Perché soltanto l’UDC continua a difendere la Svizzera?

Giu 12 • L'editoriale, Prima Pagina • 3797 Views • Commenti disabilitati su Perché soltanto l’UDC continua a difendere la Svizzera?

Eros N. Mellini

Eros N. Mellini

La risposta è di per sé abbastanza semplice: perché gli altri partiti hanno in mente soltanto l’antipolitica – nel senso di vedere quale obiettivo non più gli interessi del paese, bensì la supremazia della propria forza politica sulle altre – attenti più alla sconfitta dei partiti avversari che non a trovare soluzioni efficaci e ragionevoli ai problemi che più assillano la popolazione. Disposti a tradire i princìpi ideologici sui quali sono nati, pur di non ammettere la validità di un’idea la cui paternità appartenga a un partito avversario.

Questo ragionamento reggerebbe, fino a un certo punto, qualora fosse riservato all’estrema sinistra, le cui rivendicazioni di oggi non rispecchiano più delle ragionevoli e quindi legittime aspirazioni della classe operaia – peraltro risolte in gran parte durante i primi tre quarti del secolo scorso con un sano partenariato fra imprenditoria e sindacati – ma si spingono a chiedere sempre di più all’economia, incuranti del fatto che oltre un certo limite quest’ultima non può concedere, pena il fallimento, e forti di un assioma arbitrario secondo cui imprenditore è sinonimo di ladro, mascalzone, sfruttatore, e chi più ne ha più ne metta. Da siffatta sinistra non  può praticamente uscire nulla di condivisibile da parte di una società liberale nella quale s’identificavano una volta i cosiddetti partiti borghesi. E quindi la sconfitta elettorale del partito socialista e dei suoi partitini satelliti era una “conditio sine qua non” per propugnare una politica di destra – o di “centro-destra” come amano definirsi il PLR e il PPD, sempre nell’ottica di distinguersi dal pragmatismo dell’UDC. Partito liberale (e purtroppo radicale) e Partito popolare democratico una volta detto Partito conservatore da una parte, e dall’altra l’Unione democratica di centro (e mai la parola “centro” fu usata tanto a sproposito, per un partito che peraltro, nella sua più corretta versione tedesca e reto-romancia, si chiama Partito popolare svizzero) che può essere tranquillamente definita una forza liberal-conservatrice. Liberale per ciò che concerne in particolare la politica economica, conservatrice in politica nazionale ed estera.

In teoria, dovrebbe essere più facile e naturale per il centro condividere e sostenere le proposte dell’UDC, che non allearsi con le forze “progressiste” per le quali progresso significa spendere sempre più di quanto s’incassa, a favore di un assistenzialismo nocivo tanto per chi lo deve pagare quanto per chi ne beneficia, cui viene tolto ogni residuo di responsabilità individuale. E invece no, con la sinistra le differenze ideologiche sono talmente marcate che, anche sostenendone delle idee agli antipodi dei princìpi liberal-conservatori, a nessuno viene in mente di confondere PLR e PPD (o perlomeno è quanto sperano quest’ultimi) con il PS. Ma con l’UDC lo scenario è diverso, questa rispecchia oggi il pensiero della gente molto più di quanto credono i partiti borghesi, e lo dimostra il successo sempre più crescente delle iniziative popolari democentriste: iniziativa-espulsioni, iniziativa per l’internamento a vita dei criminali sessuali violenti, iniziativa sull’immigrazione di massa, eccetera. Il fatto che il popolo sempre più accetti queste iniziative, mentre boccia – spesso con risultati schiaccianti – quelle della sinistra, dovrebbe aver fatto capire che la base dei partiti borghesi simpatizza più con la destra che con la sinistra. Ma i loro vertici e le loro deputazioni alle Camere continuano imperterriti sulla loro strada “progressista”. Anche quando le loro decisioni sono in chiave palesemente antisvizzera, come tutte le genuflessioni e i cedimenti nei confronti di UE, USA e delle organizzazioni internazionali.

Ma allora, perché il popolo votante continua a eleggerli? Verosimilmente, perché non lo fa in funzione di una migliore gestione del paese, ma perché la cosa più importante – anche per la gente, quando indossa la maglia del partito – è far sì che la propria forza politica vinca la partita quadriennale anzi, meglio, affinché non la vinca un partito di cui si condividono sì le idee, ma il cui successo significherebbe un indebolimento del proprio. E siccome normalmente gli uscenti sono quelli che più vengono votati nell’ambito del partito, ecco che per anni non c’è nemmeno un ricambio delle persone, nonostante che queste siano oggetto di critiche e accuse durante tutta la durata della legislatura.

Risultato: il popolo si pronuncia più volte contro una politica di eccessiva apertura (per non dire sottomissione) all’UE, e la Berna federale continua imperterrita a ignorarlo anche violando crassamente i propri doveri costituzionali.

L’UDC è rimasta l’unico partito a difendere i valori tradizionali elvetici che una volta erano condivisi anche dai partiti storici. Ma oggi, quest’ultimi tradiscono i loro princìpi ideologici a favore di un – peraltro sempre più effimero – successo partitico. Di originale è rimasta solo la maglia della squadra, ma la partita si svolge in modo unidirezionale con tutti i 22 giocatori che tirano nella stessa porta difesa dall’unico UDC in campo: il portiere.

 

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