A spasso nella Wolfsschanze (tana del lupo)

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Urs von der Crone
Presidente ds-SVP Tessin

 

Il nome sta a indicare uno dei quartieri generali del Führer durante la seconda guerra mondiale. Oggi si trova in territorio polacco e a quei tempi era una parte della Prussia orientale. Un impressionante sistema di trenta bunker non andati distrutti ci ricorda i tempi bui dell’Europa, quando da qui si gestivano diversi fronti bellici tedeschi. Ma anche gli impianti presunti più sicuri e inespugnabili dell’allora comando dell’esercito tedesco, nel corso degli anni sono stati ricoperti di vegetazione e riportati a una sorta di normalità. Lo scrittore e giornalista, abitante in Ticino, Lubomir T. Winnik è un conoscitore degli Stati est-europei, e ha studiato questi relitti della guerra mondiale. Nella sua ultima pubblicazione «Der Totgesagte der Wolfsschanze» (I dati per morti della Wolfsschanze) conduce con sé il lettore in una passeggiata politico-filosofica attraverso i paesaggi ricchi di storia della Polonia. Egli riesce a chiarire i non sempre facili rapporti di Polonia, Ungheria e Ucraina con il resto dell’Europa. Il presidente ungherese Orban ha già parlato chiaro, quest’anno: «Non ricordo che noi Ungheresi abbiamo in un qualsiasi momento detto ai Tedeschi come devono vivere. L’Ungheria si è sempre sforzata di essere rispettosa nei confronti della Germania. In nome del mio paese mi rivolgo perciò ai politici tedeschi, chiedendo loro di lasciarci in pace e di smetterla di dirci che cosa gli Ungheresi devono fare.» E quando i politici est-europei dicono Germania, intendono contemporaneamente dire UE. Lubomir T. Winnik – per natura piuttosto pessimista nella sua affermazione che viviamo nell’insicurezza come in passato – utilizza tuttavia queste incursioni nella storia anche per porre in discussione delle questioni sempre attuali come: «Ma i dittatori, come arrivano al potere?» oppure «Perché oggi viene diffamato come razzista o misantropo chiunque si scosti dal mainstream europeo?»

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