Fisime e surrogati

«La storia racconta che durante le guerre, o nei periodi che subito le seguono, a causa della impossibilità d’importare i prodotti, o per via del loro costo eccessivo, venivano utilizzati dei surrogati.
Durante la prima guerra mondiale, la flotta della Triplice intesa impediva l’arrivo di trasporti via mare in Germania; nacquero così molti surrogati, come la gomma sintetica, il benzene per il riscaldamento e un caffè ricavato dai fagioli arrostiti.
In Italia, durante la seconda guerra mondiale e anche prima, a causa dell’embargo della società delle nazioni e dell’autarchia, si cercò di produrre una serie di surrogati, come il carcadè (surrogato del tè), il caffè d’orzo o di cicoria.» (giornaledelcaffè.it)
La motivazione che portò alla nascita dei surrogati alimentari è dunque da ricercare nella forza maggiore imposta dalla mancanza del prodotto originale, ma mai i loro geniali creatori d’anteguerra si sarebbero messi all’opera per sostituire con dei mediocri simulacri degli eccellenti prodotti naturali che non fossero spariti dal mercato o accessibili solo a prezzi proibitivi.
Le fisime del mondo moderno: una gallina dalle uova d’oro
Oggi, nel mondo industrializzato del benessere – nel quale non ci sono più problemi essenziali, in primis quello di mettere insieme il pranzo con la cena – la gente si è creata un sacco di fisime volte a giustificare un’esistenza divenuta sempre più insignificante e priva di stimoli. Dai salvatori del pianeta agli ecologisti talebani, dai celiaci o intolleranti al lattosio ai bio-consumatori solo per illudersi di mangiare più sano degli altri, dai vegetariani con qualche concessione a cibi quali uova e latticini – non direttamente carnei ma comunque di origine animale – ai vegani puri e duri che negano il lato onnivoro dell’uomo imponendosi (e, purtroppo, pretendendo sempre più di imporla agli altri) una dieta esclusivamente a base di erbe, frutta, cereali e farinacei. Qualcuno obietterà che la celiachia o l’intolleranza al lattosio o al glutine non sono fisime, bensì vere e proprie patologie e, tutto sommato, ha probabilmente ragione. Cionondimeno, è un dato di fatto che per secoli l’umano ha mangiato tutto quello che passava il convento, senza particolari reazioni negative, semplicemente perché la celiachia e le intolleranze gli erano ignote. E se identificava un particolare cibo che gli causava una reazione allergica, rinunciava a quell’alimento – ma solo a quello – e buonanotte al secchio.
Ma mano a mano che queste manie si sono andate diffondendo in una società alla continua ricerca di motivazioni esistenziali, esse hanno trovato vieppiù il supporto interessato, da un lato della ricerca medica e della produzione farmaceutica – che hanno causato consapevolmente il diffondersi delle neo-patologie allo scopo di ingrossare il loro parco-pazienti – e, dall’altro, del mercato alimentare che fa la stessa cosa pubblicizzando prodotti «sani» e bio che queste neo-patologie avrebbero il potere di prevenirle.
Con il passare del tempo, quelle che erano iniziate come piccole nicchie di mercato sono evolute in «business» miliardari: una vera e propria gallina dalle uova d’oro!
«Carne» vegana e bambole gonfiabili: la stessa ipocrisia
Oggi si trovano sul mercato prodotti che imitano la carne in tutte le sue presentazioni: bistecche, hamburger, insaccati, tutti rigorosamente vegani. Perché? Non più perché la carne sia scarsa sul mercato o inaccessibile ai più (benché forse, con i prezzi che girano in Svizzera, quest’ultima affermazione sia opinabile), ma perché chi ha fatto questa scelta rinuncia a malincuore a una bella bistecca o a un saporito salame, e quindi è disposto a spendere non poco pur di assaporarne il gusto o perlomeno qualcosa che gli somigli. È come un frate che pensi di rispettare il voto dell’astinenza comprandosi una bambola gonfiabile. Il surrogato è analogo, l’ipocrisia è la stessa.
Le rinunce «facilitate»
Mentre la società dell’immediato dopoguerra è tornata al più presto al caffè autentico, rinunciando con piacere all’orrendo surrogato d’orzo o di cicoria, oggi è di moda evitare la caffeina, la teina o la teobromina bevendo caffè d’orzo e tisane. Per chi apprezza gli originali, una forma di masochismo.
Vuoi fare il figo vegano ma ti piace troppo la fiorentina? Ecco la carne artificiale.
Vuoi smettere di fumare ma credi di non farcela? Eccoti la sigaretta elettronica.
Vuoi smettere di inquinare con un’auto o con la moto, ma sei troppo pigro per pedalare? Ecco la bicicletta o il monopattino elettrici.
E, infine, vuoi fare sesso ma hai paura dell’AIDS o delle malattie veneree o – anacronisticamente ormai – vuoi arrivare vergine al matrimonio? Ci sono sul mercato delle bambole gonfiabili talmente realistiche che un Giapponese ne ha addirittura sposata una.
Non so voi, ma io – sarà perché appartengo a una generazione senza o con pochissime fisime – continuo a preferire l’originale.
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