Il Consiglio federale minaccia la solidità della previdenza vecchiaia

Nov 19 • Dall'UDC, Dalla Svizzera, Prima Pagina • 1945 Views • Commenti disabilitati su Il Consiglio federale minaccia la solidità della previdenza vecchiaia

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Il messaggio sulla mega-riforma “Previdenza vecchiaia 2020″ che il Consiglio federale ha presentato oggi minaccia la solidità della previdenza vecchiaia, mentre che questa ha invece assolutamente bisogno di essere garantita. A spese dei contribuenti e soprattutto degli attivi e delle giovani generazioni, il governo rafforza lo Stato sociale della ridistribuzione invece di assicurare finanziariamente il sistema dei tre pilastri che ha dato buona prova di sé (AVS, previdenza professionale, previdenza individuale). I problemi strutturali che toccano oggi la previdenza vecchiaia (aumento della speranza di vita, effetti di ridistribuzione indesiderabili, minamento del principio dei tre pilastri) saranno celati da prelievi supplementari invece che risolti. Con questa procedura, il Consiglio federale prevede consapevolmente il fallimento del progetto “Previdenza vecchiaia 2020”. Per l’UDC è evidente che bisogna intervenire con delle riforme limitate e controllabili, cominciando dall’adeguamento dell’età di pensionamento a 65 anni per uomini e donne. È invece fuori questione di accettare un aumento delle imposte per finanziare questo progetto.

Il Consiglio federale non ha evidentemente tenuto conto né della richiesta fortemente sostenuta dalla destra politica e dalle associazioni economiche, di dividere questo progetto in riforme parziali ragionevoli, né del rifiuto opposto a una strategia basata unicamente su delle entrate supplementari. Il governo punta invece su una massiccia estensione dello Stato sociale. Il dipartimento del consigliere federale Berset procede a una ridistribuzione d’ispirazione ideologica a carico dei giovani e degli attivi. Un’esplosione dei debiti e, di conseguenza, un massiccio aumento delle imposte gravanti sui cittadini e sulle imprese ne conseguiranno inevitabilmente. Il progetto proposto prevede  un aumento sostanziale dell’IVA, ossia dell’1,5%. D’altro canto, tutta questa riforma eccessivamente ambiziosa è basata su un aumento delle entrate che diverrà inevitabile a causa dell’enorme costo di questa operazione. Questo modo d’agire è inaccettabile. L’UDC s’oppone a qualsiasi forma di aumento delle imposte, in particolare dell’IVA. È tempo che il Consiglio federale dia prova di avere realmente l’intenzione  e la competenza di riformare le strutture della previdenza vecchiaia per far fronte ai problemi dovuti all’invecchiamento della popolazione.

Indispensabili delle riforme strutturali

Nella sua risposta alla procedura di consultazione della primavera 2014, l’UDC ha presentato delle proposte realistiche per riformare la previdenza vecchiaia. La prima tappa consiste nel fissare rapidamente a 65 anni l’età di pensionamento di donne e uomini. In seguito, il tasso d’IVA prelevato già dal 1999 per l’AVS deve finalmente andare a beneficio integralmente e direttamente dell’AVS, senza che la Confederazione si ritiri per altre vie dal finanziamento di questa istituzione sociale, come prevede il Consiglio federale nel suo messaggio. È inaccettabile che dei miliardi siano generosamente attribuiti alla cultura o all’aiuto all’estero, mentre che la Confederazione cerca di sottrarsi progressivamente alla sua partecipazione al finanziamento della previdenza vecchiaia.

In una seconda tappa, si dovranno riunire le condizioni strutturali necessarie all’inevitabile introduzione di una “età di pensionamento di riferimento 65+”. Degli interventi che suggeriscono delle soluzioni in questo senso sono tuttora pendenti in Parlamento.

Il secondo pacchetto di misure dovrà mirare ad abbassare in una sola volta al 6% il tasso minimo di conversione nella previdenza professionale (casse pensioni). Bisogna finalmente spoliticizzare i parametri tecnici di questa assicurazione (tasso di conversione e tasso d’interesse minimi). È infatti da diverso tempo che le generazioni attive sono espropriate nella previdenza professionale. Poiché le Svizzere e gli Svizzeri diventano sempre più vecchi, mentre che i fondi risparmiati durante la vita professionale rimangono gli stessi, il denaro accumulato dalla generazione attiva è prelevato e aggiunto al capitale risparmiato dai pensionati, al fine di compensare la maggiore speranza di vita. Questo modo d’agire è intollerabile e inficia l’efficacia del sistema dei tre pilastri (sistema di ripartizione fra AVS, copertura capitale nella previdenza professionale, previdenza individuale).

L’obiettivo primario deve essere quello di garantire una previdenza vecchiaia equa (in particolare per ciò che concerne la ripartizione degli oneri fra le generazioni) e finanziariamente solida. Ma non si stabilizza durevolmente la previdenza vecchiaia ricorrendo alla soluzione più facile, che consiste semplicemente nell’aumentare i prelievi. Il sistema dei tre pilastri che ha dato buona prova di sé e che è tanto ammirato all’estero deve essere garantito anche in futuro. Non bisogna in alcun caso minacciarlo con un’estensione eccessivamente onerosa dello Stato sociale.

UDC Svizzera

 

Berna, 19 novembre 2014

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