Come pretendere di rappresentare il popolo quando si disprezza il paese?
Come annunciato nel numero scorso, pubblichiamo la seconda puntata del discorso di Christoph Blocher al congresso dell’UDC zurighese dell’Albisgüetli 2017.
Il fondatore del nostro partito, Fritz Bopp, originario dell’Unterland zurighese, impiegato in un’azienda di trasporti e redattore, osservava già a quell’epoca:
“La più grande minaccia per il nostro paese, non sono i cannoni puntati sulle nostre frontiere, ma sono i tentativi di uomini di Stato stranieri di assopire i nostri politici con eccessi di gentilezza. E allora, il solo motto che ci resta è: Pregate, Svizzeri liberi, pregate!”
È vero che la signora Presidente della Confederazione Doris Leuthard ha affermato con tutta sicurezza nella prospettiva del suo anno presidenziale: “Non abbiamo conflitti fra élite e popolo – siamo tutti popolo.”
È bello. È come se tutti cantassimo assieme nel coro di Santa Cecilia.
Ma ci chiediamo: “Dov’era però l’élite del Consiglio federale quando ha ignorato l’articolo costituzionale approvato da popolo e cantoni, che esige la fine della libera circolazione delle persone e la gestione autonoma dell’immigrazione al fine di limitare l’immigrazione di massa?
Lo vedete, Signore e Signori, la quotidianità politica è molto diversa da ciò che tentano di farci credere le élite nei loro discorsi tranquillizzanti.
L’élite sta togliendo alle cittadine e ai cittadini la competenza legislativa. Ecco la triste realtà!
L’élite rifiuta di ammettere che il potere in Svizzera appartiene alla maggioranza delle cittadine e dei cittadini, e non ai politici. La Costituzione federale subordina questa arrogante élite al popolo ed è a questo regime statale unico al mondo che dobbiamo la pace, la prosperità e la qualità della nostra vita.
È intollerabile che una presunta élite tenti di rovesciare questi rapporti di forza con una specie di subdolo colpo di Stato.
La dichiarazione vaga fatta dalla presidente della Confederazione nella sua allocuzione di Capodanno non cambia nulla: “Il mio obiettivo per il 2017 è di normalizzare di nuovo i rapporti con l’UE.”
Che cosa sono dei rapporti normali con l’UE? Che cosa è normale e che cosa è anormale?
Chi definisce che cosa sono dei “rapporti normali” con l’UE?
Finora, la normalità era che la Svizzera intrattiene dei rapporti amichevoli con tutti gli Stati del mondo, compresa l’UE, che stipula degli accordi senza abbandonare la sua sovranità e la sua libertà d’azione, nel rispetto degli interessi di entrambi i partner. Questo principio non vale dunque più oggi?
Se questo principio è sempre in vigore, qualsiasi legame con l’UE o integrazione nell’UE devono essere rifiutati fin da subito!
La normalità in politica esigeva, ancora recentemente, che i governanti rispettino la volontà del popolo, che siano fedeli alla Costituzione e alla legge, come vuole il giuramento prestato dai deputati.
Noi invitiamo la signora Presidente della Confederazione Doris Leuthard e tutto il Consiglio federale ad attenersi nel 2017 ai princìpi che hanno dato buona prova di sé in politica estera e a vegliare a che regnino delle “condizioni normali” soprattutto all’interno della Svizzera! È in quest’ambito che le relazioni con l’UE possono essere leggermente normalizzate.
Ma purtroppo, la signora Presidente della Confederazione pensava a tutt’altra cosa parlando di normalità in nome del Consiglio federale. Per lei, normalizzare i rapporti con l’UE significa stipulare “presto o tardi un accordo-quadro istituzionale”, come ha dichiarato testualmente e perfino in buon tedesco.
Siamo tutti in chiaro, dunque. La verità è risaputa, ormai.
È così che, agli occhi del governo, dovrebbe realizzarsi la normalità nei rapporti con l’UE: tramite un accordo istituzionale con Bruxelles! La Svizzera accetterebbe in futuro che l’UE decreti delle leggi valide anche in Svizzera, senza la partecipazione dei cittadini svizzeri, o addirittura contro la volontà di quest’ultimi. Inoltre, la Svizzera s’impegnerebbe espressamente a riconoscere le decisioni di giudici stranieri.
Signore e Signori, l’obiettivo del Consiglio federale è di legare la Svizzera all’UE nel 2017. Sarebbe la fine dell’indipendenza svizzera, la fine dell’autodeterminazione svizzera, la fine della libertà, la fine del diritto di voto dei cittadini svizzeri.
E ciò significa che l’impegno preso dai Confederati più di 700 anni fa di non riconoscere dei giudici stranieri è abbandonato.
Una Svizzera degna di questo nome non esisterebbe più.
No, Signore e Signori, questa normalità con l’UE non la vogliamo.
Come si può pensare a rinunciare alla Svizzera solo per allinearsi al concetto di normalità dei burocrati UE?
Meglio vivere in conflitto con l’UE che rinunciare alla Svizzera!
Il Consiglio federale sa naturalmente che un accordo di tale portata deve essere sottoposto al popolo e ai cantoni. Quindi, che questo accordo deve essere oggetto di referendum obbligatorio. Ma ho già sentito dire che qua e là che si stanno studiando dei trucchetti giuridici per impedirlo.
La situazione è sempre più precaria: rinunciando al referendum obbligatorio, si escludono dal voto i cantoni. L’accordo-quadro elimina la democrazia svizzera.
Il colpo di Stato è concluso: “O tempora! O mores!” Che tempi! Che costumi! Popolo svizzero, svegliati!
Dovete sapere che questo accordo-quadro è già bell’e pronto a Bruxelles, ma il Consiglio federale lo nasconde ancora nei suoi cassetti a Berna.
Il problema è che il Consiglio federale non sa ancora bene come vendere questa merce avvelenata al popolo testardo e amante della libertà.
Signore e Signori, il mandato dell’UDC è chiarissimo: l’UDC deve opporsi al tradimento di un’élite indegna di questo nome!
- 2016: Anno della violazione della Costituzione
Signore e Signori, torniamo un po’ indietro nella storia della Confederazione. Dal 1848 ci sono state delle situazioni d’emergenza nelle quali si sono dati temporaneamente dei pieni poteri eccezionali al governo nazionale. Temporaneamente, questa parola è importante.
Fu il caso durante la prima e la seconda guerra mondiale. Bisognava agire rapidamente nell’interesse della difesa nazionale, dell’approvvigionamento alimentare, dell’adattamento di tutta l’economia alle necessità di un’economia di guerra. A quell’epoca, una forte maggioranza del popolo sosteneva queste misure eccezionali, perché si trattava di una situazione eccezionale. Queste misure sono poi state revocate dopo la guerra e la situazione è stata normalizzata dal punto di vista svizzero.
Ma mai, nella storia della Confederazione svizzera, la Costituzione è stata violata così palesemente e con tale sfrontatezza come l’anno scorso, nel 2016.
Durante le ultime sessioni d’autunno e inverno, la maggioranza delle due camere del Parlamento ha commesso un’incredibile violazione della Costituzione federale.
Invece di applicare fedelmente l’articolo costituzionale contro l’immigrazione di massa, la maggioranza del Parlamento non ha tenuto conto di un solo punto della nuova norma costituzionale: subdolamente e con premeditazione, il Parlamento ha rifiutato una gestione autonoma dell’immigrazione.
Non ci saranno contingenti e tetti massimi annuali, niente preferenza nazionale, niente regolamentazione sui frontalieri, nessuna considerazione delle persone del settore dell’asilo, nessuna riduzione delle prestazioni sociali e del ricongiungimento familiare, in altre parole, tutto ciò che la Costituzione esige testualmente è stato ignorato.
Continua nel prossimo numero
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