Il docente con un co-pilota non è la soluzione!

Lug 12 • Dal Cantone, Dall'UDC • 3061 Views • Commenti disabilitati su Il docente con un co-pilota non è la soluzione!

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Lara Filippini Deputata UDC in Gran Consiglio

Lara Filippini
Deputata UDC in Gran Consiglio

Interrogazione della nostra deputata in Gran Consiglio Lara Filippini

 

Le risposte all’interrogazione del 27 maggio 2013 “Professore con tutor: ma quanto ci costa?” sono a nostro avvisto insoddisfacenti, per di più visto che siamo entrati in possesso di nuove ed eclatanti informazioni in merito al caso.

Il professore in questione è stato indicato agli uffici preposti nel 2010 dalla direzione del Liceo di Locarno, dietro diverse segnalazioni da parte di alcuni allievi e delle loro rispettive famiglie.

Quello che non è emerso nelle risposte è che sì, di tale caso il DECS è venuto a conoscenza solo in quell’anno sopracitato, ma che proprio in quell’occasione il DECS è anche stato reso edotto che tale professore ha cambiato nella totalità ben 3 istituti scolastici proprio per gli stessi problemi.

Famiglie ed allievi che, con una certa regolarità, manifestavano la volontà di non averlo più quale insegnante per manifesta incapacità nell’insegnamento – tanto che i ragazzi stessi arrivavano più volte a correggerlo – al punto di chiederne l’allontanamento dalla classe in questione.

Proprio in questo senso, quando il cerchio si sarebbe stretto attorno alla sua inabilità, si sarebbe proceduto al suo trasferimento, avvenuto in prima battuta dalla sede di Mendrisio a quella di Bellinzona, e in seguito da quest’ultima a quella di Locarno, dalla quale poi è finalmente partita la dovuta segnalazione al DECS.

Interessante evincere dalle risposte dell’interrogazione del 27 maggio 2013, come i problemi didattici e linguistici – si ammetta – siano solo parzialmente risolti, ma che non si dica che tale professore, vista la scarsa preparazione (forse anche dovuta al “momento di disagio”?) sia stato relegato a insegnare solo ad allievi di prima e seconda liceo; i quali arrivati in terza e quarta devono recuperare il tempo perduto per riuscire a sostenere nel migliore dei modi gli esami di maturità.

Parrebbe anche che tale professore si limiti a dare solo le lezioni della propria materia, non frequenti l’aula docenti (rapporti ridotti al lumicino con i colleghi), non vada alle riunioni dei docenti della sua materia, non frequenti i corsi di aggiornamento e avrebbe anche rifiutato un corso di un mese in Germania per rimettersi a pari.

Si sarebbe altresì prospettato, visti i presenti parziali problemi didattici e linguistici (fatto sottolineato anche nella risposta all’interrogazione del 27 maggio), il suo trasferimento in una scuola professionale.

Vista la sua accettazione dell’affiancamento di un tutor (che opera per la maggior parte del tempo nell’orario extra-scolastico!), della riduzione dell’impegno al 50% e del futuro pre-pensionamento a fine anno scolastico 2013/2014, non si è ritenuto il caso di andare oltre, con un eventuale sospensione/licenziamento.

 

Posto che il lavoro del docente è diventato sempre più complesso, e che tutti possiamo avere nel corso della nostra vita uno scompenso o un momento di disagio, e che vi debba essere un aiuto in tal senso, l’insegnamento rimane tuttavia un aspetto assai delicato perché andrà a formare gli adulti di domani.

 

Chiediamo quindi al Consiglio di Stato di voler rispondere alle seguenti domande:

 

– Perché le sedi di Mendrisio e Bellinzona non hanno mai segnalato i problemi riscontrati con questo professore? Cosa intende fare il CdS nei confronti degli quegli istituti scolastici che, come quelli citati, non segnalano ev. problemi di disagio e/o didattica dei docenti al DECS?

 

– Perché il CdS non ha ritenuto di obbligare e/o sanzionare il docente in questione che si è rifiutato di seguire i corsi di aggiornamento e affini? Non si ritiene che tale rifiuto possa essere motivo di licenziamento?

 

– Tra il 2010 ed il 2012, con il perdurare delle lamentele, si è finalmente deciso da parte dell’Ufficio dell’insegnamento medio superiore (UIMS) di istituire una commissione pedagogica per esaminare l’attività professionale del docente. Non era il caso in parallelo di indirizzarlo su qualche seduta psicologica per stabilire quanto fosse grave e incidesse sul rendimento lavorativo il “momento” di disagio?

 

– Il tutor gli è stato affiancato per sostenerlo per i problemi didattici e linguistici accertati. Perché dunque non si deve intendere il tutor al fianco del docente, cioè durante l’orario scolastico, quando invece tale/i figure lo seguono al di fuori delle lezioni e quindi in orario extra scolastico?

 

– Da quale data gli è stato affiancato il tutor e quanto ci è costato finora affiancargli tale figura? Quanti altri professori in Ticino vengono affiancati da tale figura professionale e con quali costi annuali?

 

– Se il docente in questione non è in grado di ricoprire il suo ruolo di educatore, a causa di questo suo disagio, perché non si è ritenuto il caso di sospenderlo per un periodo affinché potesse curarsi e, una volta guarito dalla patologia, reinserirsi gradualmente nel contesto scolastico?

 

– Secondo lo studio cantonale “Progetto di sostegno ai/alle docenti in difficoltà” –  i/le docenti che subiscono maggiormente lo stress della professione sono da rilevare all’inizio della carriera e quelli verso la fine. Non sarebbe il caso, per i primi, di sottoporli a un esame (test generico MMPI, STAY – State-Trate Anxiety Inventory o PSS- Perceived Stress Scale,ecc.) effettuato da esperti, volto ad appurare la loro capacità di sopportare il carico psicologico che la professione impone ed aiutarli di conseguenza prima che sia troppo tardi?

 

Lara Filippini

Per il Gruppo UDC

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