«Anna Bolena» di Donizetti opera ricuperata

Set 22 • Prima Pagina, Sport e Cultura • 75 Views • Commenti disabilitati su «Anna Bolena» di Donizetti opera ricuperata

Spazio musicale

Era mia intenzione scrivere una recensione sull’allestimento di «Anna Bolena» al LAC nei primi giorni di settembre. Purtroppo, motivi di forza maggiore mi hanno impedito di assistervi. Per non ignorare l’avvenimento, che ha costituito una scelta intelligente e coraggiosa da parte del LAC, ho scritto alcune note sull’opera e le pubblico in questo articolo.

Nel 1533 Enrico VIII, re d’Inghilterra, sposò Anna Bolena, una donna non particolarmente bella ma civettuola e assai abile nell’attrarre uomini. Commise prima e dopo il matrimonio, se si crede a quanto scrisse Matteo Bandello in una novella, una fila impressionante di nefandezze. Pochi anni dopo Enrico VIII si innamorò di Giovanna Seymour. Per disfarsi di Anna l’accusò di aver tradito la fede coniugale e la condannò a morte assieme ai presunti complici. La decapitazione avvenne il 19 maggio 1536 e lo sposalizio con la nuova regina fu celebrato, senza perder tempo, il 30 dello stesso mese. Ci fu davvero infedeltà da parte della Bolena oppure l’accusa fu una macchinazione del re, impaziente di passare ad altri amori? Gli storici non sono stati in grado di stabilirlo. Il passato della donna non depone a suo favore ma d’altra parte è nota la spregiudicatezza del sovrano. Tra innocentisti e colpevolisti Felice Romani, autore dei versi per l’opera di Donizetti, si schierò con i primi, non per considerazioni storiche, ma semplicemente perché giudicò tale credenza «come più acconcia ad un lavoro da rappresentarsi in Teatro» (così scrisse in un «Avvertimento» anteposto al libretto). La sua scelta, tuttavia, non si limitò a salvare in qualche modo la reputazione di Anna ma si spinse molto oltre, facendone una specie di eroina romantica, corretta e pura, ingiustamente vilipesa e condannata alla pena capitale da un potente bramoso e senza scrupoli. Dal canto suo il compositore proseguì senza esitazioni su questa strada, idealizzando e sublimando il personaggio in pagine di toccante tristezza. Il culmine viene toccato nella scena finale: dopo il coro delle  damigelle, che porta accenti drammatici, anche grazie agli interventi dell’orchestra, e pertanto va molto al di là della funzione puramente ornamentale assunta da brani del genere in altri melodrammi, giunge Anna dalla prigione: il suo canto aderisce scrupolosamente a ogni parola, si potrebbe dire a ogni sillaba, del testo mentre i commenti strumentali a loro volta sottolineano tutti i pensieri e tutte le emozioni del personaggio, rivelando il suo smarrimento e il vacillare della ragione. Sboccia poi quel capolavoro di espressione triste e al tempo stesso di soave nostalgia che è l’aria «Al dolce guidami». Alla fine Anna improvvisamente  si sveglia, torna in sé, cambia tono e canta su questi versi: «Coppia iniqua, l’estrema vendetta / Non impreco in quest’ora tremenda: / Nel sepolcro che aperto m’aspetta, / Col perdono sul labbro si scenda, / Ei m’acquisti clemenza e favore / Al cospetto d’un Dio di pietà.» La musica segue una via opposta: è talmente  decisa, fiera, impetuosa, violenta che potrebbe manifestare proprio una volontà di tremenda vendetta. Qui all’ascoltatore conviene ignorare le parole e apprezzare il canto per quello che è: una scarica straordinaria di energia e una rovente e trascinante, seppure contradditoria, conclusione dell’opera.

Detto di Anna, merita un discorso anche la rivale. Dopo le meste considerazioni del coro sulla volubilità di Enrico VIII, Giovanna Seymour irrompe in scena e si impone subito come donna di carattere. Dice, alludendo alla regina: «Ella di me, sollecita / Più dell’usato, ha chiesto». I versi sono brutti ma la musica, chiara e incisiva, è straordinariamente efficace e non lascia dubbi sui tormenti che assillano il personaggio. Fanno seguito un incontro con Anna e poi un duetto con il re; questo rappresenta una pagina fondamentale, sia per la caratterizzazione di Giovanna, sia per l’opera nel suo complesso. Emergono in modo netto le contraddizioni della donna: è innamorata dell’irresistibile seduttore Enrico VIII, ambisce alla gloria, che egli le potrebbe dare, però si preoccupa del suo onore e si dibatte nel pentimento per il male fatto alla Bolena. Donizetti grandeggia in questa scena, come pure grandeggia in un altro duetto di forte rilievo, quello del secondo atto tra le due donne.

Gli episodi di cui ho parlato costituiscono momenti salienti che infiammano l’opera e fanno dimenticare alcune mediocrità, come l’ottusità di Smeton, che confessando il falso, sia pure con le migliori intenzioni, offre al re un argomento determinante per condannare la regina, o i limiti di Percy, i quali rendono poco credibili gli elogi appassionati rivoltigli da Anna.

Le fortune di «Anna Bolena», dopo la prima assoluta del 26 dicembre 1830 al Teatro Carcano di Milano, ebbero alti e bassi. Poi l’opera non comparve più nei cartelloni fino ai tempi moderni. Tornò nel 1956 al Teatro Donizetti di Bergamo e l’anno successivo alla Scala in un allestimento memorabile con la direzione di Gianandrea Gavazzeni, la regia di Luchino Visconti e le scene (stupende) di Nicola Benois. Questa ricomparsa di «Anna Bolena» viene associata soprattutto al nome di Maria Callas. Senza dubbio giustissima è l’ammirazione per lei, che fu una straordinaria artista. Alla condizione però di non dimenticare Giulietta Simionato – bellissima voce e grande interprete – che sostenne in modo impareggiabile il ruolo di Giovanna. Anche la Svizzera partecipò alla rinascita del lavoro di Donizetti con edizioni di lusso (almeno per quanto riguarda l’aspetto musicale) a Zurigo. Protagonisti furono successivamente Gruberova, Mei e Netrebko: sarebbe stato difficile avere di più.

Carlo Rezzonico


L’OSI completa con un nuovo CD il ciclo dedicato alle pagine sinfoniche di Franz Krommer
L’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) è lieta di annunciare la recente pubblicazione per l’etichetta CPO del CD dedicato al Concerto per due clarinetti op. 35 e al Concertino per flauto, oboe, violino e archi op. 38 di Franz Krommer.
A tre anni dall’uscita del III volume, che completava l’integrale delle Sinfonie del compositore ceco Franz Krommer, il Maestro Howard Griffiths e l’OSI, in co-produzione con RSI – Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, tornano a firmare un ulteriore tassello discografico che si inserisce nell’operazione di riscoperta di una delle penne più felici del primo Ottocento viennese.
Per l’occasione l’Orchestra della Svizzera italiana ha coinvolto nei ruoli solistici le prime parti OSI Paolo Beltramini e Corrado Giuffredi (clarinetti), Bruno Grossi (flauto), Marco Schiavon (oboe) e Robert Kowalski (spalla). I cinque musicisti sono i protagonisti, rispettivamente, del Concerto per due clarinetti op. 35 e del Concertino per flauto, oboe, violino e archi op. 38 di questo compositore particolarmente apprezzato nell’area mitteleuropea, secondo solo a Franz Joseph Haydn.
Il CD rappresenta la conclusione ideale di un progetto iniziato da OSI e RSI nel 2013 con la pubblicazione di tutte le sinfonie esistenti di Krommer nella revisione del musicologo tedesco Bert Hagels, che firma il booklet di accompagnamento (32 pagine in tedesco e inglese).
La registrazione curata dal Tonmeister Ulrich Ruscher per la RSI – Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, è stata effettuata nel gennaio 2017 e nel novembre 2018 all’Auditorio Stelio Molo RSI di Lugano. Il CD, già elogiato dalla critica più autorevole (tra cui “5 stelle” della rivista italiana Musica) è disponibile per acquisto online per i tipi dell’etichetta CPO (https://www.jpc.de/jpcng/cpo/detail/-/art/franz-krommer-konzert-fuer-2-klarinetten-orchester-op-35/hnum/11101809), oltre che alla libreria del LAC Lugano Arte e Cultura.
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L’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) è lieta di annunciare la recente pubblicazione per l’etichetta CPO del CD dedicato al Concerto per due clarinetti op. 35 e al Concertino per flauto, oboe, violino e archi op. 38 di Franz Krommer.
A tre anni dall’uscita del III volume, che completava l’integrale delle Sinfonie del compositore ceco Franz Krommer, il Maestro Howard Griffiths e l’OSI, in co-produzione con RSI – Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, tornano a firmare un ulteriore tassello discografico che si inserisce nell’operazione di riscoperta di una delle penne più felici del primo Ottocento viennese.
Per l’occasione l’Orchestra della Svizzera italiana ha coinvolto nei ruoli solistici le prime parti OSI Paolo Beltramini e Corrado Giuffredi (clarinetti), Bruno Grossi (flauto), Marco Schiavon (oboe) e Robert Kowalski (spalla). I cinque musicisti sono i protagonisti, rispettivamente, del Concerto per due clarinetti op. 35 e del Concertino per flauto, oboe, violino e archi op. 38 di questo compositore particolarmente apprezzato nell’area mitteleuropea, secondo solo a Franz Joseph Haydn.
Il CD rappresenta la conclusione ideale di un progetto iniziato da OSI e RSI nel 2013 con la pubblicazione di tutte le sinfonie esistenti di Krommer nella revisione del musicologo tedesco Bert Hagels, che firma il booklet di accompagnamento (32 pagine in tedesco e inglese).
La registrazione curata dal Tonmeister Ulrich Ruscher per la RSI – Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, è stata effettuata nel gennaio 2017 e nel novembre 2018 all’Auditorio Stelio Molo RSI di Lugano. Il CD, già elogiato dalla critica più autorevole (tra cui “5 stelle” della rivista italiana Musica) è disponibile per acquisto online per i tipi dell’etichetta CPO (https://www.jpc.de/jpcng/cpo/detail/-/art/franz-krommer-konzert-fuer-2-klarinetten-orchester-op-35/hnum/11101809), oltre che alla libreria del LAC Lugano Arte e Cultura.

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