No all’accordo quadro

Mar 22 • L'opinione, Prima Pagina • 981 Views • Commenti disabilitati su No all’accordo quadro

Mini-intervista al ministro leghista Claudio Zali, che affossa l’accordo CH-UE e rilancia: “Dobbiamo disdire anche l’accordo sulla libera circolazione”

 

Cosa pensa dell’accordo quadro con l’Europa, c’è chi lo definisce un accordo coloniale?

L’accordo quadro e una concreta minaccia alla nostra sovranità, esprimo dunque soddisfazione per il fatto che finalmente il Consiglio di Stato abbia adottato una linea consona agli interessi dei ticinesi e non filoeuropeista che avrebbe seguito le direttive dei rispettivi partiti centrali; temo però che questo non basterà e che Berna si esprimerà a favore di questo accordo. Credo quindi che in ultima istanza sarà necessario che sia il popolo a prendere la decisione del caso. Vorrei sottolineare che se l’accordo verrà accettato, per la Svizzera vorrà dire cedere per la prima volta importanti prerogative che secondo me sono irrinunciabili per uno stato nazionale; cedendole all’Europa subiremo dei cambiamenti su cui non avremo voce in capitolo. Inoltre, vorrei ricordare il fatto che la proposta di creare un Tribunale arbitrale esterno alla Confederazione per dirimere eventuali liti, significherà consegnare la nostra giurisdizione all’Europa. Queste sono questioni di principio fondamentali, poi rimangono questioni non di dettaglio, come il fatto che vi sarà un assalto al nostro stato sociale e vi sarà un’immigrazione che diventerà ancor più sfrenata perché non vi sarà la necessità di essere dei lavoratori per poter venire a stabilirsi in Svizzera, quindi lascio ben immaginare quali saranno le conseguenze.

Negli scorsi mesi è stata depositata a Berna l’iniziativa contro la libera circolazione. Il Governo federale invita a respingere questa proposta. Cosa ne pensa?

Un giorno o l’altro andrà anche discussa la questione dell’Accordo di libera circolazione sottoscritto con l’Unione europea: semplicemente va disdetto perché s’inserisce nel contesto di accordi sfavorevoli alla Svizzera. In Ticino constatiamo che, dall’entrata in vigore degli accordi bilaterali, la pressione sul territorio è aumentata in maniera importante, nello stesso modo è aumentata la pressione sul nostro mercato del lavoro. Cose note, ma che vanno risolte alla radice, quindi interrogando il popolo sulla questione se vuole mantenere o no gli accordi bilaterali.

Con la caduta del segreto bancario, il settore fatica a risollevarsi, in Ticino come in tutta la Svizzera saltano centinaia di impieghi ogni anno. Ora a livello federale si parla di nuovi accordi con gli Stati partner per l’accesso al mercato estero. Secondo lei è una soluzione?

Non capisco come questi nuovi accordi potranno resuscitare il segreto bancario che è oramai defunto, siamo arrivati allo scambio automatico delle informazioni e già ci sono le prime avvisaglie, segnalate dal settore bancario, di come l’Italia voglia approfittare di questo a scopi indagatori per una propria politica fiscale repressiva. La stessa Italia che poi offre agli stranieri residenti sul territorio un’imposizione fiscale vergognosa per tutto ciò che essi possiedono all’estero. Riprova ulteriore se ce ne fosse ancora bisogno, che abbiamo fatto male a cedere il nostro segreto bancario.

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