Barroso a Lampedusa : indecente!
Riportiamo qui di seguito un articolo che abbiamo tradotto dal portale di denuncia politica francese “Boulevard Voltaire”, a firma Christian Vanneste, uomo politico francese, già deputato UMP e presidente del “Rassemblement pour la France”. Una lucida e caustica analisi di un’Unione europea che non piace più nemmeno agli Europei che l’hanno fondata. L’ostentazione di una contrizione ipocrita in occasione della visita di Barroso a Lampedusa era indecente. Fischiato al suo arrivo, il presidente della Commissione europea s’è permesso di esprimere la sua indignazione di fronte all’incriminazione di scampati alla catastrofe. Con che diritto questo commesso dei governi europei si permette di giudicare la giustizia italiana? Queste lezioni di morale da parte dei commissari europei sono comunque insopportabili. L’Europa di Schengen, come l’Eurolandia, è il prodotto dell’estensione e dell’approfondimento di un processo europeo condotto con una leggerezza colpevole da politici sempre meno capaci di padroneggiare il loro oggetto. Le immagini di questi ultimi giorni, quelle dei barconi di Lampedusa, quelle dei cancelli dell’enclave di Melilla sommersi da una marea di migranti, non devono giustificare una maggiore apertura all’immigrazione, una regolarizzazione massiccia di clandestini, uno sviluppo smisurato dei mezzi d’accoglienza. Tale attitudine, preconizzata da una certa sinistra europea, poggia su un sentimento di colpevolezza ingiustificato e su una politica suicida. La politica dell’immigrazione deve esistere ed essere padroneggiata. L’invecchiamento della popolazione la rende necessaria. Il livello insostenibile della disoccupazione la rende inutile. Queste due affermazioni contraddittorie evidenziano i veri problemi che l’Europa ha più creato che non risolto. La Germania invecchia in fretta e conosce il pieno impiego, mentre che la Francia gode di una demografia più equilibrata e subisce un’importante disoccupazione: perché questi due paesi dovrebbero sottostare alle stesse regole? C’è bisogno, salvo che per pesare sul livello dei salari e favorire il lavoro illegale, di una manodopera fornita da immigrati non europei? Non si dovrebbe, dapprima fare funzionare la solidarietà europea permettendo, per esempio, ai numerosi Spagnoli attualmente senza lavoro, di trovarlo nell’Europa del Nord, organizzando meglio il mercato dell’impiego europeo? Bisogna continuare ad affidare il controllo delle frontiere esterne a dei paesi che hanno dimostrato in tutti i settori la loro assenza di rigore e che sanno perfettamente che i clandestini non rimarranno sul loro territorio? La rimessa in causa di Schengen è perciò urgente. È essa egoista, moralmente inaccettabile, soprattutto agli occhi degli abitanti di un continente cristiano? Bisogna abbandonare questo atteggiamento di contrizione e di farisaismo. Da un lato, l’Europa non è per nulla responsabile della miseria e delle guerre che spingono i migranti e i rifugiati a lasciare il loro paese. Essa non è la causa né della guerra civile in Siria, né del disastro somalo. Addirittura contribuisce fortemente, tramite le sue importazioni, allo sviluppo di Stati che godono di un buon governo e non sono minati né dal terrorismo, né dalla corruzione. Essa deve perciò mirare a tre obiettivi: dapprima sostituire un discorso angelico con un’azione realistica. L’Europa preferisce le democrazie umanitarie, beninteso. Peraltro, il realismo è a volte più umano dell’umanità retorica. A volte occorre, come Goethe, preferire l’ingiustizia al disordine. In secondo luogo, deve essere organizzato il rimpatrio sistematico dei clandestini nei loro paesi d’origine. Infine, c’è un considerevole lavoro da effettuare, non per accoglierli, ma per aiutare le popolazioni a restare a casa loro e contribuire così allo sviluppo dei loro paesi. Ciò si chiama cooperazione decentralizzata, un aiuto molto concreto che degli uomini e delle donne di qui portano a degli uomini e delle donne laggiù. L’Europa cristiana può e deve fare questa scelta, a meno di perdere un’identità che è indissociabile dall’umanità nel mondo.
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