Una riforma urgente per una giustizia adeguata ai tempi

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Dr. Alessandro von Wyttenbach
Presidente onorario UDC Ticino

Uno dei pilastri dello Stato democratico di diritto è la separazione dei poteri legislativo, esecutivo con quello giudiziario al di sopra e indipendente dal potere politico. Per comprendere gli attuali problemi della PP, è utile riandare la storia. La vetusta legge attuale, che prevede il Parlamento come istituzione democratica di nomina dei PP come Magistrati, è nata in tempi lontani quando il nostro Cantone era retto dai due grandi partiti liberale e conservatore. Se la separazione della giustizia dagli altri poteri non era certo rispettata, l’antagonismo e la rivalità tra le due parti permisero comunque un certo controllo reciproco. Oggi i tempi sono profondamente cambiati. In Parlamento siedono più partiti politici, ciascuno dei quali pretende la sua parte di influenza nelle nomine.  Un interesse politico che mette in secondo piano il discorso della competenza dei concorrenti per le nomine. Qui è necessaria una seria riflessione sulla funzione dei PP. Il PP rappresenta un cardine del compito della Magistratura in difesa del rispetto delle leggi. Di fronte alle denunce per reati penali il PP, nella sua funzione di accertamento dei fatti, dispone di un ampio spazio discrezionale, che gli conferisce anche l’importante potere di limitare la libertà del cittadino col carcere preventivo e la confisca di beni dell’imputato. Una denuncia per gravi reati penali, se infondata, può essere per l’imputato presunto innocente, causa di gravi danni morali, materiali e psichici con traumi umani che anche un decreto di abbandono o una sentenza di assoluzione non cancellano facilmente, per cui è assoluto dovere morale e civile del PP di accertarsi seriamente, responsabilmente ed entro tempi rapidi se le accuse siano fondate. Alla necessità del senso di responsabilità però, oggi si aggiunge quella di importanti competenze in una realtà fondamentalmente cambiata con problemi di diverso ordine, in certi settori sempre più complessi. Basti pensare ai reati finanziari, al lavaggio del denaro sporco o alla criminalità organizzata internazionale. Restare alla scelta politica dei Magistrati secondo il manuale Cencelli, è un anacronismo storico che in un moderno Stato di diritto non deve assolutamente più avere spazio. Per esperienza personale sia in Municipio che in Gran Consiglio, in mancanza di conoscenza personale o un incontro coi candidati alle nomine, non è possibile una valutazione sulla loro validità, per cui si decide semplicemente secondo «ordine di scuderia». Lo scandaloso episodio della gestione da parte di un PP dell’inchiesta per le gravi accuse penali della moglie contro Paolo Clemente Wicht, che ha richiesto oltre tre anni per finire in un decreto di abbandono, o anche l’episodio dell’arresto e carcerazione di Monsignor Azzolino Chiappini, non sono fatti accettabili. Anche la conferma della nomina da parte del Parlamento di PP valutati come non idonei dal Consiglio della Magistratura e addirittura il ricorso di un PP contro il giudizio di non idoneità, testimoniano la disfunzione, una insufficienza del sistema assolutamente indegna di un moderno Stato democratico di diritto. I problemi da risolvere sono fondamentalmente due: la nomina di PP competenti e un controllo dell’attività dell’autorità di inchiesta. La scelta e nomina dei candidati più validi deve essere fatta da esperti competenti in una commissione nella quale, in un piccolo Cantone dove tutti si conoscono, a garanzia di neutralità devono risiedere anche personalità da fuori Cantone. Si può, ad esempio, far capo ad esperti nel mondo delle Università Svizzere. Un’idea di una commissione esterna apartitica è del resto oggetto di discussione politica persino per la scelta dei Giudici federali. Le competenze non devono limitarsi ad esaminare i curricula professionali ma, come avviene nell’economia privata, valutare anche l’idoneità delle personalità ad assumere le alte responsabilità del ruolo. Resta poi ovviamente al Parlamento di ratificare le nomine a controllo dell’operato della commissione e per garantire il rispetto delle regole. Per quanto riguarda il controllo dell’efficienza e della qualità dell’autorità inquirente, a capo dell’autorità dovrebbe stare un Procuratore generale con le competenze e responsabilità di supervisione per un sollecito ed efficiente funzionamento della PP, Polizia giudiziaria compresa. Un ispettore di Polizia che, come nel caso Wicht, durante i tre mesi del suo carcere preventivo non abbia avuto l’idea di ricostruire e verbalizzare i messaggi tra i coniugi registrati sul cellulare sequestrato all’imputato – più che sufficienti per mettere, come si è poi visto, in serio dubbio la fondatezza delle accuse della denuncia – non sa fare il suo mestiere. Senza voler fare di ogni erba un fascio (i Magistrati validi ci sono) un imputato non deve avere solo la speranza,  ma la certezza di finire nelle mani giuste.

I casi di disfunzione della giustizia venuti alla luce negli ultimi tempi e le tensioni tra alcuni PP e il Consiglio della Magistratura, segnalano un problema sistemico da affrontare con urgenza con una vera riforma dell’ordinamento. L’ordinamento giudiziario attualmente in vigore è ormai ampiamente sorpassato dai tempi e non garantisce una vera separazione dei poteri, esigenza fondamentale in un moderno stato democratico di diritto. Esso offre il fianco a clientelismi politici e, come nella vicenda Wicht, anche partitici. Attualmente, esso non offre le necessarie garanzie di competenza ed efficienza dei PP. Nessuno parla ad esempio di una loro formazione continua obbligatoria – come quella da anni in vigore per esempio per i medici. Basta pensare alla rapida evoluzione della criminalità dovuta alla digitalizzazione o alle nuove conoscenze scientifiche delle nuove tecniche investigative o sui comportamenti psichici umani.

La classe politica dimentica infine, che una giustizia rapida ed efficiente rappresenta un importante fattore di attrattività del nostro Cantone per l’insediamento di attività economiche, di ricerca e culturali.  L’ inefficienza della giustizia della vicina Repubblica insegna come essa rappresenti un fattore che frena gli investimenti esteri nel Paese.

 

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