Ueli Maurer: oltre vent’anni di solida amicizia
(enm) Incontrai per la prima volta Ueli Maurer a inizio degli anni duemila a un’assemblea dei delegati dell’UDC nazionale, cui avevo partecipato con l’allora presidente di UDC Ticino, dottor Gianfranco Soldati. Ero entrato da poco più di un anno nel partito e, con la disinibita presunzione del neofita avevo preso la parola per un intervento critico nel mio tedesco un po’ maccheronico. Francamente non chiedetemi quale fosse l’argomento, non lo ricordo più. Alla fine dell’assemblea, il dottor Soldati ed io andammo a presentarci al presidente – per l’appunto, Ueli Maurer – quali rispettivamente neo presidente e segretario della sezione ticinese. Fui subito conquistato dalla semplicità e dall’empatia del personaggio, della cui enorme disponibilità avrei in seguito approfittato per capire e assorbire i meccanismi del partito.
Ueli Maurer, quale presidente, seppe portare l’UDC al primo rango della classifica dei partiti nazionali, continuando quell’ascesa cui aveva dato inizio Christoph Blocher nel 1992 con il referendum vinto contro l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (SEE). Tale successo fu il frutto di un impegno eccezionale, che lo portò per anni a visitare capillarmente le sezioni locali, a fondarne di nuove – si calcola che sotto la sua presidenza siano nate 12 sezioni cantonali e quasi 600 comunali – e a sviluppare il partito particolarmente in Romandia, fino ad allora poco propensa a seguire la politica dell’UDC. In questo periodo, frequenti furono i suoi contatti con l’UDC ticinese e l’assemblea nazionale dei delegati ebbe luogo nel nostro Cantone per ben tre volte. Mi piace pensare che proprio a Lugano facemmo per la prima volta suonare (e cantare) l’inno nazionale all’inizio dell’assemblea. Questa mia proposta sollevò vari scuotimenti di testa nel comitato organizzatore ma, in seguito, fu adottata da tutte le future sezioni ospitanti e oggi è diventata prassi usuale.
Quando nel 2008 si rese libero il seggio di Samuel Schmid in Consiglio federale, l’UDC ticinese scrisse una lettera alla direzione del partito nazionale perorando la sua candidatura messa in forse da chi, riproponendo Christoph Blocher, non riteneva opportuno proporre due Zurighesi. Mi risulta che l’appoggio del Ticino, assieme a quello di Appenzello esterno, fu determinante per la sua candidatura e grande fu la nostra gioia quando fu eletto in una votazione tutt’altro che scontata (un solo voto di scarto su Hansjörg Walther). Mi piace pensare che questo contribuì ad aumentare, qualora ce ne fosse stato bisogni, la sua simpatia per il nostro cantone.
Da allora sono passati 14 anni, con alti e bassi che non hanno comunque mai scalfito la perseveranza e l’impegno che, a mio avviso, hanno fatto di Ueli Maurer il miglior consigliere federale degli ultimi decenni. Il suo indomabile spirito d’indipendenza e le sue radicate convinzioni politiche gli hanno spesso reso difficile digerire la collegialità impostagli dalla sua funzione e, alcune volte, ne ha avuto quasi delle crisi di rigetto. Ma, tutto sommato, nella maggior parte dei casi si è attenuto a questo principio tacendo, ma mai rinnegando, i propri princìpi. Mi rammarica molto la sua decisione di lasciare il governo nazionale, ma capisco che a quasi 72 anni abbia il diritto di farlo e, soprattutto, di uscirne con la testa alta.
Ha detto di voler imboccare nuove strade, attività e idee. Di voler tornare a essere semplicemente l’«Ueli», togliendosi l’a volte ingombrante casacca istituzionale.
Ebbene, per me l’«Ueli» non ha mai smesso di esserlo, e gli faccio i più sinceri auguri per il suo avvenire, sotto qualsiasi forma si presenterà.
Grazie Ueli!
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