Programma di Lugano Musica straordinariamente ricco
Spazio musicale
Quando si scorre il programma di Lugano Musica per la stagione 2020/2021 colpisce la straordinaria ricchezza delle manifestazioni, sia per quanto riguarda il numero e la varietà dei concerti, sia per quanto riguarda il livello degli esecutori. Si può senz’altro concordare con il direttore artistico Etienne Reymond quando scrive che “il programma della nuova stagione è una combinazione di opere del grande repertorio e di brani inaspettati, affidato ad alcuni dei migliori interpreti dell’ambito internazionale”. Mi limito, in questo articolo, ad alcune considerazioni su aspetti particolari.
Tra i direttori è presente Paavo Järvi, nuovo capo musicale dell’Orchestra della Tonhalle di Zurigo, giunto nella città della Limmat con notevoli ambizioni, visto che secondo la usa opinione il complesso zurighese ha i mezzi per appartenere alle cinque migliori orchestre del mondo. Musicista attivissimo, lo Järvi ha dovuto rinunciare, a causa del coronavirus, a tutta una fila di impegni. Ma poiché i mali non giungono solo per nuocere, ha approfittato della pausa forzata per effettuare riflessioni e porsi domande di vasto respiro. Ne ha parlato recentemente in una intervista alla Neue Zürcher Zeitung meritevole di essere considerata attentamente e meditata. Per la prima volta, dichiara il musicista, ha fatto l’esperienza che esiste qualcosa che può fermare e modificare tutto, qualcosa più forte dell’agire umano. Ne deriva l’esigenza di una correzione di rotta di natura psicologica. Mi sembrano, queste affermazioni, un richiamo all’umiltà, valido per tutti gli ambiti della vita e non soltanto per la musica. Nasce così nello Järvi la critica a un sistema in cui gli interpreti si spostano spasmodicamente, magari esibendosi un giorno in Europa e il giorno successivo in America. È un sistema molto probabilmente destinato a scomparire (“ein Auslaufmodell”). Più che nel campo della musica sinfonica e della musica da camera – questa è una osservazione mia – l’inconveniente si manifesta nel campo dei cantanti d’opera. Il direttore artistico di un festival italiano mi disse che tempo fa una soprano si presentò alle prove pochi giorni prima dello spettacolo senza conoscere una nota della parte che doveva interpretare. La imparò in fretta e furia all’ultimo momento; le sue prestazioni corrisposero poi alla scarsità della preparazione.
Riccardo Muti farà conoscere a Lugano composizioni di Mercadante, Martucci e alcuni esponenti della musica strumentale italiana. Credo che l’insigne direttore abbia l’obiettivo di rivalutare un campo trascurato della produzione musicale. Sarà interessante vedere se, affidati alle sue mani e al suo acume interpretativo, quei lavori risulteranno validi e potranno tornare in repertorio. Siano dette qui alcune parole su Mercadante, autore di oltre sessanta lavori teatrali come pure di musica sinfonica, sacra e da camera e in più autorevole didatta (diresse il conservatorio di Napoli). Nacque nel 1795 e morì nel 1870. Benché fosse molto popolare al suo tempo e la critica lo giudicasse assai valido, oggi è quasi completamente dimenticato. Capitò perfino questo. Quando, parecchi anni fa, venne messo in scena eccezionalmente un suo melodramma, che fu “Il giuramento”, un grande quotidiano italiano annunciò lo spettacolo, non come “Il giuramento” di Mercadante, ma come “Il giuramento di Mercadante”, quasi che Mercadante fosse un personaggio che aveva giurato.
La stagione di Lugano Musica comprende anche un nuovo ciclo di Lied creato dagli artisti ticinesi contemporanei Nadir Vassena e Fabio Pusterla. Questa composizione si inserisce nell’idea che l’edizione 2020/2021 della rassegna, se non ospiterà un artista residente, in compenso, secondo il direttore artistico, avrà in residenza il Ventesimo secolo, con una estensione fino al presente.
Carlo Rezzonico
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