Strisciante? Molto peggio: galoppante…!
Dopo il SÌ all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, la Berna federale non può addirittura promuovere la da lei auspicata adesione all’UE
Recentemente, Christoph Blocher ha creato il “Comitato contro la strisciante adesione all’UE”. Soprattutto per combattere l’accordo-quadro sull’integrazione istituzionale della Svizzera nell’UE. Segnatamente, contro la ripresa “dinamica, rispettivamente automatica del diritto UE e l’interpretazione del nostro diritto da parte della Corte di giustizia dell’UE”, ossia la nostra sottomissione a giudici stranieri, eccetera. Questa lotta non è assolutamente prematura perché, sotto il camuffamento del “rinnovo degli accordi bilaterali”, l’annessione all’UEcondotta dal centro-sinistra di Consiglio federale e Parlamento non è più solo strisciante, ma procede galoppante: da una parte mediante un costante ostruzionismo contro le nostre decisioni popolari anti-UE, dall’altra – pure molto attivamente – tramite per esempio il nostro diritto fiscale.
Gli esempi non mancano:
- Come si è notato recentemente, il Consiglio degli Stati tira per le lunghe l’applicazione dell’iniziativa-espulsioni (pare perché non eurocompatibile).
- Il Consiglio federale ha appena licenziato, molto precipitosamente, il progetto di mandato negoziale con l’UE sullo scambio automatico d’informazioni finanziarie a scopi fiscali (AIA); ciò quale evidente segnale determinante sulla soppressione del segreto bancario anche all’interno del paese.
- Infine, la Svizzera e l’UE hanno avviato, il 22 maggio, i negoziati sulla stipulazione del summenzionato accordo-quadro, nonostante che la soluzione delle questioni istituzionali sia legata molto strettamente all’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa.
Con una tale ufficiale euroforìa è addirittura risorto politicamente e pubblicamente in modo estremamente aggressivo, quello che era dato praticamente per clinicamente morto, ossia il “Nuovo Movimento Europeo Svizzera (NUMES)”, il quale sostiene attivamente l’adesione all’UE. Non c’è da stupirsi! Non c’è più nemmeno bisogno del tedesco Peer Steinbrück e della sua minacciosa cavalleria, la Berna federale sta già galoppando per conto suo – contro la volontà popolare – in direzione dell’UE.
Il concetto dell’UDC per evitare l’applicazione non conforme alla Costituzione dell’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa”
Il fastidioso esito della votazione popolare del 9 febbraio contro l’immigrazione di massa ostacola la strategia d’adesione all’UE dell’euroforica Berna federale, perché rimette in discussione la libera circolazione delle persone. C’è quindi da temere che il Consiglio federale non applichi il voto popolare in modo costituzionale, ma che punti su un’ulteriore votazione popolare che renda nullo il risultato del 9 febbraio. Dapprima si dovrebbe apparentemente ottenere da Bruxelles – senza un serio negoziato – un “niet” all’adeguamento dell’accordo di libera circolazione delle persone. Si riproporrebbe poi al popolo svizzero la totale libera circolazione delle persone – con la minaccia di far cadere tutti gli accordi bilaterali in caso di un NO – nel quadro dell’annunciato pacchetto di accordi istituzionali. In questo modo, il Consiglio federale abbandona la strada di una pragmatica gestione delle relazioni con l’UE basata sulla reciprocità e spiana finalmente la via a un’adesione all’UE che non si può più chiamare soltanto strisciante. Anche qui si galoppa in direzione dell’UE.
Per queste ragioni si è anche negato agli iniziativisti l’accesso al gruppo di lavoro creato dal Consiglio federale per l’attuazione dell’iniziativa. Ma l’UDC non ci sta. Già il 18 marzo ha presentato all’Ufficio federale della migrazione le sue idee basilari per l’applicazione dell’iniziativa e il 23 maggio ha presentato in conferenza stampa un concetto d’applicazione approfondito.
L’applicazione poggia sulle norme d’ammissione in vigore fra il 1970 e il 2002. L’UDC chiede segnatamente meno e più brevi permessi B, più residenti di breve durata senza diritto al ricongiungimento familiare e contingenti separati per frontalieri (nell’ambito dei frontalieri, l’UDC è a favore di una soluzione che dia ai cantoni il massimo spazio di manovra). Con una rigorosa adozione di queste proposte, si potrà di nuovo gestire e limitare l’immigrazione. Inoltre, si potranno meglio combattere gli abusi.
Il concetto elaborato da un gruppo di lavoro interno dell’UDC, guidato dal consigliere nazionale Heinz Brand, è stato approvato dal gruppo parlamentare. L’UDC chiede al Consiglio federale, alle organizzazioni economiche e al gruppo di lavoro della Confederazione di adottare questo concetto per l’applicazione dell’iniziativa. Il partito stesso ne discuterà ora al suo interno, lavorandoci ulteriormente (torneremo sui dettagli della soluzione proposta con altri articoli, esprimendoci pure sulle reazioni suscitate in seno agli euroturbo).
Una cosa è tuttavia sicura già sin d’ora: adesso non si potrà più evitare una discussione seria sulle proposte d’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa dell’UDC, né si potrà più relativizzare ulteriormente l’incontrollata libera circolazione delle persone. Per la galoppata d’avvicinamento all’UE della cavalleria della Berna federale, questa deve assolutamente essere più di una battuta d’arresto, deve essere un esplicito avvertimento per un radicale cambiamento di rotta. A questo penserà anche il comitato fondato da Christoph Blocher. Invitiamo cordialmente tutti gli euroscettici ad aderire.
« Die tun ja sowieso immer das, was sie wollen! Schleichend? Weit schlimmer: Galoppierend…! »