Iniziativa 1:12: i giovani borghesi non ci stanno!
Il Comitato cantonale interpartitico „No all’iniziativa 1:12 dei giovani socialisti“ composto da membri GLRT, Generazione Giovani e GUDC, è contrario ad un iniziativa ritenuta irresponsabile e dannosa che – andando a colpire tutti e in particolar modo le nuove generazioni- provocherebbe un effetto boomerang.
L’iniziativa dei giovani socialisti chiede che il salario massimo versato da un’impresa non superi di oltre 12 volte il salario minimo versato dalla stessa. Secondo il Presidente dei GLRT, Giovanni Poloni, “ciò stravolgerebbe il sistema che sino ad oggi ha garantito un elevato benessere alla Svizzera e che viene invidiato da molte nazioni”. Attualmente lo Stato non interviene nella determinazione dei salari. Questi sono infatti fissati o tra datori di lavoro e lavoratori o – nell’ambito delle convenzioni collettive di lavoro – tra datori di lavoro e sindacati. Come sostiene Poloni “con l’iniziativa 1:12 i giovani socialisti non si limitano quindi a proporre un’ingerenza dello Stato nella fissazione dei salari ma disdegnano il partenariato sociale che da oltre 100 anni dimostra la sua efficacia”.
In nome di una maggior equità nella distribuzione della ricchezza l’iniziativa si prefigge di ridurre i salari elevati. Il Presidente di Generazione Giovani, Gianluca Padlina, sostiene che questa “è una falsa buona idea, in quanto priverebbe di importanti risorse i budget consacrati alle prestazioni che lo Stato fornisce a tutta la popolazione, come la socialità, le strade, le scuole o la polizia. Sono infatti i salariati elevati che – pagando ingenti imposte – contribuiscono in maniera determinante al benessere del paese e al debole valore dell’indice di Gini che, paragonato a livello internazionale, testimonia una ridotta disparità salariale e di reddito nel paese”. Le perdite a cui l’iniziativa condurrebbe sono stimate a livello federale a 2,5 miliardi di franchi all’anno per l’AVS e l’AI e a 1,5 miliardi di franchi per l’imposta federale diretta a cui devono venir aggiunte le perdite cantonali e comunali. Come continua Padlina “ciò si concretizzerà in una perdita di benessere generalizzata, che ben si distanzia dall’obiettivo di maggior equità e giustizia sociale che i giovani socialisti dicono di voler perseguire”. Per di più, saranno nuovamente la classe media e le PMI che – chiamate a pagare più imposte e contributi sociali – dovranno colmare queste importanti perdite di entrate.
Il Presidente dei GUDC Alain Buehler ritiene che “al contrario di quanto annunciato dai promotori, l’iniziativa non contribuirà ad aumentare i salari modesti ma avrà l’effetto perverso di mettere in difficoltà i lavoratori meno qualificati e più vulnerabili”. Costrette a rispettare la rigida formula 1:12 le imprese saranno infatti incitate a sopprimere gli impieghi scarsamente retribuiti e a rivolgersi a imprese esterne, mettendo così in difficoltà coloro che bisognerebbe proteggere maggiormente. Inoltre, ci ricorda Buehler, “a perdere sarebbero tutti i salariati, in quanto ad una diminuzione dei salari elevati, corrisponderebbe una riduzione dei salari delle classi intermedie”.
Per poter verificare se le circa 300’000 imprese svizzere rispettano il rapporto 1:12 dovrebbe esser creato un gigantesco apparato amministrativo che provocherebbe un aumento sproporzionato di burocrazia e costi elevati per tutte le imprese. A farne le spese sarebbero soprattutto le PMI.
Infine, i tre copresidenti dei giovani partititi borghesi sottolineano uniti che “basta guardare alla situazione in cui versano la maggior parte dei paesi vicini (Spagna, Grecia, Francia e Italia) per rendersi conto che un’ingerenza eccessiva dello Stato nell’economia del paese comporta solo problemi: disoccupazione elevata, salari bassissimi, meno spirito imprenditoriale, economia moribonda.” Insomma, il 24 novembre sarà determinante votare NO per non incappare nei medesimi errori.
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