Qualche riflessione di fine anno

Nov 30 • L'editoriale • 2662 Views • Commenti disabilitati su Qualche riflessione di fine anno

Dr. Gianfranco Soldati Presidente onorario UDC Ticino

Dr. Gianfranco Soldati
Presidente onorario UDC Ticino

Il 2013 ha visto un’avanzata UDC-SVP notevolissima sul piano legislativo cantonale e ottimi risultati, finalmente, anche sul piano esecutivo. A Ginevra la presenza del MCG di Stauffer ha parzialmente mitigato il risultato, così come accade alla nostra UDC per l’azione della Lega di Borradori e consoci. Sono movimenti da considerare nostri alleati, ma inadatti per loro intrinseca natura (raggio d’azione prevalentemente cantonale) ad affrontare i problemi che ci assillano, problemi che prendono origine a Berna (rustici, frontalieri, padroncini per es.) per una parte, a Bruxelles per l’altra (Dublino, Schengen, libera circolazione delle persone che include la libera circolazione dei troppi delinquenti che ci gratificano quotidianamente, si può ben dire, delle loro attenzioni, contrasti di tipo giuridico su trattati e accordi bilaterali da affidare in  esclusiva a giudici europei, ecc.).

D’altra parte, mondialmente è in atto un’azione, ma meglio sarebbe parlare di una congiura, quella del NWO (New World Order, nuovo ordine mondiale che, sulla spinta della globalizzazione economica, vorrebbe arrivare allo scioglimento degli Stati nazionali per ricondurre i liberi cittadini di libere nazioni democratiche a uno stato di servitù, sotto la guida di menti illuminate autoproclamatesi tali (ONU, UE, FMI, FED americana e così via).

Da questo stato di cose, qui descritto sommariamente, deriva per il nostro partito la necessità di una scelta di rotta  politica coerente, lineare e da mantenere fermissimamente.

Difesa irremovibile della sovranità, indipendenza e neutralità nazionali che, come tali, vanno difese contro ogni ipotizzabile minaccia e comportano quindi, obbligatoriamente, il mantenimento di un esercito in grado di provvedere alla difesa del paese con i nostri valori fondamentali. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito, che ci importuna instancabilmente con votazioni dall’esito per lui disastroso, va considerato per quel che è, un coacervo di utopisti fuori dalla storia e dalla realtà: uno Stato senza il proprio esercito se ne ritrova sempre in casa, prima o poi, uno straniero. E proprio la storia recente ha più volte dimostrato che anche l’esercito più potente, anzi strapotente, quello degli USA, non è più in grado di vincere una guerra contro gente decisa a difendersi, a meno di applicare tecniche atomiche all’insegna suicida di un “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Esempi: Vietnam, con il generale Giap morto poche settimane fa a 102 anni, venerato come una divinità dai suoi concittadini, Afghanistan, dove russi prima, USA e NATO poi, hanno eliminato tutti i talebani che potevano, ma i talebani sono ancora lì, i russi scomparsi, gli altri in ritiro, Iraq idem, con una scia di attentati kamikaze che non accenna a spegnersi, Libia, Siria, per il momento solo una figura barbina del povero premio Nobel della Pace Obama, ma per finire, probabilmente, centinaia di migliaia di persone innocenti sacrificate sull’altare di un’egemonia americana sempre più contestata. Essenziale e indispensabile, più che la capacità, è la volontà di difendersi. La scelta di Samuel Schmid e del suo comandante Christophe Keckeis di rendere l’esercito svizzero completamente NATO-compatibile fu un errore che stiamo ancora pagando. Il cambiamento di rotta è in corso e deve godere di un appoggio risoluto da parte del nostro partito.

Per il comune cittadino, i massimi diritti democratici con la massima indipendenza individuale sono possibili solo nelle piccole nazioni a democrazia diretta. Questo, per tutti gli aderenti UDC, deve essere ed è un assioma: proprio così, un principio evidente per sé, da difendere con i denti e con le unghie contro tutte le sirene e le sinistre internazionaliste, terzomondiste, globaliste o comunque presunte e autoreferenziali detentrici del monopolio progressista.

Il problema delle migrazioni e immigrazioni si va aggravando di anno in anno, direttamente proporzionale alla crescita fuori controllo della popolazione. Nel solo dopoguerra, dal punto di vista geologico un miliardesimo di secondo, da 2,5 siamo passati ad oltre 7 mrd di abitanti del pianeta, a tutt’oggi con tendenza alla crescita esponenziale. È la vera minaccia che incombe sull’umanità, e nessuno se ne preoccupa seriamente, fatta eccezione per la Cina che ha cercato, con effetti collaterali anche negativi, di porre rimedio alla sua smisurata crescita demografica. All’opera sono ancora forze religiose da una parte, e internazionaliste dall’altra, che si oppongono a qualsiasi tentativo di rientro nei limiti di una crescita compatibile con le leggi della natura. In un simile quadro, qualsiasi politica di controllo dei processi migratori diventa utopica. La battaglia per l’espulsione di asilanti delinquenti è stata chiaramente vinta nelle urne, ma nella pratica si è risolta in una bolla di sapone per il sabotaggio da parte della sinistra internazionalista solidamente insediata a Berna, in particolare a livello di Consiglio federale. L’apposita commissione del Consiglio nazionale ha però finalmente deciso il 10 ottobre che quanto deciso dal popolo deve essere radicalmente messo in atto entro il dicembre 2015.  

Nel mondo attuale i soli stati sovrani non sommersi da debiti sono quelli ricchissimi di materie prime o di manodopera a basso costo da una parte, e quelli poverissimi dall’altra (la Romania è lo stato meno indebitato dell’UE), per il semplice motivo che nessuno concede loro crediti. Gli USA hanno discusso, con un teatrino degno dei politici del nostro sud, di innalzare il loro limite di indebitamento, già situato a 17’600 mrd di dollari. Sono cifre spaventose, praticamente prive di significato per la mente umana, 16’016 mrd di franchi svizzeri. Un biglietto da mille franchi ha uno spessore di 0,1 mm. Per dare un’idea, con il debito USA, ammucchiando strettamente un biglietto sull’altro, si possono formare quattro pilastri che congiungono la terra con la luna, distante 380’000 km, e poi costruire il primo quinto abbondante del quinto pilastro! Quante migliaia di TIR con rimorchio non ho calcolato, ma sono parecchie migliaia di mastodonti della strada ricolmi di biglietti da mille franchi svizzeri.

Una simile deriva pazzesca e mostruosa non può essere addebitata al caso o alla sfortuna. È dovuta a una guerra, in atto anche se non dichiarata, tesa alla dissoluzione degli Stati sovrani per arrivare al Nuovo Ordine Mondiale. Vorrei tanto sbagliarmi, ma ho paura di aver ragione. Ad ogni modo, se vogliamo vivere in un paese libero, indipendente e neutrale dobbiamo preservarne l’equilibrio finanziario. Per rapporto agli Stati che ci circondano possiamo anche essere soddisfatti, ma una Svizzera “sana” diventa sempre più una spina nel fianco di chi arranca in un mare di debiti non più risanabili. L’invidia fomenta facilmente atteggiamenti aggressivi. Comunque sia, per l’UDC-SVP l’equilibrio dei conti pubblici rimane una priorità, come quella della volontà di difesa.

Resterebbe, di importanza pure primordiale, il problema dell’approvvigionamento energetico. L’abbandono del nucleare, deciso con la pancia sull’onda del dopo Fukushima, è stato un errore, ma forse non irreversibile. La dipendenza da Stati che, come saggiamente stanno facendo Francia e Russia, hanno scelto la strada “atomica”, è programmata. La Germania ha investito più di 100 mrd di euro nell’eolico e nel solare e si ritrova con un pugno di costosissime mosche in mano. I verdi venditori di aria fritta cominciano a rientrare (Germania e adesso anche Ginevra) nei limiti che sono loro concessi da utopie e visioni del tipo della società da 2’000 Kw senza diminuzione del benessere. Anche in questo campo l’UDC-SVP non deve aver timore a posizionarsi nel campo della ragione, che prima o poi sempre si impone sui sogni.

Un’ultima considerazione. In Ticino siamo un piccolo partito. Ne deriva per noi l’obbligo di moderazione nelle proposte politiche palingenetiche e risolutive. Negli ultimi tempi ho sentito troppi “ruggiti di topolini” che si credono leoni. Bene hanno fatto Presidente e Comitato cantonale a decidere che gli interventi fatti in qualità di responsabili del partito vengano prima sottoposti alla Direttiva cantonale.

Con tanti Auguri a tutti di Buone Feste!

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