Er pensiero
Con questo numero diamo inizio a una nuova rubrica che, pur non essendo connessa con la realtà ticinese o svizzera, riporta delle poesie in dialetto romanesco di Trilussa (al secolo Carlo Alberto Salustri, 1871-1950) molto popolari anche da noi, rese tali anche grazie al “Sciùr maestru”, Angelo Frigerio, che usava recitarne una alla fine di ogni puntata della sua trasmissione radiofonica “L’ora della terra”. L’ironia e il sarcasmo di Trilussa celano spesso una filosofia di stretta attualità anche oggi, da cui tutti dovremmo trarre insegnamento. (Red.)
Qualunque sia pensiero me viè in mente,
prima de dillo, aspetto e, grazzi’a Dio,
finché rimane ner cervello mio
nun c’è nessuno che me pô di’ gnente.
Ma s’opro bocca e je do fiato, addio!
L’idea, se nun confinfera a la gente,
me pô fa’ nasce quarche inconveniente
e allora er responsabbile so’ io.
Per questo, ner risponne a quarche amico
che vorebbe sapé come la penso,
peso e misuro tutto quer che dico.
E metto tra er pensiero e la parola
la guardia doganale der bon senso
che me sequestra er contrabbanno in gola.
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