Vittoria su tutta la linea!
Grande vittoria a livello nazionale
(enm) Per il Consiglio nazionale, l’UDC passa dal 26,6% del 2011 all’odierno 29,4%. Un aumento percentuale moderato, se si pensa invece all’aumento effettivo dei seggi che da 54 va a 65 (in termini assoluti, ciò costituisce il 32,5% dei mandati). E, tutto sommato, è questo che conta. 65 parlamentari UDC, cui si aggiungono nel gruppo i due mandati leghisti e quello de Mouvement des Citoyens ginevrino. 68 deputati su 200 in Consiglio nazionale è una cifra ragguardevole che dovrebbe permettere, durante la prossima legislatura, di ottenere più facilmente delle alleanze con le forze del centro (in particolare l’ala destra del PLR) per riuscire a far passare almeno in parte la politica voluta dal popolo (No alla strisciante adesione all’UE, applicazione delle nostre iniziative, eccetera).
Anche con la vittoria in canton Grigioni e la relativa conquista del secondo seggio da parte di Magdalena Martullo Blocher – nonostante le strane alleanze partitiche in sola funzione anti UDC – il partito ha dimostrato di aver ricuperato ormai totalmente la perdita di voti conseguente alla scissione che nel 2007 aveva portato alla nascita del PBD. È legittimo pensare che quest’ultimo sia ormai destinato a morire con la sparizione (si spera) dalla scena politica di Eveline Widmer-Schlumpf. In ogni caso, sarà difficile contestare all’UDC la nomina di un suo secondo consigliere federale da affiancare a Ueli Maurer il prossimo dicembre.
Un po’ di rimpianto per i non rieletti
Lascia ovviamente l’amaro in bocca la non rielezione di elementi peraltro molto validi che, in alcuni casi, sono stati protagonisti della storia recente dell’UDC. In particolare, oltre chiaramente al nostro Pierre Rusconi, la non rielezione è toccata a Christoph Mörgeli, Hans Fehr ed Ernst Schibli, nel canton Zurigo. Il rimpianto è qui parzialmente lenito dall’entrata di un pezzo da novanta come Roger Köpper, capo-redattore della “Weltwoche” di cui di tanto in tanto riportiamo le riflessione ne Il Paese. La stessa sorte è toccata a Roland Borer nel canton Soletta. A tutti costoro non può che andare il nostro ringraziamento per quanto fatto a favore del partito e del paese.
Grande vittoria anche in Ticino
Anche in Ticino, riconferma alla grande dei seggi occupati da Lega e UDC, concambio della guardia per ciò che riguarda quest’ultima con l’entrata di Marco Chiesa. Ma, soprattutto, crescita dei consensi per il fronte patriottico formato da UDC e Lega, soli partiti a schierarsi senza se e senza ma sui temi che più da vicino rappresentano oggi un pericolo per la Svizzera: adesione strisciante all’UE, immigrazione sfrenata, importazione di criminalità. Con l’UDC che passa dal 9,7% del 2011 all’11,3% di oggi (incluso un lusinghiero 0,55% dei Giovani UDC ), cui si va ad aggiungere la Lega che dal 17,5% passa al 21,7%, questo fronte si pone al 33%, il che fa ben sperare per il turno di ballottaggio del Consiglio degli Stati.
Lorenzo Quadri (Lega)
Consiglio degli Stati: Battista Ghiggia alla ricerca della logica di voto
Con 36’307 voti, il candidato di Lega e UDC deve ricuperare ca. 4’200 voti sul PLRT Fabio Abate. Una cifra consistente, ma tutt’altro che fuori portata. Se si pensa che il 72,3% dei Ticinesi che votarono il 14 febbraio 2015 l’iniziativa contro l’immigrazione di massa – posizione che, degli attuali candidati, Battista Ghiggia è l’unico a condividere – la logica del voto dovrebbe dargli un potenziale di crescita di ben più di 4’200 voti. Per la cronaca, il 72,5% dei votanti corrispondeva a ben 85’215 voti. È un’evidente utopia sperare che tutti costoro votino per il nostro candidato, se così fosse sarebbe stato eletto al primo turno. Ciò nonostante, è ragionevole ipotizzare una maggiore mobilitazione del fronte anti-UE che, aggiunta a eventuali voti andati in prima tornata a candidati che non si presentano al ballottaggio, potrebbe permettere a Ghiggia di colmare il divario. Per un mese ancora, quindi, bisognerà continuare a battersi strenuamente, affinché anche alla Camera alta entri un Ticinese DOC non solo per passaporto, bensì per cuore. Il primo, è fin troppo facile averlo, il cuore no, è prerogativa di pochi… e Battista Ghiggia è uno di questi.
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