Welcome Mr. President!

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Urs von der Crone
Presidente ds-SVP Tessin

Da anni, ogni fine gennaio ha luogo a Davos il WEF – un incontro di personalità dell’economia e della politica. Alcuni utilizzano quest’occasione per discutere sull’attuale situazione economica mondiale, altri stringono a Davos utili contatti, dato che da nessun’altra parte si concentrano in un solo posto così tanti manager di altissimo livello. E, come sempre, altri insorgono contro una tale concentrazione di potere economico e considerano il WEF un evento assolutamente superfluo. Quest’anno è stata annunciata con relativo anticipo la presenza del presidente USA, Donald Trump. Probabilmente, alla fine dell’incontro spiegherà ai presenti la sua attuale politica. Il partito socialista del canton Grigioni ha già emesso un comunicato inerente alla prevista visita, che non dice nulla di nuovo su Trump, ma che rivela invece molto sul PS grigionese e sul PS svizzero.

Si legge nel comunicato stampa: «Naturalmente, il presidente USA può venire in Grigioni. Ma non per questo è benvenuto. È molto più benvenuta la protesta contro il «trumpismo.» Il PS rivendica dunque per sé il diritto di decidere chi è benvenuto nel nostro paese e chi no. Un’arroganza senza precedenti! Quando mai, ai turisti e ai partecipanti ai congressi è stata verificata al loro arrivo in Svizzera la loro posizione politica e ideologica? Mai! Nemmeno agli asilanti è chiesto di renderne conto. Quale nazione ospitante, la Svizzera deve essere politicamente neutrale e può rifiutare l’entrata ai suoi confini solo a persone che trasgrediscono le nostre leggi. Dopotutto, ci fu un tempo in cui anche un certo Vladimir Iljich Uljanov – meglio conosciuto con il nome di Lenin – poté in tutta tranquillità preparare da noi la rivoluzione russa. Perché, dunque, Donald Trump non dovrebbe poter tenere un discorso al WEF? In fin dei conti, il PS si riconosce ufficialmente a favore di una «Svizzera aperta»! Secondo l’interpretazione della sinistra, ciò vale dunque solo nei confronti di tutti gli asilanti, ma non per il presidente americano legalmente eletto? La tolleranza verso chi la pensa diversamente non fa parte evidentemente dei punti di forza dei socialisti grigionesi e svizzeri.

Ciò che il PS rimprovera inoltre a Trump, è la sua presunta «politica economica retrograda». Indubbiamente, l’attuale politica fiscale americana, volta a ridurre le tasse alle aziende al fine di richiamarne in patria il più possibile e aumentare così i posti di lavoro, non gode dell’approvazione dei «compagni» svizzeri. Il promovimento economico non è mai stato la priorità dei socialisti. Forse, però, dovranno anche loro rassegnarsi al fatto che questa politica fiscale potrebbe negli anni a venire, con loro grande rincrescimento, essere adottata sempre di più anche in Europa. Darebbe anche in Europa un giro di vite positivo, diventando così un modello economico piuttosto «progressista» e tutt’altro che «retrogrado». Retrograda è invece l’«eliminazione del capitalismo», che, nel 21° secolo, alcuni «compagni» – roba da non credere – hanno tirato fuori dalla naftalina in cui giaceva nel polveroso armadio del PS…

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