Spontaneo e schietto: due doti non scontate in un Consigliere di Stato
La sua schiettezza e la sua spontaneità lo rendevano simpatico, la serietà con cui affrontava i dossier del suo non facile Dipartimento gli era valsa la stima della popolazione e degli “addetti ai lavori” parecchi dei quali, con la facile etichettatura aprioristica quanto arbitraria tanto in uso in Ticino, non avevano mancato di esprime un più o meno velato scetticismo circa le capacità di gestire un quinto del governo cantonale. Uno scetticismo peraltro ingiustificato, visto il bagaglio imprenditoriale di tutto rispetto che si portava dietro.
E, forse, proprio questo passato d’imprenditore faceva di lui la persona adatta a gestire i problemi politici che affliggono il nostro Cantone. Non tanto abituato ai “blablabla” che, purtroppo, caratterizzano gran parte dell’attività politica, da uomo d’azione preferiva i fatti. Ricordo che, nell’imminenza del suo primo intervento in aula del Gran Consiglio in veste di Consigliere di Stato, lo trovai seduto nell’atrio a ripassare il messaggio in discussione (non ricordo adesso quale fosse, e non ha importanza). Gli chiesi come si sentisse nelle vesti di “ministro”, al che mi rispose fra il serio e il faceto: “Sai, non ho alcun timore per ciò che riguarda i contenuti del dossier, quelli li conosco a memoria, ma il fatto di parlare davanti a voi… mi emoziona e mi preoccupa un po’”. Ma poi entrò in aula e trattò l’argomento come avrebbe fatto qualunque dei suoi più sperimentati colleghi.
Ecco, così era Michele Barra, molto umano e sincero non cercava di nascondere le sue difficoltà e i suoi timori, ma ce la metteva tutto per superarle, dimostrando alla fine che erano perlopiù infondati.
Questa ventata di schiettezza nella politica ticinese era stata notata al Palazzo delle Orsoline ma, soprattutto, nella strada dalla popolazione. E credo che il rammarico per la sua prematura dipartita sia sincero in tutti, amici e avversari politici.
Da un lato ce l’aspettavamo perché, oltre a vederlo stanco e dimagrito, qualche “meglio informato” aveva fatto circolare la notizia della gravità della sua malattia. Ma, come sempre, si è sperato fino all’ultimo che riuscisse a vincere questa battaglia. Non è stato così, e la sua scomparsa è diventata definitiva, irreversibile. Rimane il ricordo (e il rimpianto) di una persona buona, affabile, simpatica e, come detto sopra: spontanea e schietta.
Alla famiglia esprimo il più sincero cordoglio e la più viva simpatia.
Eros N. Mellini
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