Gli incendiari sono a Berna e a Zurigo
Editoriale di Toni Brunner, consigliere nazionale, presidente UDC Svizzera, Ebnat-Kappel (SG)
Il quotidiano zurighese “Tages-Anzeiger” mi ha tacciato d’incendiario, e con me tutta l’UDC, perché denunciamo le gravi disfunzioni nel settore dell’asilo, esprimendo così il crescente disagio della popolazione di fronte a questa penosa situazione. Per calcolo politico, questa accusa confonde deliberatamente causa ed effetto. Se le tensioni aumentano in questo paese, la responsabilità ne incombe sui deputati politici che non applicano le leggi in vigore e ai media che chiudono gli occhi di fronte ai manifesti abusi, rimproverando la popolazione di avere sentimenti xenofobi.
L’UDC ha fatto, in questi ultimi anni, centinaia di proposte e depositato altrettanti interventi parlamentari per correggere la situazione nel settore dell’asilo. La sua linea è stata chiara: le persone perseguitate e minacciate nella loro integrità fisica devono ricevere l’asilo in Svizzera. Ma l’attuale immigrazione di massa tramite l’asilo di persone provenienti da regioni in crisi e di altre che semplicemente aspirano a migliori condizioni di vita, non ha più nulla a che vedere con il principio dell’asilo. Bisogna porre fine agli abusi e agli incentivi controproducenti. Non agire in tal modo, significa anche incoraggiare le attività delle bande criminali di passatori e le traversate, a volte mortali, del Mediterraneo.
Le responsabilità sono chiare
Durante quattro anni, Christoph Blocher ha assunto, come consigliere federale UDC, la responsabilità del dossier asilo. Risultato: mai in vent’anni, il numero di richieste d’asilo è stato così basso. Christoph Blocher è stato destituito dal parlamento. Questo stesso parlamento blocca ora sistematicamente tutte le proposte dell’UDC miranti a migliorare la legge e l’esecuzione delle decisioni o ad adattare le procedure per renderle più efficaci. Da qualche tempo, gli altri partiti rifiutano perfino di discuterne. L’UDC non è quindi assolutamente responsabile del caos regnante attualmente nel settore dell’asilo. Oppure, bisogna allora affidargli la responsabilità di questo dossier. Noi siamo pronti ad assumerla.
La responsabilità di questa situazione divenuta insopportabile per la popolazione incombe piuttosto sul Consiglio federale e sulla sua amministrazione, che non applicano le leggi in vigore, e agli altri partiti che si chiudono nell’attendismo e rinviano i problemi da una riforma all’altra, riforme tanto più inutili in quanto non vengono mai applicate.
Le leggi non sono applicate
Le autorità non tengono in alcun conto la chiara decisione del popolo di escludere l’obiezione di coscienza dai motivi che danno diritto all’asilo. Questo comportamento è tacitamente tollerato dai deputati politici che peraltro hanno elaborato questa legge in parlamento. Conseguenza: da mesi, i richiedenti l’asilo eritrei si classificano in cima alla statistica. Oltre il 90% di loro finisce nell’assistenza sociale e costituiranno a medio termine un onere enorme per i comuni. Altro esempio di manifesto abuso: i rifugiati riconosciuti e le persone ammesse provvisoriamente che vanno tranquillamente a trascorrere le vacanze nel paese in cui sarebbero perseguitati. È già da qualche tempo che l’UDC ha fatto correggere questa situazione intollerabile con un intervento in parlamento ma, ancora una volta, le autorità rifiutano manifestamente di applicare le misure restrittive esistenti.
Disobbedienza delle autorità, non civile
È piuttosto comico, in questa situazione, che i media osino rimproverare all’UDC di esortare alla disobbedienza civile. In realtà stiamo assistendo a un flagrante caso di disobbedienza delle autorità: il diritto in vigore non è applicato, delle situazioni illegali come la non-applicazione dell’accordo di Dublino sono semplicemente accettate. La popolazione non ha la possibilità di sanzionare e correggere direttamente il comportamento scorretto del Consiglio federale e della sua amministrazione. L’UDC non esorta alla disobbedienza civile, ma invita all’azione politica a tutti i livelli dello Stato.
Ciò fa ribollire la base
La rassegnazione, e addirittura la collera, cominciano a crescere di fronte all’inazione e allo scacco politico. Le dichiarazioni fatte in occasione di manifestazioni informative e di assemblee comunali, non sono degli eccessi puntuali, bensì sono rappresentative dell’atmosfera che regna in seno alla popolazione. Se il Consiglio federale uscisse dalla sua torre d’avorio, se ne renderebbe subito conto. L’atteggiamento dei media che negano i problemi e si limitano a tacciare di xenofobi gli interventi critici, aggrava ancora di più questa situazione. Confortevolmente installati dietro le scrivanie delle amministrazioni e delle redazioni, è facile giocare a fare i generosi buonisti a spese degli altri. Nel frattempo, l’incendio va estendendosi in seno al popolo.
Berna, 7 luglio 2015
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