Un’iniziativa importante
L’iniziativa popolare “SÌ alla protezione della sfera privata”
Martedì 19 novembre è stato presentato alla stampa il Comitato cantonale di sostegno all’iniziativa popolare “Per la protezione della sfera privata”, formato dai presidenti di UDC, PLR, PPD e dal coordinatore della Lega dei Ticinesi. Quest’ultimo era assente alla conferenza stampa perché indisposto ma, raggiunto al telefono, ha confermato l’appoggio del movimento all’iniziativa.
Questa iniziativa costituzionale è più che mai necessaria, data la tendenza al cedimento sistematico alle pressioni dall’estero, instauratasi nella Berna federale negli ultimi anni. Inutile negare che una forte componente di questo atto politico è il tentativo di salvare ciò che rimane del segreto bancario, ossia la riservatezza dei dati finanziari dei clienti delle banche – fatto salvo, come è d’altronde sempre stato, l’eventuale procedimento penale – almeno per quanto concerne i cittadini svizzeri e stranieri residenti nel nostro paese.
Basilare, a questo fine, è il mantenimento della differenziazione fra l’evasione fiscale e la frode fiscale. Ricordiamo che evasione fiscale è considerata l’omissione di dichiarare dei redditi – contravvenzione di carattere amministrativo e sanzionata con multe – mentre che la ben più grave frode fiscale comporta l’atto volontario di truffare il fisco mediante la consapevole falsa compilazione della dichiarazione e occultamento di dati – il che costituisce un reato penale punibile anche con pene detentive.
Con il collaudato sistema in vigore da noi, fra Stato e cittadino si è instaurato un rapporto di fiducia essenziale, nel quale il contribuente non è considerato un evasore a priori fintanto che non ha dimostrato il contrario. Infatti, è il cittadino a dichiarare volontariamente il suo reddito, sul quale lo Stato gli impone il prelievo fiscale, e in generale il contribuente svizzero è piuttosto onesto. Ciò che non si può invece dire degli Stati che ci attorniano, nei quali il cittadino è innanzitutto considerato come un potenziale frodatore, il che verosimilmente lo invoglia a esserlo davvero.
Questo, unito all’esosità eccessiva di Stati assistenziali che stanno grattando il fondo del barile alla ricerca di fondi perennemente carenti, ha fatto e fa sì che, capo primo, i loro cittadini tendono non solo a evadere le imposte, ma a portare il loro sudato denaro all’estero verso lidi più benevoli; secondo, che questi stessi Stati si diano da fare per ricuperare quanto ritengono sia loro dovuto, andando a ficcare il naso fin nei più remoti recessi della sfera privata dei loro cittadini, a volte ricorrendo loro stessi a mezzi illegali quali la ricettazione di dati bancari rubati.
Il sistema attualmente in vigore in Svizzera – con il segreto a tutela dei clienti delle banche – ha sempre dato risultati più che soddisfacenti in Svizzera. Essendo la nostra fiscalità relativamente moderata, altrettanto lo è l’evasione di capitali, per cui non si giustifica l’atteggiamento ficcanaso assunto dagli altri Stati nei confronti dei propri cittadini.
Se gli altri Stati ritengono di dover assumere tale atteggiamento, sono affari loro. Ma non per questo la Svizzera deve sentirsi obbligata a fare altrettanto.
Perché adeguandoci pedissequamente a quanto succede all’estero – peraltro inutilmente, visto lo stato ancora relativamente florido delle nostre finanze – mettiamo in serio pericolo la nostra sfera privata.
Un paio di esempi: come detto, in Svizzera il contribuente compila egli stesso i documenti fiscali. A ognuno può dunque sfuggire un errore involontario. Per questo c’è in Svizzera la differenziazione fra «evasione fiscale» e «frode fiscale». Ora, il Consiglio federale vuole tuttavia sopprimere questa sperimentata differenziazione. Conseguenza: le autorità dovrebbero intervenire, anche in presenza di errori involontari, con gli stessi mezzi penali (perquisizioni, arresto, soppressione del segreto a tutela dei clienti delle banche) utilizzati in caso di frode! Ciò spalancherebbe le porte all’arbitrio politico.
Se le autorità hanno accesso ai dati bancari delle cittadine e dei cittadini, non è più in forse solo il segreto bancario. Dagli estratti conto bancari possono essere lette molte cose, per esempio quanto è costata l’ultima riparazione dell’auto, da quale medico o da quale dentista va la persona in questione, quanto ha speso in farmacia per medicamenti, dove va a mangiare e a fare acquisti. Tale Stato controllore e ficcanaso è estremamente antisvizzero e deve essere combattuto nell’interesse dei cittadini.
La protezione della sfera privata è dunque un importante pilastro della nostra libertà. L’iniziativa popolare «SÌ alla protezione della sfera privata» intende porre fine alla tendenza internazionale volta al totale controllo da parte dello Stato in tutti i settori della vita e, di conseguenza, allo sviluppo in Svizzera di cittadine e cittadini «di vetro».
E la libertà personale è garante del «modello di successo Svizzera». A ciò si aggiunge la responsabilità individuale. Ambedue sono punti centrali nel nostro paese. Essi fanno sì che lo Stato onnipotente non ci metta sotto tutela, e che le cittadine e i cittadini non siano vieppiù sorvegliati, sospettati e sommersi da prescrizioni, controlli e pene varie.
L’iniziativa popolare “SÌ alla protezione della sfera privata” non si limita quindi al segreto bancario, ancorché molto importante, ma – senza peraltro proteggere gli evasori e i frodatori fiscali quando sussista il fondato sospetto dell’esistenza di un reato grave – ci mette al coperto da azioni poliziesche sconsiderate e abnormi, in altri Stati permesse a enti statali che non hanno nulla da invidiare ai famigerati CIA o KGB.
L’invito è pertanto a firmare e far firmare questa iniziativa. Il materiale è scaricabile da http://www.protezione-sfera-privata.ch.
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