L’UDC respinge il pericoloso collegamento politico con l’UE
L’UDC respinge con determinazione il mandato negoziale adottato dal Consiglio federale in vista di un collegamento istituzionale all’UE. Il vero obiettivo del Consiglio federale è quello di spingere la Svizzera nell’UE per questo tramite. La ripresa dinamica e vincolante del diritto UE e la sottomissione della Svizzera alla giurisdizione della Corte di giustizia dell’UE aprono la via all’integrazione nell’UE.
Il Consiglio federale ha recentemente ammesso, in una risposta a un’interpellanza dell’UDC che, di fatto, l’interpretazione e applicazione degli accordi bilaterali esistenti, non pone alcun problema particolare. Per contro, afferma apertamente di mirare in realtà alla “omogeneità” del diritto. In altre parole, vuole adattare la Svizzera alle strutture, ai princìpi e alle norme dell’UE. Eliminati dolcemente questi ultimi ostacoli all’adesione all’UE, la via verso quest’ultima sarà spianata. L’UDC si batterà con tutti i mezzi a sua disposizione contro la conclusione di un tale contratto.
La Svizzera non ha assolutamente bisogno di un collegamento istituzionale all’UE. Al contrario, il comportamento di certi funzionari UE di fronte alla campagna di voto in corso sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, indica in tutta evidenza che l’UE non ha l’intenzione di rispettare le tradizioni e i princìpi politici della Svizzera, quali la democrazia diretta. In maniera inammissibile, questi ambienti tentano, con minacce e tentativi di ricatto, d’influenzare un processo di politica interna svizzera. Queste ingerenze negli affari interni della Svizzera saranno addirittura istituzionalizzati con il mandato negoziale approvato il 18 dicembre scorso.
Rispettare le decisioni della CPE
In risposta a una consultazione del Consiglio federale, la Commissione di politica estera del Consiglio nazionale ha preso lo scorso ottobre diverse decisioni concernenti il mandato negoziale su un collegamento istituzionale della Svizzera con l’UE. Così, il Consiglio federale deve far capire chiaramente, prima dei negoziati con l’UE, che la Svizzera non vuole aderire né direttamente né indirettamente all’UE, e che non ha l’intenzione di diventare membro del mercato interno europeo. In questo contesto, il Consiglio federale deve anche annunciare ai suoi interlocutori UE che considera priva d’oggetto la domanda d’adesione depositata nel 1992. Inoltre, la Svizzera non può concludere degli accordi che limitano la sua sovranità, come pure non può impegnarsi a riprendere automaticamente il diritto UE e sottomettersi a una giurisdizione UE o SEE. Poiché le decisioni della CPE sono manifestamente considerate dal governo come raccomandazioni senza carattere vincolante, l’UDC è tornata alla carica durante questa sessione autunnale con una mozione richiedente al Consiglio federale di rispettare le importanti decisioni strategiche del Parlamento su questo dossier, mettendone al corrente l’UE.
Con i negoziati avviati il 18 dicembre, il Consiglio federale prosegue con i suoi subdoli tentativi di far entrare la Svizzera nell’UE. Esso vuole che la Svizzera riprenda del diritto straniero e che dei giudici stranieri impongano le loro leggi in Svizzera. L’accordo negoziato comporta infatti l’adeguamento dinamico al diritto UE, come pure la soluzione dei litigi, la sorveglianza e l’interpretazione da parte di una giurisdizione straniera e di istituzioni straniere che non sono state legittimate democraticamente in Svizzera. Questo collegamento istituzionale impone una ripresa dinamica e anche meccanica, ma in ogni caso vincolante per il diritto svizzero. Auspicando ciò, il Consiglio federale viola il principio costituzionale supremo, ossia la salvaguardia dell’indipendenza e della sovranità del paese.
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