„Ticino = Italia light?“

Set 10 • L'opinione, Prima Pagina • 1411 Views • Commenti disabilitati su „Ticino = Italia light?“

Rolando Burkhard

Nella Svizzera tedesca circola attualmente – più spesso del solito – il motto „Ticino = Italia light“. Forse indotto dall’annunciata rivendicazione ticinese al seggio in Consiglio federale. Che cosa se ne può pensare? Deve essere eletto Cassis?

 

Il motto „Ticino = Italia light“ è vecchissimo e contraddittorio

Vecchissimo senz’altro. Contraddittorio, perché si presta a due interpretazioni:

Primo, che il Ticino sia solo la “nostra Sonnenstube”, ossia considerato una sorta di territorio cuscinetto dove turisticamente si può già assaporare l’Italia, ma rimanendo in qualche modo ancora a casa nostra; dove ci si sente al sicuro e si può pagare in franchi svizzeri. Un pezzo di “bella Italia” di qualità svizzera. Ticino = simpatico = quasi bello quanto l’Italia.

Oppure, secondo, che il Ticino quale “cantone svizzero” venga sì trattato come appartenente al paese ma, in qualche modo, un po’ isolato, appunto già “al di là delle Alpi”, un po’ troppo italiano, nel senso dell’orientamento politico-culturale. Un pezzo lontano e inconsueto di Svizzera “à l’italienne”. Ticino = problematico – quasi brutto quanto l’Italia.

 

Interpretazione problematica

La prima interpretazione del motto (la “nostra Sonnenstube”) è sì simpatica, ma legata a un cliché. Perché riduce l’amore verso il nostro cantone alla sua offerta turistica. Amore per il Ticino solo per il sole, gli zoccoletti, i boccalini, la polenta, il risotto e un paio di bei paesaggi, il tutto più vicino dell’Italia? Non è possibile che il Ticino esulti di gioia solo per 10 giorni di “tutto completo” negli alberghi durante il festival del film di Locarno.

La seconda interpretazione del motto (“cantone svizzero” sì, ma…) è decisamente più problematica. Perché non ci si fida troppo dei Ticinesi quali “Svizzeri d’oltralpe”. Peraltro, nessun altro cantone ha, fin dalla sua fondazione (“Liberi e Svizzeri”), sempre manifestato politicamente la sua appartenenza alla Confederazione e ai suoi valori fondamentali, più chiaramente del Ticino (basta solo osservare i recenti risultati eurocritici delle votazioni inerenti all’UE). Non solo noi dell’UDC aspettiamo da anni dalla Confederazione più comprensione, che si renda finalmente conto che la situazione economica e politica del cantone meridionale è molto più problematica che altrove; il popolo ticinese l’ha detto più volte.

 

Parlando dell’elezione in Consiglio federale

Come le cose appaiono attualmente, questa volta una candidatura ticinese a un seggio in Consiglio federale sembrerebbe avere più chance che in passato. Il PLR ticinese, cui tocca muoversi questa volta, ha annunciato un candidato. Che questo (Cassis) sia infine eletto o no, è scritto nelle stelle. L’interpretazione del motto “Ticino = Italia light” potrebbe rivestire un ruolo determinante. Ciò, anche se (purtroppo) l’elezione avviene da parte del parlamento e non del popolo.

Si deve votare Cassis perché è un simpatico rappresentante della “Sonnenstube” e perché il Ticino è stato troppo a lungo in attesa? Si deve votare contro Cassis perché non ci si fida del Ticino e lui non è una donna, oltre a rappresentare gli interessi delle casse malati e aver avuto fino a poco fa la doppia cittadinanza svizzera e italiana? E allora?

In effetti, sarebbe giusto eleggere un consigliere federale ticinese che difenda meglio gli interessi politici ed economici del cantone presso la Confederazione, e che s’impegni, senza se e senza ma, per l’indipendenza e l’autodeterminazione dell’intero paese. Se Cassis soddisfi queste rivendicazioni svizzere, e non solo quelle ticinesi, non si sa esattamente. Io sono piuttosto scettico al riguardo.

 

Ma vabbé! Se Cassis sarà eletto consigliere federale, seppure senza esagerato entusiasmo, mi unirò diligentemente all’applauso corale perché, dopotutto, sarà finalmente la volta di un Ticinese. Ma se non fosse eletto, non è che mi attendano delle notti insonni.

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