Qualche sassolino… a bocce quasi ferme

Apr 17 • L'editoriale, Prima Pagina • 4158 Views • Commenti disabilitati su Qualche sassolino… a bocce quasi ferme

Eros N. Mellini

Eros N. Mellini

Qualche antefatto

 

Personalmente, sono entrato nell’UDC nel 1998 – dopo la purtroppo tardiva “svolta blocheriana” – e da allora ho sempre auspicato che il partito procedesse solo con le sue gambe, nonostante che su temi mirati fossimo sulla stessa linea della Lega (o meglio, la Lega era sulla stessa linea del nostro partito nazionale e quindi, di riflesso, marciasse nella nostra stessa direzione). Ogni volta, all’interno del partito, mi si è data ragione poi, a ogni scadenza elettorale, ci si è rimangiato tutto per cedere alle lusinghe dell’utopico vantaggio di un’alleanza con la Lega.

Nel 1999, ci fu addirittura un accordo firmato da Giuliano Bignasca con gli allora vertici di UDC Ticino, secondo il quale, qualora la congiunzione avesse permesso l’elezione di due candidati, uno sarebbe stato appannaggio dell’UDC. Al di là dell’ingenuità nella sottoscrizione di un accordo di tale portata, inutile dire che, eletti Bignasca e Maspoli, la Lega si guardò bene dal tornare sull’argomento. Nel 2003, di nuovo congiunzione delle liste, con salvataggio – grazie all’apporto dell’UDC – di uno dei due seggi leghisti al Nazionale. E presentazione, da parte di Paolo Clemente Wicht e del sottoscritto, di Attilio Bignasca ai vertici dell’UDC nazionale, affinché il deputato leghista fosse accolto nel gruppo parlamentare UDC. Per le cantonali non c’era più la possibilità di congiungere le liste, ma nemmeno si ponevano problemi, in quanto la Lega non aveva ambizioni di raddoppiare il seggio in Consiglio di Stato di Marco Borradori.

Nel 2007, idem per le cantonali, ma con la differenza che la Lega ci fece la guerra cavalcando per la prima volta l’argomento del “voto utile” (chi non ricorda le inserzioni a pagamento negli organi di stampa “Votare UDC è come votare socialista”?). Da parte nostra, bisogna onestamente ammettere che – dopo una prima decisione volta a non presentare una lista per il Consiglio di Stato – dietro pressione dell’ala sopracenerina, tornammo sull’idea commettendo il peggiore errore di valutazione politica della nostra storia, ossia la candidatura dell’allora sindaco di Bellinzona, nel quale credevamo di aver trovato la persona giusta con esperienza nell’Esecutivo. Mea culpa, francamente la sostenni anch’io, e fu un flop sotto tutte le angolazioni. Ovviamente, non ci fu poi la congiunzione a ottobre per le Nazionali, cosa di cui peraltro la Lega non aveva bisogno per confermare il seggio di Attilio Bignasca, ma che avrebbe dato all’UDC Ticino perlomeno una chance di eleggere un suo consigliere nazionale. Nella nostra ingenuità, credevamo in un’etica nella politica federale che, secondo noi, avrebbe dovuto perlomeno far sì che il deputato leghista fosse estromesso dal gruppo parlamentare UDC. E invece no, per parafrasare Vespasiano “votum non olet”, Attilio rimase nel gruppo parlamentare, pronto ad usare il suo dente avvelenato contro l’UDC Ticino.

Nel 2011 di nuovo un accordo, questa volta molto chiaro: niente lista UDC per il Consiglio di Stato, essenziale per la Lega che mirava al raddoppio, congiunzione delle liste per le Nazionali, cosa che per noi rappresentava un’assicurazione per l’elezione del nostro consigliere nazionale. Riuscite ambedue le cose, con un esito ancor più sorprendente a ottobre. Alla luce dei fatti, noi il nostro seggio lo avremmo conquistato anche da soli (il che non deve comunque farci negare la validità dell’accordo), mentre con i nostri voti restanti fu la Lega a ottenere il suo secondo seggio. Ben contenti, naturalmente, oltralpe, di contare su tre seggi nel gruppo invece di due.

 

Cos’è successo dopo?

 

La Lega, ingolosita dal successo a livello cantonale, voleva anche un terzo seggio nel Municipio di Lugano, e quindi premeva affinché l’UDC locale non presentasse una lista per l’esecutivo. Data l’impossibilità della congiunzione, “magnanimamente” offrivano un posto in lista a Marco Chiesa (l’unico che interessava loro per il potenziale consenso che poteva portarsi appresso), ai cui tentennamenti Giuliano Bignasca arrivò a contrapporre succulenti posti in consigli d’amministrazione, ottenendo l’effetto esattamente contrario a quello che auspicava: ossia un categorico e formale rifiuto. Il nostro flop che ne è seguito, a mio avviso non è poi tanto dovuto al litigio con la Lega, bensì alla rinuncia alla candidatura dello stesso Marco Chiesa e, ovviamente, alla focalizzazione dell’elezione su Borradori/Giudici, rispettivamente Lega/PLRT, che ha portato via voti a tutti. Solo che, mentre per i partiti più grossi la perdita di uno o due seggi era sopportabile, per noi che ne avevamo solo tre è stata fatale.

E veniamo a questa elezione 2015.

Tenendo ovviamente alla conferma dei due seggi in Consiglio di Stato, la presentazione di una lista da parte dell’UDC è un ulteriore elemento di rischio per la Lega. Va ad aggiungersi alla funesta perdita del suo presidente, ma anche a quella di elementi di traino come Michele Barra, Rodolfo Pantani, Giorgio Salvadé, senza contare l’assenza di quella macchina da voti che è Marco Borradori.

Da parte nostra, l’assenza di una lista per il Consiglio di Stato l’abbiamo già vissuta quattro anni fa sulla nostra pelle: un numero limitatissimo di presenze ai dibattiti e a interviste con conseguente riduzione a zero della visibilità.

Ecco allora che lo scorso anno la Lega si fa avanti proponendo una lista unica – quattro leghisti e un UDC. Nel frattempo, ha però bocciato in Gran Consiglio un’iniziativa UDC che proponeva la reintroduzione della congiunzione delle liste, e che avrebbe risolto ogni problema. (risposta di Attilio Bignasca a Pinoja che gli chiedeva spiegazioni: “tant, anca senza voialtri an fem tri li sctess”, ossia “tanto, anche senza di voi, ne facciamo tre lo stesso (consiglieri di Stato)”. Poi però, pressioni sull’UDC nazionale, in particolare su Christoph Blocher, e convocazione di un incontro a Berna al cospetto del presidente Toni Brunner, del segretario generale Martin Baltisser e dello stesso Blocher. Presenti per la Lega: Antonella Bignasca, Norman Gobbi, Roberta Pantani e Lorenzo Quadri; per l’UDC, Gabriele Pinoja, Pierre Rusconi, Marco Chiesa e Eros Mellini.

La Lega propone una lista unica con tre leghisti e due UDC, ma con una condizione: niente Marco Chiesa, “er ist für uns untragbar”, in buon  italiano “per noi è intollerabile” (parole di Norman Gobbi). A parte l’arroganza di non solo imporci la lista unica, ma di pretendere anche di decidere loro chi dei nostri ne deve far parte, Blocher – il quale, non conoscendo la legge ticinese, pensava che bastasse mettere un UDC dopo i primi due leghisti per far sì che questo fosse automaticamente il primo subentrante – la riteneva una proposta equa. Non so se lo ritenesse ancora dopo avergli spiegato che a far stato è il numero di voti di ogni candidato e che quindi, ancora una volta, saremmo stati i portatori d’acqua della Lega, oltretutto perdendo anche visibilità per la corsa al Gran Consiglio, resta il fatto che da parte nostra abbiamo fatto la famosa proposta “due leghisti e tre UDC” che ha tanto suscitato scalpore. Al di là del rifiuto, peraltro preventivato, da parte leghista, sarebbe stato l’unico modo per assicurarci perlomeno il subentrante.

Ecco allora l’alleanza LA DESTRA, nella quale l’UDC s’è unita all’UDF (con cui avevamo già fatto la lista unica quattro anni fa) e ad Area liberale, con l’auspicio di finalmente dare una possibilità di cambiare a questo cantone, ma anche di fornire un cappello a tutti coloro che si sentono di destra senza se e senza ma e, soprattutto, senza concessioni opportunistiche alle insane rivendicazioni della sinistra.

Con un sarcasmo fuori luogo, da parte leghista è stato detto: “Per non accettare due candidati sulla nostra lista, l’UDC ha scelto di averne solo tre sulla sua”. Ebbene, la differenza è basilare: i due sulla lista della Lega non avrebbero mai alcuna possibilità di successo, mentre che sulla lista 10 – LA DESTRA, TUTTI i candidati, che siano poi eletti o no, hanno perlomeno le stesse chance.

 

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