione di SES. Per il resto, in particolare sui dossier che preoccupano larghe fasce della nostra popolazione, nulla, il deserto dei tartari. Stessa cosa vale, in verità, anche per i partiti di Governo che sono stati in grado di far fallire pure i buoni progetti, complici i veti incrociati e il marketing politico. Mi riferisco per esempio al primo progetto di amnistia fiscale, alla risoluzione dei conflitti di interesse, all’incapacità di decidere nell’ambito dell’estensione dell’apertura dei negozi e alla legge che permetterebbe di frenare la crescita incontrollata delle spese.
Peccato, peccato davvero per il nostro Cantone che, al contrario di grandi proclama e molto fumo come quello generato dall’incespicante Road Map, necessiterebbe di strategia, di una revisione seria del rapporto sugli indirizzi che dia il tono alla musica della nostra politica. Questo esercizio, sviluppato a metà degli anni 90, grazie alle riflessioni di un noto istituto bancario e al libro bianco di masoniana memoria, è urgente perché nessuno di noi, ne sono convinto, crede che la nostra piazza finanziaria potrà rimanere a lungo così trainante come lo è stata in passato. E allora per riprendere il concetto di efficacia del ruolo dello Stato rispetto alle problematiche che oggi toccano il nostro Cantone, devo citare alcune nostre proposte:
- Priorità d’assunzione ai disoccupati, sul modello del Canton Ginevra;
- Abolizione della notifica online dei padroncini;
- Sgravi fiscali mirati per rilanciare l’economia,
- Promozione dell’insediamento di società innovative a mezzo della leva fiscale;
- Freno alla spesa in contrapposizione al freno ai disavanzi che prevede l’applicazione del moltiplicatore cantone;
- Riduzione dei compiti dello Stato attribuendoli a privati a mezzo di concorsi;
- Semiprivatizzazione della Banca dello Stato,
E, infine, l’introduzione del sistema maggioritario. Da notare che in tal senso siamo rimasti l’unico Cantone ad adottare l’elezione dei propri rappresentati tramite il sistema proporzionale dopo che il Canton Zugo ha recentemente modificato la sua legislazione per volere popolare.
Insomma, è dunque con un sentimento di vera insoddisfazione rispetto all’operato delle istituzioni politiche che l’UDC boccerà i conti consuntivi 2012. Il nostro gruppo vorrebbe poter essere testimone di una significativa svolta, ma il continuo tergiversare delle forze politiche e del Governo ci fa ogni volta battezzare i preventivi come di transizione e i consuntivi come un atto formale da registrare contabilmente senza troppo clamore.
Concludo questo breve intervento con uno squarcio di ottimismo. Non mi sarei aspettato quest’oggi di leggere la presa di posizione della nostra Ministra delle finanze a favore del maggioritario. Mi complimento con Lei e registro pure con favore il commento del direttore de La Regione Matteo Caratti. Forse è proprio vero, i fatti sono testardi e le conversioni esistono non solo in ambito religioso ma anche in politica.
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