Vasto programma di concerti al Lucerne Festival

Mar 20 • Prima Pagina, Sport e Cultura • 380 Views • Commenti disabilitati su Vasto programma di concerti al Lucerne Festival

Spazio musicale

Il programma del Lucerne Festival che si svolgerà dal 14 agosto al 13 settembre 2020 contiene, come nelle edizioni passate, una offerta ricchissima di manifestazioni che spazia dai concerti sinfonici, i quali costituiscono il nucleo tradizionalmente più importante della rassegna, a moltissimi altri campi dell’attività musicale, compresi momenti speciali dedicati ai bambini e alle famiglie. Naturalmente un posto speciale occupa Beethoven, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita. Il compositore di Bonn è presente, tra l’altro, con l’intero ciclo delle sinfonie, eseguite da orchestre diverse. Forse qualcuno avrebbe preferito poterle ascoltare tutte da un medesimo direttore e un medesimo complesso affinchè le interpretazioni si ispirassero a una idea unica e coerente. Per conto mio invece do ragione ai lucernesi, non solo perché trovo interessante poter confrontare modi diversi di accostarsi a questi capolavori, ma anche per una ragione morale: mi sembra bello che alcune delle più quotate orchestre attive attualmente contribuiscano insieme a rendere un omaggio per così dire corale a uno dei più grandi e amati esponenti della storia della musica. A parte le sinfonie sia menzionato anche che il pianista Igor Levit concluderà l’esecuzione di tutte le sonate per pianoforte. Ovviamente, se Beethoven ha ricevuto nella programmazione un trattamento speciale, il Festival non ha trascurato gli altri compositori. Tra l’altro mi piace l’attenzione che Chailly continua a dedicare a Rachmaninoff, solitamente considerato un creatore di lavori a volte virtuosistici fino all’eccesso, a volte salottieri e privi di valori autenticamente artistici. Molto però dipende dalle esecuzioni: certe melodie giudicate troppo carezzevoli, dolciastre e riflettenti un gusto scadente, quando sono suonate da grandi interpreti, rivelano contenuti insospettati.

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Osservazioni interessanti contiene il breve testo introduttivo al programma del Festival scritto da Michael Haefliger, direttore esecutivo e artistico. Ecco un passaggio: “Oggi, gli “usi”, ossia lo spirito dei tempi, dividono la società più che mai. A livello mondiale le differenze tra sinistra e destra, poveri e ricchi, si stanno ampliando. Messaggi di odio e populismo compromettono comprensione e ragione. Che cosa può aiutarci ad uscire da questi vincoli? Beethoven ha una risposta: l’”esperienza condivisa di gioia.” Benissimo, però senza dimenticare che nei nostri tempi si abusa del termine “populismo” attribuendolo anche a movimenti e persone che populisti non sono. D’altro lato penso sia opportuno ricordare che molti dei grandi raggiungimenti umani sono scaturiti dal pensiero specifico e dalla sensibilità particolare di singoli popoli; pertanto, pur facendo spazio a quanto accomuna e deve accomunare, bisogna riconoscere a ogni popolo il dovere e il diritto di conservare e difendere la sua identità, evitando un generale rimescolamento globale (la globalizzazione può giovare, sia pure con qualche riserva, agli scambi commerciali, meno alla politica, al pensiero e all’arte).

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Un altro punto del testo di Haefliger ha attirato intensamente la mia attenzione. Questo: “E dove meglio che in un concerto, che si distingue da tutte le altre offerte sociali o culturali grazie all’aspetto di comunità? Si legge un libro per se stessi, anche in un museo ognuno guarda i quadri da solo. Lo sport, d’altro lato, prospera sulla rivalità e il discorso politico è determinato da convinzioni opposte. In un auditorio, invece, persone separate per molti aspetti – età, origine, posizione sociale e politica – si riuniscono e fanno una deliziosa esperienza tutti insieme. Condividono sentimenti e respirano con la musica.” Una osservazione bellissima. Avverto però che l’esperienza comune in un concerto è possibile solo se il pubblico comprende persone, sì di età ed estrazione sociale diverse, però tutte o in gran parte aventi un livello di intelligenza e sensibilità piuttosto elevato (livello che può essere posseduto da uomini facoltosi come pure da uomini molto semplici e modesti, da uomini che hanno studiato musica come pure da uomini completamente digiuni di formazione). Certamente sono sublimi quei rari momenti in cui in un auditorio o in un teatro un grande interprete avvince mille o duemila persone e le guida tutte insieme, con la sua prestazione, in un mondo ideale di alta spiritualità e intenso godimento artistico. Un minuto così compensa la fatica e il costo di un viaggio lungo.

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Queste considerazioni me ne suggeriscono un’altra. Siamo entrati in un’epoca in cui si espande sempre più la cosiddetta digitalizzazione. In un numero crescente di circostanze un rapporto da uomo a uomo è sostituito da un rapporto da uomo a macchina. Avviene una specie di inaridimento della vita. Si corre il rischio che l’uomo stesso si riduca a macchina o qualcosa di simile. Opporsi alla digitalizzazione sarebbe una battaglia persa in partenza; sono troppi i vantaggi che essa porta in termini di rapidità, sicurezza e costi nel disbrigo di molte operazioni. Meglio giova accettare quanto sta accadendo, però promovendo strumenti che rimedino alle conseguenze negative e riportino umanità nell’uomo. Utile sarebbe estendere, già nelle scuole, lo studio della storia (però, per favore, senza deformazioni a scopo di propaganda politica) e lo studio delle arti. In questo ambito meritano di essere favoriti con particolare intensità spettacoli e concerti con musica dal vivo (e senza le manipolazioni acustiche applicate oggigiorno in molte sale, per fortuna non a Lucerna). In questo profilo è stato un grande risultato, nel Ticino, l’aver mantenuto in vita un’ottima orchestra. Sono benvenute le numerose manifestazioni musicali di notevole valore organizzate nel Cantone e, naturalmente, anche un Festival come quello di Lucerna, che offre il rarissimo vantaggio di permettere al pubblico di ascoltare, nel giro di un mese, un alto numero di direttori, solisti e orchestre tra i più famosi del mondo.

 

Carlo Rezzonico

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