Una presidenza tira l’altra!
Ovvero, quando da senatore si diventa postino. Forse sarebbe il caso di dire: «tu hai fatto un favore a me, io ne faccio uno a te». È il gesto che la signora Sommaruga ha ricambiato nei confronti del «leprotto» friburghese, ex presidente del PSS, che per anni ha vissuto e mangiato grazie alla politica e al suo partito. Ora, eccolo piazzato a vita natural durante a dirigere la Posta. Di certo, lo stipendio che l’ex sindacalista e teorico del lavoro percepirà, non sarà paragonabile a quello che guadagnano i portalettere, costretti sempre più spesso a ritmi di lavoro insostenibili.
E le competenze necessarie per poter assumere questo importante incarico, dove le mettiamo? Ah già, la Posta è in fase di grande trasformazione, quindi ai vertici bisogna piazzare uno che possa vantare i requisiti (ideologici?) necessari affinché questa «trasformazione» possa realizzarsi. La domanda è: Levrat, è all’altezza del gravoso compito, sarà in grado di affrontare la sfida che, guarda a caso, foneticamente fa rima con sfiga?
A parte il costante aumento delle tariffe postali, cosa dobbiamo aspettarci? Il servizio, rispetto al passato, non è di certo migliorato, anzi! Le condizioni di lavoro – ad esempio dei portalettere – vanno di pari passo. Per non parlare delle demenziali chiusure di parecchi uffici postali ubicati nelle periferie e zone discoste, e delle relative difficoltà causate all’utenza, pensiamo agli anziani. Speriamo che, da ex sindacalista, il rosso friburghese possa pensare anche a un miglioramento delle condizioni lavorative della categoria e non solo al suo lauto stipendio!
Personalmente siamo dell’opinione che ancora una volta abbia prevalso il «dò una cosa a te, se tu dai una cosa a me», insomma il classico do ut des e il palese clientelismo perpetrato sfacciatamente a favore di personaggi – ex politici – a geometria variabile e affetti da un virus chiamato opportunismo. La Posta, o se preferite il «gigante giallo», s’appresta «a una grande trasformazione»: il cambiamento cromatico dei vertici.
Lodi sperticate al nuovo presidente: «la persona giusta al posto giusto!». Ci inchiniamo all’autorevole parere espresso dalla Gysin! Se lo dice lei…! Ribadiamo comunque, siccome non soffriamo di daltonismo, che l’interno delle angurie non è per nulla verde!
Quando le competenze non ci sono, bisogna trovarle (nel caso specifico inventarle) facendo delle selezioni serie, mirate. È stato fatto? Nutriamo qualche dubbio in proposito e siamo convinti che invece si sia voluto marcare il territorio, infischiandosi bellamente della meritocrazia, delle necessarie capacità richieste per assumere tale incarico. Volutamente è stato ignorato il «Principio di Peter», testo fondamentale che la dice lunga sull’effetto nefasto di certe scelte.
Questo andazzo è sempre più diffuso anche dalle nostre parti. Consuetudini notoriamente radicate in nazioni a noi vicine, con i risultati che sappiamo. In fondo – ma molto in fondo – se un ex bibitaro può essere nominato ministro degli esteri, perché un ex sindacalista e teorico del lavoro, non dovrebbe essere nominato presidente del CdA di un’azienda importante qual è la Posta?
E torniamo ai meriti! Uno al «leprotto rosso» va comunque riconosciuto: quello di aver contribuito, in ottima compagnia, a liquidare Blocher, per la gioia della sinistra e della immarcescibile Sommaruga. Un tipico colpo di stato degno di un regime totalitario! Non ci pare che da quell’infausto giorno le cose siano andate meglio.
I kompagni e le kompagne non hanno dimenticato; ora ringraziano premiando l’ex senatore per il servizio reso.