Dai comuni
Gambarogno
Cambiamo abitudine
Mi sento di poter affermare che l’individuo e le sue libertà, anche alle nostre latitudini sono messe a
dura prova e talvolta calpestate. È una brutta sensazione sentirsi sminuire.
Essere ritenuti dei nulli da autorità, uffici amministrativi, da politici ma anche da media molto vicini al sistema in essere. Non riconoscerci responsabilità, competenze e capacità. Non fidarsi significa annullarci.
È triste in quanto ti ritieni una persona che, se esiste, è perché è riuscita a superare millenni di selezione naturale, sei quindi un essere molto performante ed efficiente. Hai anche capito che se puoi usare e mantenere in esercizio queste tue facoltà fisiche, razionali, morali, culturali ed etiche stai anche meglio e queste capacità invecchieranno bene e lentamente.
Eppure, spesso a schiacciarti sono figure riconosciute da autorità in quanto parte di sistemi politici democratici, amministrativi, ma anche media vicini al sistema che per fortuna esistono e funzionano ma sono ben lontani dall’efficienza naturale che incarniamo. Spesso mi viene la voglia di dire che il problema, la deviazione, sono proprio insiti nelle persone che vogliono ritenere gli altri delle nullità e impongono poi comportamenti vincolanti e misure vessatorie. Il problema sta proprio in quelle persone che troppo sovente tolleriamo.
Tutti ora penseranno che sto parlando di Covid e di decisioni e interventi politici discutibili. No. Per parlare di covid è meglio farlo a bocce ferme, in quanto ora le emozioni dominano tutto.
Quando la situazione sarà sotto controllo e saremo lucidi, dopo vedremo i gravi errori che sono stati commessi per non aver riconosciuto, apprezzato e sostenuto le capacità e le libertà individuali. Cifre e statistiche alla mano, i nostri politici non ne usciranno bene per capacità di ponderare oggettivamente i vari interessi in ballo e potranno essere scusati solo per l’emergenza della prima ondata, ma non a partire dalla seconda.
No, io voglio parlare di tante libertà che vengono schiacciate in nome del «bisogna cambiare le abitudini» codificato da nessuna parte e in nessuna legge. Ad esempio, la mobilità in Ticino è un tema che si presta a puntino. Da tutti è riconosciuto che la mobilità privata e pubblica sono complementari eppure, da automobilista, ritengo che le mie libertà e relative esigenze nella mobilità individuale sono calpestate ogni giorno tanto, troppo, da sentirmi quasi in un regime fascista in quanto si sta perdendo il senso della misura e l’intelligenza di mettersi nei panni degli altri. Premetto di appartenere al ceto medio e quindi di avere da lunga data, da più generazioni delle radici e un’abitazione da qualche parte in questo Cantone, come vale per tante altre persone. Facevo parte anche io di uno di quei 241 Comuni che avevamo. Tutto questo per dire che se ho un’abitazione in una delle dieci valli importanti del Ticino o su una qualche collina delle numerose presenti, non è colpa mia, e il centro dei miei interessi è li. Ho una piccola storia dietro di me ed è un fatto che ha diritto di essere riconosciuto. Oggi sembra che usiamo l’auto per abitudine. No, usiamo l’auto perché da una rapida analisi risulta lapalissiano che in Ticino le abitazioni presenti sono distribuite ovunque su di un territorio alpino e prealpino e raccordarle in modo efficiente con mezzi pubblici è un’impresa molto limitante. In qualsiasi analisi rigorosa risulta importantissima, e quindi indispensabile, la mobilità privata in un contesto di abitazione diffusa come il nostro. E invece no. Si ostacola la mobilità privata in qualsiasi modo e la giustificazione è «bisogna cambiare abitudini». Ma il traffico privato non diminuisce e per spostarci impieghiamo tanto, troppo tempo del poco che abbiamo a disposizione. Come mai il traffico non diminuisce? Qualcuno se lo chiede? Ci si infischia che migliaia e migliaia di residenti restino sempre più tempo sulle strade perché queste sono state modificate per rendere più difficoltosa la mobilità privata. Gli esempi non mancano. Provate a pensarci.
Obbligo della mascherina al Meriggio di Losone
In previsione delle vacanze pasquali il Municipio ha introdotto l’obbligo di indossare la mascherina in tutto il parco alle spalle della spiaggia del Meriggio.
Il Meriggio è l’area verde più apprezzata di tutto Losone e non solo. Nel vasto parco naturale, formato dall’incontro dei fiumi Melezza e Maggia, si svolgono grigliate, si gioca a pallavolo e calcio, e si fa il bagno. Nella zona si incrociano escursionisti e ciclisti che percorrono il sentiero naturalistico che affianca il fiume e i cani con i loro padroni che si avviano verso il dog park sull’argine.
In previsione di accogliere un significativo flusso di persone durante le vacanze primaverili, il Municipio di Losone ha deciso di introdurre l’obbligo di indossare la mascherina in tutta la zona verde del Meriggio. È stata esclusa dal provvedimento la spiaggia, dove è consentito continuare a prendere il sole, ma assicurandosi di mantenere sempre la necessaria distanza sanitaria.
Nei principali punti di accesso all’area il Comune ha collocato una serie di cartelli per informare, sia chi sosta sia chi attraversa il Meriggio, dell’obbligo di usare sempre la mascherina.
Lugano
Iniziativa popolare comunale «Adéss Basta!»
L’UDC sezione di Lugano ha lanciato in data odierna l’iniziativa popolare comunale «Adéss Basta!» – NO a un’autogestione al di sopra della legge. Essa si prefigge 3 obiettivi ben chiari: permettere lo sviluppo a Lugano di attività giovanili in uno spirito di autodeterminazione, regolamentarle e vietare la concessione di spazi, locali o immobili a gruppi che non rispettano la legge e l’ordine pubblico. In questo modo si porrà fine a Lugano alla presenza di un’autogestione che non ha il benché minimo rispetto per le Autorità, l’ordinamento giuridico e la cittadinanza e si pone una base legale chiara per la gestione di future attività simili. Dopo quasi un ventennio di convivenza forzata e innumerevoli illeciti commessi in tutti questi anni, è giunto il momento di dire basta. La Città di Lugano non può e non deve più tollerare sul suo territorio simili attività. Saranno le cittadine e i cittadini luganesi a prendere in mano la situazione, sulla quale le Autorità e la politica hanno per troppo tempo tergiversato.
La decisione presa a maggioranza dal Municipio di disdire la convenzione è sicuramente positiva ma un’uscita degli ex molinari dall’ex macello nell’immediato non è accertata. Ci saranno dei ricorsi con relativo effetto sospensivo o alla peggio un cambio di maggioranza sul tema in Municipio, vista l’uscita di scena di Michele Bertini.
Per questo motivo è necessario agire ora con i mezzi che la nostra democrazia diretta ci concede. Basta con la violenza verbale e fisica, basta con i vandalismi, basta con le manifestazioni non autorizzate e basta con il non rispetto della legge. Questo tipo di autogestione non deve più trovare spazio in Città. La Città può e deve valorizzare maggiormente le attività giovanili che rappresentano un arricchimento sia per i cittadini più giovani che la Città stessa, ma non senza regole ben definite.
L’UDC sezione di Lugano sta raccogliendo varie adesioni per la costituzione di un comitato di sostegno all’iniziativa tra i quali membri si può già annoverare: il Sindaco Marco Borradori e i Municipali Lorenzo Quadri e Michele Foletti e i Consiglieri comunali Lukas Bernasconi, Andrea Censi, Martina Caldelari, Gianmaria Bianchetti e Urs Lüchinger.
I formulari si potranno scaricare al seguente indirizzo web www.udc-lugano.ch/adessbasta dalle 13.00 di venerdì 26 marzo 2021.
Un SÌ al Polo sportivo e degli eventi non esente da critiche
Il Comitato direttivo dell’UDC sezione di Lugano, riunitosi il 14.03.2021 per discutere del Polo sportivo e degli eventi (PSE), ha approvato a larghissima maggioranza il progetto (un astenuto e nessun contrario).
Un’approvazione non esente da critiche nei confronti del Municipio, reo di non aver gestito al meglio i negoziati con i partner privati, di non esser stato sempre trasparente con il Consiglio comunale e di gestire in malo modo la comunicazione generale relativa al progetto nei confronti della cittadinanza, soprattutto per ciò che riguarda i costi dell’opera a carico dei contribuenti.
Nel mirino dei membri del Comitato è finita soprattutto la reticenza dell’Esecutivo nel concedere un maggior raggio d’azione al Legislativo cittadino all’interno del progetto e, soprattutto, nella stesura del contratto sottoscritto con i partner privati. Una prassi ormai consolidata durante quest’ultima legislatura, nella quale il Consiglio comunale e le Commissioni si sono trovate spesso nella posizione di dover battere i pugni sul tavolo per ottenere maggiori informazioni oppure, peggio ancora, il loro margine di manovra veniva ampiamente ridotto con messaggi importanti licenziati a cinque minuti da mezzanotte. Questo modo di gestire la cosa pubblica a Lugano deve assolutamente terminare con questa legislatura.
Per contro, il Comitato ha riconosciuto la necessità per la Città di Lugano di dotarsi di infrastrutture sportive al passo con i tempi per dare finalmente una casa alla miriade di associazioni sportive attive sul territorio cittadino e di valorizzare un comparto che rappresenta oggi la porta nord della nostra Città. Un eventuale stop al PSE porterebbe con sé più difficoltà che soluzioni, bloccando per oltre un decennio lo sviluppo dell’area e di tutta la Città.
In ogni caso l’UDC non intende abbassare la guardia sul progetto e monitorerà costantemente il suo sviluppo, intervenendo immediatamente nelle sedi opportune in caso di necessità.
Maggia

Simone Franceschini
Candidato al Municipio di Maggia
Franceschini Simone
Lista 4: Lega – UDC / SVP / Ex Agrari – Indipendenti
Interrompere la museificazione di Maggia
Ora bisogna creare generatori di indotto economico diretti e posti di lavoro.
In un suo articolo apparso sulla stampa mesi fa, l’attuale sindaco di Maggia, scriveva «Occorre evitare tanto la museificazione quanto la colonizzazione urbana». In effetti, per la seconda non si corre alcun pericolo, questo perché nell’ultimo decennio la prima l’ha fatta da padrone.
Basti guardare le richieste di credito del Municipio al Consiglio Comunale, negli ultimi undici anni, laddove si può constatare un incremento esponenziale di fondi destinati a progetti legati alla cultura o a puntuali valorizzazioni del territorio intatto di cui disponiamo. Cioè, le uniche, all’infuori della normale amministrazione di manutenzione delle strutture, quali canalizzazione, centri rifiuti, strade, acqua ecc. Togliendo da queste, il finanziamento – sia detto per inciso, milionario- per il Centro scolastico, comunque anch’esso legato alla cultura, la somma dei crediti raggiunge 1,5 milioni; crediti destinati ai fini di progetti promossi da enti con fine culturale o valorizzazione del territorio. Alcuni di questi sono, per esempio, il progetto Sentieri senza barriere, la Fondazione Moghegno 360, la Faggeta di Lodano, … ecc.
Insomma, un museo a cielo aperto della Vallemaggia, che ha portato ai residenti rinunce e divieti (vedi strada Lodano – Moghegno). Così facendo, nonostante il proclama su faccialibro (facebook), il Sindaco ha creato proprio quello che non desiderava. La museificazione del territorio, cioè un Ballenberg della Vallemaggia.
Con questo non si vuole affermare che siamo contrari a progetti legati alla cultura e alla valorizzazione del nostro territorio. Però non ci si deve impegnare solo in quella direzione. Necessitiamo ora di portare avanti dei progetti che siano complementari a questi, cioè servizi e strutture laddove sia il cittadino a trarne beneficio e il turista invogliato a permanere nel territorio … anche nei giorni di brutto tempo, per esempio.
Nelle prossime elezioni comunali di aprile, chiediamo una reazione alla comunità di Maggia, perché, per rimanere in tema di oggetti museali, mummie o quant’altro, «solo i pesci morti seguono la corrente» (citazione ripresa da un esponente PLR, nel corso di una trasmissione televisiva che, guarda caso, calza bene in casa PLR di Maggia). Sì, perché nei progetti sottobanco, ricordiamo che c’è ancora il “Museo del Rastrello” di Someo (denominato Centro di studio sull’emigrazione e deposito di libri dell’autore Cheda), quella che sarebbe, in barba al lascito Tognazzini, l’idea di trasformazione dell’apprezzata e utile casa anziani.
Ma del resto si tratta di un progetto “in linea” con lo spirito di cui sopra si è spiegato: un altro intento, legato alla cultura, costato a oggi già CHF 6’000.- (pagamento per le prestazioni del capo progetto) e che sicuramente non porterà alcun valore aggiunto alla frazione e al Comune.
Del resto, strutture quali biblioteca e archivi comunali sono già esistenti ovunque, a Cevio c’è già un museo e ai Ronchini c’è è la scuola che verrà ristrutturata. Pertanto, quale sede migliore per un centro di studio e una raccolta di libri, se non un centro scolastico, quindi alla portata pure degli allievi presenti, rispettivamente struttura con tutte le comodità e necessità di mezzi e spazi per sviluppare un centro di ricerca e studio? Perché privare i nostri anziani della casa di cura e trasferirli fuori Comune a Cevio innalzando il già non magnifico Centro socio sanitario?
Non vi è chi non veda che detti progetti e investimenti al comune, nel prossimo e continuo futuro, porteranno solo a costi (manutenzione o costi ad essi generati dal pubblico, per esempio, pulizia e rifiuti) che graveranno sulle spalle dei contribuenti, senza alcun indotto economico diretto e concreto.
Oggi, per il nostro comune serve guardare oltre, su una politica regionale, se non già cantonale. Bisogna indirizzare i propri sforzi nello sviluppo economico e di indotto diretto, che porti vantaggio alla comunità residente, non solo in entrate finanziarie ma anche in servizi, come già indicato, e posti di lavoro.
Si contano sulle dita di una mano i posti di lavoro creati anzi, la politica pianificatoria unita all’estremo rigore adottato dall’amministrazione comunale e alla mancanza di flessibilità verso chi per decenni ha lavorato, ha portato alla perdita di impieghi (vedasi aree della lavorazione della pietra a Riveo).
Idee alternative nel cassetto ce ne sono. Se si volesse davvero chiudere la casa per anziani allora si dovrebbe optare per istituti più interessanti, destinati a creare anche nuovi posti di lavoro. Pensiamo ad esempio all’istituzione di una casa protetta (un luogo per donne o uomini, di ascolto, informazione e accoglienza in un ambiente protetto per coloro che vivono situazioni di grave disagio sociale e psicologico), oppure, un centro di collocamento e protezione per minori che necessitano di protezione e accudimento. Solo un paio di idee, di progetti, necessari nella realtà globale cantonale, investimenti che portano un valore aggiunto alla nostra regione, anche in termini di posti di lavoro e indotto economico diretto, e non solo valorizzazione di sentieri e natura, con aggiunta di divieti e costi per i residenti. Il museo offrirebbe infatti unicamente un posto di lavoro, quello del suo curatore, e magari un secondo, per la persona che lo pulisce.
In conclusione, non di solo turismo, fiume, sentieri, natura cultura e musei, può sopravvivere la nostra Valle, bisogna aprire la mente e la propria visione oltre le barriere di Ponte Brolla, avere una maggiore collaborazione in progetti con i comuni limitrofi, questo se non vogliamo diventare la «riserva indiana» del Ticino o il giardino gratuitamente offerto alla domenica per chi vive in città.
Mendrisio

Roberto Pellegrini,
Consigliere comunale MENDRISIO
Candidato Nr. 4 / Lista 3 (Lega dei Ticinesi, UDC e UDF)
Mendrisio naviga (ancora) a vista!
A casa mia, quando ho «in ballo» un progetto, di solito valuto se ho i soldi per portarlo a termine. Ne parlo con mia moglie, guardo il conto in banca ma, soprattutto, faccio due calcoli per vedere quali spese dovrò sostenere a breve e anche a lungo termine. Insomma, siccome i soldi non crescono sulle piante, cerco sempre di ragionare per fare le scelte migliori. Nulla di strano no? Eppure, a Mendrisio, che ormai è una Città a pieno titolo, si naviga ancora vista. Non esiste un piano finanziario aggiornato. Non esiste un piano delle opere prioritarie aggiornato. Quindi ogni volta che dobbiamo votare un credito in Consiglio comunale, lo dobbiamo fare senza aver idea precisa delle spese per i successivi anni. In situazione di vacche grasse sarebbe comunque auspicabile avere piani aggiornati, figuriamoci con un deficit da 6.5 milioni di franchi. Per fare un esempio, recentemente, il Municipio ha deciso di congelare il faraonico progetto da 14 milioni (!) di franchi per la costruzione di una nuova sede delle Aziende industriali di Mendrisio (AIM). Visto che siamo stati fra coloro che hanno sollecitato il blocco di questa spesa, ne abbiamo approfittato per far notare che, forse, sarebbe il caso di ridimensionare il progetto considerando il deficit milionario e le ulteriori difficoltà causate dal Covid. Ci è stato risposto che il primo firmatario dell’atto (Massimiliano Robbiani) era Presidente della giuria del concorso per questo progetto. Come a dire che: «non si può cambiare idea in base a nuove necessità» e questo nonostante il progetto, inizialmente, prevedesse un investimento pari a circa la metà (!) del costo attuale. I progetti cambiano e può succedere che i costi salgano: ma dovrebbe essere anche normale poter tornare sui propri passi quando le tasche piangono. Ecco, questo dimostra la poca lungimiranza con cui dobbiamo fare i conti quando appunto questi non quadrano: decidere ora, in questa situazione di incertezza, su spese milionarie e non pensare che vi sia la possibilità di ridimensionarle proprio magari in funzione di future spese… beh non è certo prudente. A Mendrisio è necessario che vengano aggiornati i piani d’azione in maniera più rapida e regolare e che non si rimandino più certe scelte. In poche parole, a Mendrisio è tempo di decisioni!
Nuovo comune di Tresa
Si punta sulla mobilità lenta con le due piste ciclabili
Il programma d’agglomerati del Luganese di seconda generazione (PAL2) prevede la realizzazione della pista ciclabile in collina, con partenza da Ponte Tresa (accesso al tram Lugano – Ponte Tresa), passando dalle diverse frazioni in collina di Croglio e con l’attraversamento della Valle della Lisora con un ponte, per giungere fino a Sessa. Questo progetto è in fase di progettazione avanzata e prossimamente passerà alla fase più esecutiva.
Parallelamente, la commissione dei Sindaci che ha elaborato il progetto aggregativo Tresa, aveva rispolverato un progetto di pista ciclabile sul fondo valle che è attualmente incluso nel PAL3, lo ha completato e aggiornato alle nuove esigenze e presentato all’attenzione del Dipartimento del Territorio.
Questo progetto ha un grande potenziale perché sul fondovalle sono presenti diverse industrie, con molti lavoratori, che potranno essere così servite da un importante vettore di mobilità lenta da e verso la stazione FLP di Ponte Tresa e verso Luino. Oltre a ciò, i residenti potranno utilizzare la pista ciclabile per recarsi in tutta sicurezza verso Ponte Tresa, per poi attingere al servizio tram Lugano – Ponte Tresa. Già al momento della presentazione del rapporto finale sull’aggregazione Tresa, il Consiglio di Stato si era detto disponibile a supportare il progetto pista ciclabile lungo la Tresa.
Recentemente è stato indetto un incontro con il Direttore del Dipartimento del Territorio, Claudio Zali, con i suoi funzionari dirigenti e i rappresentanti di Croglio, Monteggio, Ponte Tresa e Sessa, per verificare l’intenzione del Cantone sui due progetti.
L’incontro ha fornito un esito molto positivo in quanto il DT ha confermato l’intenzione di procedere celermente con il tracciato in collina e di voler sostenere con convinzione anche il progetto lungo la strada cantonale sul fondo valle.
I Comuni hanno ora il compito di completare il progetto della pista ciclabile lungo la Tresa, così che anch’esso possa procedere celermente verso il progetto definitivo e poi la realizzazione.
I Sindaci ringraziano il Consigliere di Stato Zali e il Dipartimento del Territorio per l’attenzione e il sostegno dimostrati ai problemi di mobilità del nostro comprensorio.
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